BERETTA DELLA TORRE, Siro
Nacque a Pavia nel 1732, da Bartolomeo, notaio e cancelliere dell'università, in una nobile famiglia che aveva già dato lustro al foro e alle cattedre pavesi. Entrò molto giovane nell'Ordine benedettino vallombrosano, compiendo il corso completo dei suoi studi a Roma, dove si distinse per una notevole perizia nelle scienze sacre e, specialmente, nello studio delle lingue orientali. Dal 1756 tenne la pubblica cattedra di lingua ebraica nel monastero di S. Pancrazio in Firenze, partecipando attivamente alla vivace vita culturale fiorentina del tempo: ogni anno, per esercizio dei suoi giovani allievi, teneva pubbliche accademie in S. Trinita. Nel 1763, con un breve di Clemente XIII, gli fu conferita la dignità di abate. Nel 1769 fu chiamato dal conte Firmian alla cattedra di lingue orientali ed ermeneutica sacra dell'università di Pavia: il B. accettò la proposta, rifiutando un altro incarico che lo avrebbe condotto a Cagliari, con la prospettiva della promozione ad un vescovato. A Pavia resse anche il monastero di S. Lanfranco, fino alla soppressione, avvenuta nel 1781 in seguito alla attuazione dei piano ecclesiastico di Giuseppe II; il 7 marzo 1782 anche il B. dovette abbandonarlo, fruendo, però, grazie alla sua carica di abate, di una pensione annua di cento zecchini. In seguito, alcuni suoi amici e concittadini cercarono dì farlo designare dall'imperatore quale candidato alla cattedra vescovile, allorché questa si sarebbe resa vacante; ma il B. morì prima che si verificasse tale evento.
Molto attivo nella sua carica universitaria, il B. dedicò ogni anno di corso al commento di un libro della Bibbia (le sue spiegazioni ed annotazioni alle Scritture si conservano manoscritte nella Biblioteca dell'università di Pavia, insieme con alcune orazioni e lavori granunaticali di lingua ebraica e siriaca).
Pubblicò un unico opuscolo anonimo: In linguam Sacram introductio, qua ratio legendi apud Hebraeos facile addisci possit, Pavia 1782, una grammatica elementare della lingua ebraica seguita da una Exercitatio regularum Hebraicarum in Psalinum primum. Nel 1787 raggiunse il massimo degli onori accademici, essendo stato eletto rettore magnifico dell'università. Pur trovandosi in un ambiente ardentemente giansenista, il B. non partecipò in maniera degna di ricordo alla lotta religioso-politica dei colleghi pavesi: fu probabilmente un rigido agostiniano in teologia, poiché lo troviamo, nel 1782, insieme con Pietro Tamburini, Giuseppe Zola e Martino Natali, fra i relatori di una tesi teologica del giovane don Vincenzo Besozzi (noto per le sue idee ecclesiologiche favorevoli ai poteri dei pastori del secondo ordine): Augustini, et Ecclesiae doctrina est, gratiam Iesu Christi non omnibus hominibus dari, Pavia 1782; ma non sappiamo fino a che punto il B. condividesse le affermazioni dell'allievo. Certamente non era d'accordo con i colleghi giansenisti sulla questione del primato giurisdizionale del papa sulla Chiesa universale; infatti il Natali, in una lettera al conte Firmian (Carteggi di giansenisti… ), affermava che, mentre da tutti i professori della facoltà teologica si negava tale primato, non si erano compromessi il B. e il domenicano p. Sua. Comunque, a differenza di quest'ultimo, che per la sua intransigenza fu allontanato dall'università, il B., per la sua moderazione e dottrina, godette sempre di una profonda e generale stima, fino alla morte avvenuta il 1°dic. 1791.
Fonti e Bibl.: Memorie e documenti per la storia dell'università di Pavia e degli uomini illustri che v'insegnarono, Pavia 1878. I, pp. 18, 555, 557, 573, 578 s.; Carteggi di giammisti liguri, a cura di E. Codignola, Firenze 1941, I, pp. 66, 172; IIpp. 309, 311; T. Sala, Diz. stor. biogr. di scrittori, letterati ed artisti dell'ordine di Vallombrosa, Firenze 1929, pp. 64-66; E. Lucchesi, I monaci benedettini vallombrotani in Lombardia, Firenze 1938, pp. 131-133.