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BERCHTOLD, Leopold, Graf von und zu Ungarschtiz

di Francesco Tommasini - Enciclopedia Italiana (1930)
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BERCHTOLD, Leopold, Graf von und zu Ungarschtiz

Francesco Tommasini

Uomo di stato austriaco, nato a Vienna il 18 aprile 1863 da famiglia originaria della Moravia. Entrato nel servizio diplomatico austroungarico nel 1893, fu nominato consigliere a Pietroburgo, mentre vi era ambasciatore il barone Aehrenthal, il quale, divenuto ministro degli Affari esteri, lo scelse a suo successore in Russia. Gran signore, fornito di un'ingente fortuna, si rese molto accetto nella corte e nella società; ma, dal punto di vista politico, la sua missione corrispose a un periodo di attriti incessanti fra l'Austria-Ungheria e la Russia, che neppure il colloquio Aehrenthal-Isvolski, avvenuto per iniziativa del B. nel suo castello di Buchlau, nell'estate del 1908, valse a dirimere. Il B., sostituito nel marzo 1911 col conte Federico Szápáry, dopo la morte dell'Aehrenthal (17 febbraio 1912) fu nominato ministro degli Affari esteri: egli si trovò a dirigere la politica estera della monarchia durante il difficile periodo delle guerre balcaniche, le cui conseguenze non furono felici per l'Austria-Ungheria. La sola questione, nella quale B. ebbe successo, fu quella dell'Albania, quando, poiché la Serbia e il Montenegro, contro le decisioni delle grandi potenze, facevano difficoltà a sgombrare Alessio, Durazzo e Scutari, assegnate allo stato libero albanese, il B. minacciò di agire per proprio conto; il di San Giuliano, ministro degli Esteri italiano, s'interpose perché la Monarchia non intervenisse da sola; la Francia e l'Inghilterra sollecitarono la Russia ad ottenere che la Serbia e il Montenegro cedessero.

Al principio delle guerre balcaniche, il B. tentò di dissuadere la Romania dall'unirsi alla lega contro la Turchia e poi, quando scoppiarono i dissensi fra la Serbia e la Grecia da una parte e la Bulgaria dall'altra, di riavvicinarla a quest'ultima; ma i suoi sforzi fallirono. Incoraggiò poi, di sottomano, la Bulgaria ad attaccare i suoi alleati, sperando di aver occasione d'intervenire e di riparare ai danni che la Monarchia aveva subito. Ma dopo la disfatta bulgara non osò attaccare la Serbia, perché l'Italia e la Germania gli fecero intendere che, se fossero derivate complicazioni europee, non lo avrebbero appoggiato, non verificandosi il casus foederis (agosto 1913).

Il B., secondato dal di San Giuliano, si studiò di mantenere buoni rapporti con l'Italia. Nell'ottobre 1912 si recò a San Rossore per presentarsi a re Vittorio Emanuele III, e conferì a Pisa col ministro italiano, il quale nell'aprile 1914 gli restituì la visita ad Abbazia; in tale convegno furono presi accordi per l'Albania, dove si trovava come sovrano il principe di Wied. Il 5 dicemhre 1912 il B. firmò la rinnovazione anticipata del trattato della Triplice Alleanza; al tempo stesso la Monarchia e la Germania riconobbero la sovranità dell'Italia sulla Tripolitania e sulla Cirenaica.

Sotto l'influenza di due suoi collaboratori (il conte Forgach e il barone Musulin) e del generale Conrad, ridivenuto capo di Stato maggiore verso la fine del 1912, il B., dopo l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando (28 giugno 1914), si mostrò favorevole a un atteggiamento intransigente di fronte alla Serbia. Ma, come aveva omesso prima di creare una situazione diplomatica favorevole per l'azione divisata, così non seppe adoperarsi poi per migliorare le disposizioni degli stati non implicati nel conflitto fin dall'inizio. Dopo la dichiarazione della neutralità italiana (2 agosto), iniziò col di San Giuliano trattative per un accordo circa l'interpretazione dell'art. 7 del trattato della Triplice Alleanza, e i compensi che l'Austria-Ungheria avrebbe dovuto accordare all'Italia prima di procedere ad occupazioni, anche temporanee, nella penisola balcanica. Ma egli era poco convinto dell'utilità delle trattative stesse, e poco proclive a cedere territorî della Monarchia. Queste sue disposizioni, che per vero corrispondevano a quelle di tutti i circoli dirigenti di Vienna, furono una delle cause del suo ritiro, che avvenne il 15 gennaio 1915.

Nel marzo 1916 fu nominato gran maestro di corte (Oberhofmeister) e gran ciambellano (Oberämmerer) dell'arciduca ereditario Carlo Francesco Giuseppe. Dopo lo sfacelo della monarchia il B. si è ritirato a vita privata.

Bibl.: A.F. Přibram, Die politischen Geheimverträge Österreich-Ungarns, Vienna 1920; . F. Přibram, Austrian foreign policy 1908-18, Londra 1923; Veracissimus (T. Tittoni), Per la verità storica (nella Nuova Antologia del 16 marzo 1° aprile 1928); C. Avarna di Gualtieri, L'ultimo rinnovamento della Triplice, Milano 1924; Franz Conrad von Hötzendorf, Aus meiner Dienstzeit, Vienna 1921-22.

Vedi anche
Aehrenthal, Alois Lexa von Statista austriaco (Gross-Skal, Boemia, 1854 - Vienna 1912); entrato nella diplomazia nel 1877, fu ambasciatore a Pietroburgo dal 1899 al 1906, quando fu nominato ministro degli Esteri. Il suo avvento al potere segnò l'inizio di una politica attiva nel SE dell'Europa (convenzione con la Turchia per la ... Antonio Salandra Uomo politico (Troia 1853 - Roma 1931). Presidente del Consiglio (1914), su posizioni conservatrici, allo scoppio della Prima guerra mondiale passò da neutralismo a interventismo e promosse i negoziati segreti preliminari al patto di Londra. Dimessosi (1915) per l'opposizione dei neutralisti, fu riconfermato ... Nicòla I Petrović Njegoš re del Montenegro Principe (Njegoši 1841 - Antibes 1921) del Montenegro (dal 1860, come successore di suo zio Danilo), sposo di Milena figlia del voivoda Vukotić, si proclamò re nel 1910. La sua politica, intesa a raccogliere attorno a sé le aspirazioni nazionali di tutti i Serbi, assicurò l'indipendenza e notevoli accrescimenti ... István Tisza Uomo politico ungherese (Budapest 1861 - ivi 1918), figlio di Kálmán; calvinista, deputato liberale (1886), presidente del Consiglio (1903-05), potenziò il bilancio per la difesa e sostenne il predominio dell'elemento magiaro nelle terre della corona di S. Stefano. Oppositore risoluto del suffragio universale, ...
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Vocabolario
von
von ‹fòn› prep. ted. – Preposizione corrispondente all’ital. «di». In Germania e in Austria è frequente in nomi di antiche famiglie nobili indicate per mezzo del loro feudo, e anche come predicato nobiliare (premesso a cognomi di qualunque...
Sturm und Drang
Sturm und Drang 〈šturm unt draṅ〉. – Espressione tedesca, che significa propr. «sconvolgimento e impeto», con cui è tradizionalmente denominato il movimento culturale e letterario preromantico tedesco della seconda metà del Settecento, caratterizzato...
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