BERETTA, Carlo, detto il Berrettone
Si ignora la sua data di nascita; il nome compare una prima volta negli Annali della fabbrica del duomo di Milano all'anno 1716, quando gli viene affidata parte della decorazione scultorea nella "cuffia" della cappella di S. Giovanni Buono. Questo lavoro, che comprende la raffigurazione dei SS. Barnaba, Cipriano e Patriziano, fu terminato nel 1721. Nel 1718 intanto il B. riceveva la commissione per le statue dei SS. Adalberto e Ignazio da collocarsi all'esterno della chiesa, ultimate nel 1725. èprobabilmente in questo lasso di tempo che egli fornisce disegni per i bassorilievi in bronzo nell'altar maggiore di S. Gaudenzio a Novara, fusi dai Pozzi e da altri; infatti, stando alle notizie del Bianchini, l'altare era già completato nel 1724; i disegni, sempre secondo il Bianchini, andrebbero però in parte riferiti a un Arrigoni. Da questo momento l'attività del B. sembra concentrarsi nel duomo di Milano: pagamenti per statue e rilievi si susseguono fittamente. Non è possibile, allo stato attuale delle conoscenze, stabilire quando egli diede i modelli per la fusione in bronzo - avvenuta nel 1747 ad opera dei Pozzi e del Bozzi - delle quattro grandi statue di santi che si trovano nello scurolo di S. Gaudenzio a Novara; il Museo civico della città conserva cinque bei bozzetti per statue di mano del B., che tuttavia non corrispondono ai santi dello scurolo; il Mallé inoltre gli attribuisce altri quattro bozzetti più grandi, sempre nel museo novarese, dov'è pure, riferito al B., un modello in cera per il candelabro bronzeo di S. Gaudenzio.
Per l'esterno del duomo di Milano sono commissionati al B., nel 1726, il S. Proto martire e due altre statuette (i SS. Gregorio e Agostino), subito eseguite; nel 1729 la Carità, che resta una delle sue opere più belle; due anni dopo ha già compiuto il S. Simeone legato e il S. Giacinto, affidatigli nel 1724; nel 1732 l'Angelo incoronato di fiori per la guglia esterna della cappella della Madonna dell'Albero e un Ercole per una gronda; dal 1739 al 1741 esegue la Purità e nel 1743 S. Giovanni Crisologo. Nello stesso anno gli è commissionata una statua, oggi irreperibile, per l'altare di Nostra Signora in Camposanto; nel 1747 esegue un Profeta con il libro aperto e gli vengono pagati quattro puttini, gruppi di teste e' un'immagine dell'Eterno, ancora per la chiesa in Camposanto, eseguiti in collaborazione con il fratello Giovanni Domenico. Sempre con il fratello fa nel 1748, "arabeschi" con le Quattro Stagioni per il portone del duomo di Milano e poco dopo un S. Ilarione eremita, che gli viene pagato nel 1752; nel 1753 riceve il compenso per il rilievo con il Martirio di s. Agnese, eseguito con il fratello nel 1750, su disegno di Camillo Procaccini, e fa teste di cherubini da porre attorno allo stesso altare. Nel 1754, dietro sua viva istanza (egli si dice povero e senza lavoro), gli viene affidato il rilievo con S.Tecla fra i leoni, il cui bozzetto (che si conserva nel museo del duomo) è approvato dalla commissione nel 1757; nel 1755 gli era stato intantocommesso un rilievo con la Fuga in Egitto per le portine della cupola. Da questo momento mancano notiziedi una sua operosità nel duomo; l'artista tuttavia lavora ancora, eseguendo per la XIV e XV cappella del Sacro Monte d'Orta una serie di statue in terracotta dipinta, rappresentanti S.Francesco davanti al sultano e S.Francesco che riceve le stigmate; la data di tali opere è incerta; si può tuttavia trarne approssimativa indicazione dal fatto che la XIV cappella fu eretta nel 1757. La parrocchiale di Orta conserva, del B., una statua della Vergine. Il 3 luglio 1764 il B. risulta già morto e il saldo delle opere non ancora pagate vien fatto al nipote ed erede Giuseppe.
è presumibile che molte altre sculture del B. esistessero ed esistano ancora, senza attribuzione; il Mezzanotte e il Bascapé accennano a una sua statua in cotto, con la Vergine, che si trovava a Milano, nel Borgo di S. Maria alla Fontana; il Nicodemi stima di mano del B. due cariatidi dell'altare capocroce di destra nel S. Giovanni di Busto Arsizio. Quanto ai bozzetti conservati nel museo del duomo e nei suoi depositi, alcuni, come quello di S. Tecla (sala V) o il problematico Santo martire (bronzo ricavato dall'originale in cotto, sala III), sono noti; manca tuttavia, al momento presente, una schedatura completa di tali bozzetti, molti dei quali dovrebbero appartenere al B. che. stando a quello di S.Tecla, sembra avere la mano più felice in queste piccole vivaci prove.
Il B. ebbe buoni riconoscimenti dai suoi contemporanei; negli Annali (VI, p. 163) è ricordato come "scultore eccellente "; il Bartoli lo definiva "scultor moderno ". Di tale modernità - comunque sia da intendersi l'espressione dei Bartoli - fa prova il piglio mosso dalle sue figure, il loro libero inserirsi nello spazio con un ritmo avanzante. Caratteri, questi, comuni alla pittura del tempo, di cui la plastica del B. è puntuale riscontro; tra gli scultori che lo ispirarono - salva restando l'influenza del Ferrata, ricorrente nella plastica lombarda fin nel sec. XVIII inoltrato - il più importante è C.F. Mellone, artista tanto più ispirato del B.; in particolare la Purità dei B. rivela echi della S. Rosalia del Mellone, pur non reggendo qualitativamente al confronto. Al B. si può rimproverare enfasi, specie nelle prime opere, e una tendenza a cadere in dolciastre superficialità; dei due rilievi per altare, la S.Agnese ènettamente superiore, forse perché condotta sulla falsariga del disegno non suo. Le statue del Sacro Monte d'Orta si adeguano senza fantasia all'intento del racconto popolare, ma vi echeggia qua e. là una certa grazia rococò.
All'opera del B. si affiancò, per un certo periodo, quella del fratello Giovanni Domenico, che viene nominato negli Annali del duomo di Milano a partire dal 1735; esegue tra l'altro, oltre che varie opere in collaborazione con il fratello Carlo e alcune decorazioni per suo conto, le statue di S. Giovanni Crisostomo (1740) e di una figura allegorica con uno specchio in mano (1747) per l'esterno dell'abside.
Risulta già morto il 9 sett. 1752.
Fonti e Bibl.: F. Bartoli, Notizie delle pitture…, Venezia 1777, I, pp. 155, 157; Nuova guida di Milano, Milano 1787, pp. 36 s.; F. A. Bianchini, Le cose rimarchevoli della città di Novara, Novara 1828, pp. 88, 93; Annali della fabbrica del Duomo di Milano, VI,Milano 1885, pp. 87, 90, 91, 94, 96, 99,103, 104, 113, 116, 118, 133, 136, 140, 148, 149, 151, 154, 158, 160, 161-165, 167, 170 s., 185 (pagam. all'erede); App., II, 3, ibid. 1885, pp. 225 s. (per Gio. Dom., p. 226); U. Nebbia, La scultura nel duomo di Milano, Milano 19o8, pp. 219, 261 e passim (anche per Giov. Dom.); G. Nicoderni, Il canonico B. Bellotti, Busto Arsizio 1922, p. 24; N. Bazzetta de Vermenia, Guida del Lago Maggiore e Lago d'Orta, Milano 1930, p. 269; P. Mezzanotte-G. Bascapè, Milano nell'arte e nella storia, Milano 1948, pp. 216, 1057; A. M. Romanini, La scultura milanese nel XVIII secolo, in Storia di Milano, XII, Milano 1959, pp. 784 s.; L. Mallé, Le arti figurative in Piemonte, Torino 1962, pp. 232, 339, 349; Id., Scultura, in Mostra del barocco piemontese (catal.), Torino 1963, pp. 11 s., 44; U. Thieme-F. Becker, KünstlerLexikon, III, p. 383.