BERGANTINI
Famiglia di vasai attivi a Faenza; nella documentazione notarile il nome subisce diverse varianti. I rami più importanti della famiglia sono due.
Membri autorevoli del primo ramo, che ebbe bottega in cappella di S. Vitale a lato delle case dei Pirotti, sono gli "orzolari" Pietro e Paolo, fratelli, figli di un Benedetto, già morto il 24 genn. 1503, data dei più antico documento rintracciato. Il primogenito, maestro Pietro, chiama a succedergli il figlio Felice, figulo, con testamento del 18 luglio 1537. Felice rimane, poi, unico proprietario per disposizione testamentaria dello zio Paolo, che in data 2 luglio 1540 lo nomina erede universale, e continua il lavoro sino alla morte, avvenuta il 29 dic. 1558. Nel periodo di più di un cinquantennio, fra il 1503 e il 1558, i Bergantini ebbero modo di svolgere una vasta attività documentata, oltre che dagli acquisti di beni e dalle discrete doti matrimoniali assegnate alle figliole, da alcuni notevoli acquisti e vendite di materie prime, specie di stagno e di piombo. In questi traffici essi si trovano associati, fra gli altri, coi Pirotti, coi Manara e coi fratelli Viani, tutti norni noti di maiolicari contemporanei. Ainche i mutui di frequente accesi, se possono segnalare un impellente bisogno di contante, stanno a provare che essi godevano di un certo credito e di una cospicua fiducia nella loro attività, fiducia confermata dal fatto che venivano chiamati a essere arbitri in questioni fra vasai, dei quali ricordiamo Francesco Mezzarisa e Virgiliotto Calamelli.
Maestro Pietro, che dà il nome alla bottega, è quasi certamente il maggiore dei due fratelli; però di Paolo si possiede una più ricca documentazione e ciò potrebbe forse indicare che era lui ad occuparsi degli affari.
Al secondo ramo appartiene un Paolo di Bartolomeo di Martino, del quale si hanno notizie dal 20 ott. 1497 al 18 marzo 1525 e che era certamente già morto il 9 nov. 1528. Paolo, orzolario, dimorò sino al 1510 in cappella di S. Tomaso, poi in quella di S. Vitale; venne abitualmente detto della farniglia Barganti, ma diverse volte anche Martini, dal nome del nonno. A Paolo successe il figliolo Bartolino, orzolario e figulo, del quale si hanno notizie dal 26 marzo 1526 al 22 giugno 1547.
Conosciamo una sola opera, munita per esteso di precise indicazioni, della attivissima bottega dei Bergantini: una coppa su piede con orlo rovesciato di proprietà privata a Parigi, con la raffigurazione del Sacrificio di Marco Curzio dipinta in turchino di varie gradazioni, grigio, verde, giallo e arancio su smalto berrettino.
La scena è incorniciata all'orlo da un giro di trofei d'armi e strumenti vari dipinti in monocromo turchino, interrotto da quattro medaglioni policromi con busti, disposti in croce; nel rovescio, una fascia maggiore a grottesche e trofei in turchino, pure rotta da medaglioni a fondo giallo. Nel cavo del piede un nastro con la dicitura "Fata in Faenza in la botega de M. Piere Bergantino M. CCCCC/1529 adi 17 de zugno ".
Alcuni decisi caratteri tecnici e anche tipologici della scena istoriata, oltre al vezzo di porre spesso, in primo piano, animali come scimmie e cani, e iscrizioni in corsivo su massi, consentono di ricostruire l'opera di questo pittore, che potrebbe anche non appartenere alla famiglia Bergantini e che denominiamo "Maestro della Coppa Bergantini ".
Alla stessa mano dell'autore di questa coppa appartengono una serie di pezzi datati: la coppa del 1524 con la Scuola d'Atene nella Pinacoteca di Arezzo; la targa del 1525 con l'Adorazione dei Magi al Kunstgewerbemuseurn di Berlino; altra simile datata 1527 al British Museurn di Londra ed una terza, dello stesso anno, al Rijksmuseum di Amsterdam; la coppa del 1525 con Battaglia di Lapiti e Centauri e stemma Guicciardini-Salviati al British Museum di Londra; il piatto del 1527 col Giudizio di Paride e grottesche al Victoria and Albert Museurn di Londra; la targa del 1529 con la Flagellazione di Cristo nel Museo d'arte e di storia di Ginevra; il piatto del 1532 col Giudizio di Paride al Museo di Cluny di Parigi; il piatto del 1535 con Diogene grottesche e stemmi al Kunstgewerbemuseum di Berlino.
A questi si possono aggiungere pezzi non datati, come un frammento di piatto figurato già nella collezione Basilewsky ora al museo dell'Ermitage di Leningrado, una coppa con Davide e Golia al Victoria and Albert Museurn di Londra, con la scritta nel rovescio "Fata in Forlì ", opere con un contrassegno abitualmente distintivo della casa Pirota a Faenza, che fanno presumere che il pittore si spostasse a lavorare anche in altre botteghe.
Bibl.: G. Ballardini, Corpus della maiolica ital. I. Le maioliche datate fino al 1530, Roma 1933, nn. 135, 160, 161, 202, 203, 216, 234; II. Le maioliche datate dal 1531 al 1535, ibid. 1938, nn. 34, 173; G. Liverani-C. Grigioni, L'officina maiolicara cinquecentesca dei Bergantini, Faenza 1939; B. Rackham, Victoria and Albert Museum. Catalogue of Italian maiolica, London 1940, 1, pp. 99, 180.