BERENGARIO
Figlio di Arnaud d'Echauffour, feudatario ribelle del duca Guglielmo di Normandia e da quest'ultimo esiliato per tre anni, chetrascorse in Italia meridionale presso parenti ed amici, prima di rientrare nelle grazie del suo signore e nel possesso dei beni, B., stando alla testimonianza di Orderico Vitale, in età giovanile fu monaco nel celebre monastero di St.-Evroul (secondo quarto del sec. XI), divenendo allievo dell'abate Thierri e tra i migliori, sempre che si debba credere a quanto ne scrive Orderico. Quando l'abate di St.-Evroul, Roberto di Grandmesnil, coinvolto nella repressione effettuata da Guglielmo contro i feudatari ribelli (tra i quali, come si è detto, era lo stesso padre di B., Arnaud), prese anch'egli la via dell'esilio (gennaio 1061), recandosi presso Niccolò II in Italia, B. lo seguì con altri monaci.
Roberto di Grandmesnil aveva amici in Italia: fallito un tentativo di riconciliazione con Guglielmo, morto Niccolò II e mostrandosi Alessandro II poco incline a sostenere presso il potente duca di Normandia la causa dello stesso Roberto, questi ottenne da Roberto il Guiscardo, con tutta probabilità nel 1062 (cfr. per la complessa cronologia, degli avvenimenti, Ménager, pp. 16 ss.), di fondare l'abbazia di S. Eufemia.
Forse nel 1063 il Guiscardo concesse a Roberto di Grandtnesnil il monastero della Trinità di Venosa; Roberto vi inviò, con un gruppo di monaci di Venosa, B., consacrato secondo abate del monastero da Alessandro II (P.F. Kehr, Italia pontificia, IX, Berolini 1962, p. 493, n. 5). B - avrebbe portato da venti a cento I monaci della Trinità di Venosa, reggendo il monastero durante i pontificati di Gregorio VII e di Vittore III; intorno agli anni 1093-1094, in riconoscimento dei meriti della sua vita virtuosa, giusta l'espressione di Orderico Vitale, Urbano II lo promosse vescovo di Venosa, diocesi che resse sino, al Natale dei 1096.
Difficile dare un'interpretazione ed una individuazione concreta di questi meriti di B.: è comunque certo che egli dovette raggiungere in misura notevole fama di uomo santo e virtuoso se proprio a Venosa fu sepolto nel 1086 il Guiscardo e se nello stesso anno il duca Ruggero faceva dono a B. dei monastero di S. Elia di Altomonte e della chiesa di S. Nicola di Serra, mentre probabilmente nel 1087 da lui riceveva l'abito monastico un cavaliere normanno Cristoforo, che durante la traslazione delle reliquie di s. Nicola ne aveva asportato una costola ammalandosi, subito dopo, sì da cercare scampo all' "evidente" punizione divina a Venosa.
Un elemento di gran lunga più significativo del prestigio di B. potrebbe essere rappresentato dall'intervento nella fase finale della disputa berengariana se si potesse identificarlo senza ombra di dubbio con l'autore di nome appunto "Berengarius" di un trattatello eucaristico edito dal Morin nel 1932, da un ms. della Biblioteca di Aberdeen, King's College, n. 106, e dallo stesso autore ascritto all'abate di Venosa.
Se l'identificazione fosse del tutto certa, B. avrebbe dovuto scrivere il trattato, che contiene essenzialmente un florilegio di passi patristici atti a mostrare come la consacrazione dei pane e del vino determini in essi la conversione di sostanza, nella linea "ufficiale" della dottrina della Chiesa, quand'era abate del monastero, dacché un elemento sicuro di datazione si ricava dalle parole iniziali del trattato dedicato a Gregorio VII: "Noviter ad nos, beatissime pater, de corpore et sanguine domini exortae quaestionis allata relatio sic totani subito hanc terrani replevit" (Morin, p. 117). Chiaramente, l'allusione è al periodo compreso tra la fine dei 1079 ed i primi del 1079, quando Berengario di Tours era a Roma, in attesa di potersi difendere nell'ultimo appello della sua trentennale vicenda ed i suoi avversari (Alberico di Montecassino, Guitmondo d'Aversa e, forse, lo stesso B.) si apprestavano a indicare al papa le ragioni per una nuova, più precisa e definitiva condanna dell'" eretico" di Tours.
Se opera di B., il trattato potrebbe dimostrare - è ipotesi azzardata, ma non senza suggestione - un legame culturale tra la Normandia, dove a Le Bec aveva pur insegnato il primo grande avversario di Berengario di Tours, e le fondazioni monastiche recenti di Roberto il Guiscardo.
Fonti e Bibl.: Un'esposizione completa delle vicende di B., con rinvio ai passi di Orderico Vitale, in L. R. Ménager, Les fondations monastiques de Robert Guiscard, duc de Pouille et de Calabre, in Quellen und Forschungen aus ital. Archiven und Bibliotheken, XXXIX (1959), pp. 19 ss., 44-47. Per la parte teologica, ignorata dal Ménager, cfr. G. Morin, Bérenger contre Bérenger, in Recherches de théologie ancienne et médièvale, IV, 2 (1932), pp. 109-133; cfr. anche, O. Capitani, Per la storia dei rapporti tra Gregorio VII e Berengario di Tours, in Studi gregoriani, VI, Roma 1959-61, p. 129, n. 62.