BERARDO da Carbio, santo
Nato a Carbio, nei pressi di Narni, e divenuto frate minore, fu da s. Francesco insieme con altri cinque frati, destinato alla predicazione nella Spagna musulmana. Giordano da Giano, che per primo ci fornisce la notizia di quella missione, èincerto se riferirla al capitolo del 1219 o ad un capitolo precedente, che dovrebbe essere quello del 1217 (Chronica..., p. 7; ma vedi anche i rilievi cronologici dell'editore nell'Introduction, pp. LXXI ss.).
Il gruppo dei missionari era composto, oltre che da B., dai suoi confratelli Accursio, Adiuto, Ottone, Pietro e Vitale. Ma fra, Vitale, che s. Francesco aveva designato come superiore della missione, cadde ammalato durante il viaggio e dovette fermarsi in Aragona. Da questo momento della vicenda le fonti agiografiche, tutte piuttosto tarde, tendono a riservare il ruolo di protagonista e la direzione della missione stessa a B., che dicono sacerdote e che presentano come buon conoscitore della lingua araba. In realtà - come risulta dall'esame dei documenti - B. non era che suddiacono; e, poiché nel gruppo solo Ottone, oltre a Vitale, era sacerdote (gli altri tre erano laici), è molto probabile che appunto Ottone abbia assunto la direzione della missione. Fonti più autorevoli, del resto, sembrano dar per scontata la preminenza di Ottone sui suoi confratelli dopo che fra, Vitale fu costretto a lasciarli: esse infatti - contrariamente a quanto avverrà poi nei testimoni della leggenda amplificata - iniziano l'elenco dei frati inviati da s. Francesco nella Spagna musulmana proprio con il nome di Ottone (per l'elenco esatto dei missionari, vedi la legenda breve edita da K. Müller, e la lettera di Jaime II, conte-re di Catalogna-Aragona, a papa Giovanni XXII, ricordata più sotto [Acta Aragonensia, a c. di H. Finke, II, Berlin-Leipzig 1908, p. 754, n. 469]).
Attraverso il Portogallo e compiuta una sosta ad Alanquer, dove furono aiutati dalla sorella del re, Sancia, i cinque missionari francescani poterono finalmente penetrare nel regno dei Mori e iniziare a Siviglia la predicazione. Arrestati ed espulsi, furono quindi sbarcati in Marocco. L'infante Pedro, che, esule dal Portogallo per contrasti con il fratello, il re Alfonso II, si trovava allora in Marocco, cercò di farli rimpatriare, affidandoli ad una scorta che avrebbe dovuto condurli a Ceuta. I cinque francescani, però, decisi a continuare la missione affidata loro da s. Francesco, riuscirono a sfuggire alla scorta e ripresero nel Marocco l'opera di evangelizzazione. Arrestati pertanto nuovamente e condotti alla presenza del califfo Abū ya'qūb yūsuf alMustanṣir (il re Miramolino della legenda), furono sottoposti ad una dura fiagellazione e quindi decapitati, il 16 genn. 1220, a Marrā`kush.
Riuscito ad ottenere i corpi dei martiri, l'infante Pedro li fece trasportare in Portogallo, dove vennero accolti trionfalmente e furono sepolti in S. Croce di Coimbra. Era presente all'arrivo delle reliquie il canonico di S. Croce Fernando di Lisbona, il futuro s. Antonio da Padova, che maturò in quella circostanza la propria vocazione francescana.
Dopo un secolo era ancora vivo il culto popolare sulla tomba dei martiri. In una lettera del 12 luglio 1321 a Giovanni XXII il conte-re Jaime II di Catalogna-Aragona chiese al papa di iniziare il processo informativo per la canonizzazione dei cinque francescani. La conferma del culto, ma non una canonizzazione formale, avvenne ad opera del papa francescano Sisto IV, che con breve del 7 ag. 1481 autorizzò i frati minori a celebrare nelle loro chiese, il 16 gennaio di ogni anno, la festa di B. e dei suoi compagni nel martirio.
Fonti e Bibl.: Ad una prima legenda, composta subito dopo il martirio, accenna Giordano di Giano (Chronica fratris Iordani, a c. di H. Böhmer, Paris 1908, p. 8), ma aggiunge che non piacque a s. Francesco. La riprovazione del santo dovette certo nuocere alla fortuna del testo, che non c'è giunto. La fonte più antica a disposizione è una lunga Passio (Bibliotheca hagiografica latina, n. 1169; edita in Analecta Franciscana, III [1897], pp. 579-596), che venne compilata tra gli anni 1259-1282 sulla base di documenti precedenti largamente citati - con quanta fedeltà non sappiamo -, tra cui le deposizioni rese davanti al vescovo di Lisbona da Stefano Perez Margarido, che si trovava in Marocco al momento dei martirio dei cinque francescani. La tarda compilazione appare, comunque, ormai decisamente avviata verso i tipici sviluppi dell'agiografia. Da questa Passio più o meno direttamente derivano tutti gli altri testi, compresa la narrazione della Chronica XXIV generalium (Analecra Franciscana, III [1897], pp. 15-22) che alla Passio espressamente fa riferimento. Sembra non dipenderne ed attingere direttamente a testimonianze oculari, probabilmente le stesse da cui deriva la Passio, una breve legenda edita da K. Müller, Die Anfänge des Minoritenordens, Freiburg i. B. 1885, VI). 207-210. Ma si tratta di un testo troppo compendiario, egualmente tardo e, pertanto, di rilievo minore di quanto non si tenda di solito ad attribuirgli. Per gli altri compendi, cfr. Bibliotheca hagiogr. latina, I, nn. 1170-1173. V. ancora Acta Sanctorum ianuarii, II, Antwerpiae 1643, pp. 6271; L. Wadding, Annales minorum, I, Quaracchi 1931. pp. 173, 352-56, 389-97; A. Ivars, Los mártires de Maruecos de 1220 en la literatura hispanolusitana, in Archivo ibero-americano, XIV (1920), pp. 344-381; F. Delorme, Pour l'histoire des martyrs du Maroc, in La France Franciscaine, VII (1924), pp. 111-113; Tradado da vida et martyrio dos cinco Martires de Marocos enviados por são Francisco, a c. di A. Gomez da Rocha Madahil, Coimbra 1928 (con due app. dedicate al culto ed all'iconografia); H. Köhler, L'Eglise chrétienne du Maroc et la Mission Franciscaine (1221-1790), Paris 1934, pp. 3-20; Martyrologium Romanum…, in Propylaeum ad Acta sanctorum Decembris, Bruxellis 1940, p. 24 n. 2; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, col. 315; Enc. Catt., II, col. 1369; Bibliotheca Sanctorum, II, coll. 1271-72.