BERENICE figlia di Magas re di Cirene
Nata da questo e dalla seleucidica Apame, fu fidanzata ancor fanciulla, non molto prima del 258 a. C., col principe ereditario d'Egitto, il futuro Tolomeo III. Questo precoce fidanzamento politico costituiva un pegno di pace fra i due cognati, Filadelfo e Magas, fino allora guerreggianti. Morto Magas, Apame, che naturalmente vedeva di malocchio l'unione di Cirene all'Egitto, voleva dare in sposa la figlia a Demetrio il Bello, fratello di Antigono Gonata. Ma del giovane principe accorso a Cirene in attesa delle future nozze cominciò col farsi un amante. La regina giovinetta scoprì l'intrigo e fece assassinare Demetrio nella camera della propria madre, che peraltro volle risparmiata (250). Così il progetto del matrimonio col principe egiziano poté esser posto in atto, sebbene notevolmente più tardi (247).
Avvenuto il matrimonio, la coppia fu costretta assai presto a separarsi, poiché Tolomeo III quasi subito dopo essere salito al trono dovette partire per la guerra contro la Siria. In tale occasione la bella ed energica regina sacrificò un ricciolo delle sue bionde chiome, consacrandolo ad Arsinoe Zefirite nel santuario presso Canopo, sperando d'impetrare il sollecito trionfale ritorno del re. È noto che la sparizione misteriosamente avvenuta dell'offerta sovrana fece sorgere la leggenda della costellazione nata da essa, leggenda che il poeta di corte Callimaco cantò in un grazioso poemetto a noi pervenuto nella traduzione latina di Catullo, di cui un papiro, recentemente scoperto, ci ha restituito venti versi dell'originale greco. (v. coma berenices).
La vita coniugale di Berenice presenta un esempio raro di virtù domestica ed un esempio, anche più raro tra i Lagidi, di una buona influenza esercitata dalla regina sul marito. Cercò di rendere effettivi i legami fra l'Egitto e la Cirenaica favorendo le industrie rispettive ed il commercio reciproco. Fu molto religiosa e insieme col marito fece innalzare templi non solo in Alessandria ma anche a Canopo e altrove. A Canopo avvenne la consacrazione come dea della piccola principessa reale chiamata con lo stesso nome della madre e morta di circa nove anni. Il famoso decreto trilingue conosciuto con l'appellativo di decreto di Canopo contiene tutti i particolari dell'apoteosi compiuta dal concilio dei sacerdoti convenuti da tutti i principali santuarî dell'Egitto.
Berenice partorì a Tolomeo III almeno altri tre figli: il futuro Tolomeo IV, Arsinoe e Magas.
Se Tolomeo III molto probabilmente, come afferma Polibio, morì di morte naturale nel 222-21, tuttavia Tolomeo IV non può essere lavato dalla taccia d'aver fatto o lasciato assassinare, con lo zio Lisimaco e il fratello Magas, la propria madre, nel timore che questa, assai influente, volesse assicurare il potere all'altro figlio prediletto Magas. Di poi, nel 12° anno di regno al più tardi, o per rimorso o per prudenza, Tolomeo creò un sacerdozio annuo speciale per la madre, quello dell'Athlophoros ('Αϑλοϕόρος), che da allora comparisce nelle date ufficiali del regno, insieme con il sacerdote di Alessandro e la Kanephoros di Arsinoe Filadelfo.
Berenice d'altra parte già in vita era stata adorata insieme col marito sotto il titolo comune di dei Evergeti (benefattori). Questo culto era associato a quello di Alessandro Magno nella capitale e a quello delle divinità locali nei paesi dell'interno. Un ritratto di questa famosa regina si è voluto vedere in una testa resa celebre dallo studio fattone da W. Amelung, esistente nell'Antiquario comunale di Roma; altri si è creduto di riconoscerne in alcune teste del museo di Alessandria; recentemente venne identificata come ritratto di Berenice giovinetta una bellissima testa femminile ellenistica di marmi scoperta a Cirene.
Fonti: Giustino, XXVI, 3; XXX, I; Ateneo, XV, 689; Eliano, Var. hist., XIV, 43; Polibio, V, 34, 1;36, 1 e 6; Plutarco, Cleom., 33.
Bibl.: E. Breccia, Alex. ad eg., Bergamo 1922 (ed. inglese), p. 178; C. Anti, Un ritratto di Berenice di Cirene, in Africa italiana, I, pp. 167-178; v. anche id., Ein Porträt, ecc., in Die Antike, V, pp. 6-22; v. anche Watzinger, Die griech.-äg. Sammlung von Sieglin. Malerei und Plastik, I, n. 6, foglio 2 e p. 17, nota 1; Svoronos, Tarn, Koch, op. cit. (v. Arsinoe Filadelfo); G. Vitelli, Un ricciolo di Berenice, in Marzocco, XXXIV, v, 3 febbraio 1929; id., Frammenti della "Chioma di Berenice" di Callimaco, in un papiro della Soc. Ital., in Stud. ital. di filol. classica, n. s., VII, i, 1929 (per ciò, v. callimaco).