BEOTICI Vasi
Si intendono con questo nome i vasi prodotti in Beozia fra l'VIII e il IV sec. a. C. È una fra le più modeste classi di vasi greci, non caratterizzata da uno stile unitario, piuttosto da manifestazioni a carattere episodico, frutto dell'attività - spesso di breve durata - di piccole fabbriche situate in diversi centri della regione, qualche volta legate alla vita di un santuario famoso, come il Kabirion di Tebe, più spesso a quella di piccoli villaggi. Si tratta, nella maggioranza dei casi, di una produzione di serie, con semplici motivi decorativi ripetuti monotonamente, che riflette gli interessi e il gusto di una società contadina e alimenta quasi esclusivamente il commercio locale.
I centri che hanno restituito il maggior numero di vasi beotici sono principalmente Tebe, Cheronea, Rhitsona, Tespie e Tanagra: le necropoli di questi, come di altri anonimi centri della Beozia, solo raramente sono state oggetto di scavi regolari (ad esempio Tebe, scavi Keramopoulos e recenti; Rhitsona, antica Mykalessos, scavi Burrows-P. N. Ure, 1907-22). Soprattutto negli ultimi decennî l'intera regione è stata investita dalla massiccia opera distruttrice degli scavatori di frodo che hanno riempito il mercato antiquario ateniese di vasi beotici. Mancano quindi nella maggior parte dei casi dati sicuri che possano servire per un inquadramento cronologico delle singole fabbriche.
Anche al di là dello stretto dell'Euripo, in Eubea, si sono ritrovati vasi b., come pure vasi fabbricati sul posto, "euboici", strettamente imparentati con i beotici. Fuori dei confini della Beozia e della Eubea si conoscono pochi esemplari da località vicine e inoltre alcuni dalla Russia meridionale, dall'Egitto e dall'Italia (Spina, Locri, Gela e Selinunte). Si tratta comunque di rinvenimenti sporadici.
Alla ceramica beotica sono legati i nomi di due studiosi inglesi, P. N. Ure e A. D. Ure che alle ricerche su questa classe di vasi hanno dedicato gran parte delle loro attività.
Geometrico (VIII sec. a. C.). - Un numero minimo di vasi nella tradizione protogeometrica e un gruppo abbastanza consistente di esemplari sicuramente geometrici (fra i quali alcuni inediti di notevole interesse da recenti scavi a Tebe) documentano gli inizî della ceramica beotica che rivela una netta dipendenza dalla produzione attica. Tranne rari casi la decorazione è modesta e manca il senso della composizione. Nella fase più avanzata (fine VIII sec. a. C.) è comune la grande anfora a largo collo, con anse orizzontali sulle spalle, di tipo euboico-cicladico. Una delle migliori esemplificazioni è l'anfora del Museo Nazionale di Atene con figura di πότνια ϑηρῶν che presenta alcuni riempitivi di gusto orientalizzante e la tipica decorazione a strisce ondulate verticali sul collo.
VI sec. a. C. - A) Stile delle kỳlikes beotiche ad uccelli (Boeotian Kylix Style). Il passaggio dal geometrico all'arcaico è ancora oscuro. La mancanza di elementi di giudizio da scavi regolari è particolarmente grave per il VII sec. a. C. e per gli inizî dello stile delle coppe beotiche ad uccelli. Questo gruppo, per la prima volta studiato dal Böhlau, è caratterizzato da una decorazione ad uccelli ad ali spiegate e motivi vegetali, in prevalenza palmette, disegnati a contorno in nero sul fondo color crema dell'ingubbiatura che ricopre l'argilla bigia pallida. Spesso sono aggiunti i colori rosso e bianco. La forma tipica è la coppa, apoda o su alto piede cilindrico, con quattro anse a cestello sull'orlo. Comuni sono anche i kàntharoi. La necropoli di Rhitsona ha restituito più di 200 vasi di questo tipo, tutti da tombe databili fra 56o e il 480 a. C. Il limite cronologico più alto per questo gruppo, non sembra quindi poter superare gli inizi del VI secolo. Non è tuttavia da escludersi una datazione ancora nel VII sec. a. C. per alcuni esemplari di acquisto (mancanti quindi di dati di scavo sicuri), che rivelano più forti influenze dal protocorinzio e dalle ceramiche cicladiche. Tecnica e motivi decorativi a carattere vegetale si ripetono su figurine fittili provenienti evidentemente dalle medesime fabbriche.
B) Una delle più antiche fabbriche beotiche a figure nere è quella che produsse un gruppo di vasi (in prevalenza alàbastra, tripodi e kothònes) che imitano in tutto i modelli corinzî e attico-corinzi del primo trentennio del VI sec. a. C. Il gruppo, individuato dal Payne, è caratterizzato oltre che dal color bruno dell'argilla, dall'uso dell'incisione che segue il contorno delle figure e dei riempitivi a rosetta. I motivi decorativi ripetono il repertorio corinzio.
C) Un interessante gruppo di vasi decorati a figure nere o a semplici motivi geometrici e vegetali recano le firme di 6 vasai: Gamedes (v. vol. iii, pag. 774), Gryton, Menaidas, Mnasalkes, Phitadas, Polon, Proklees, attivi in Beozia nella prima metà del VI sec. a. C. Ingenuità e un certo spirito di indipendenza sono evidenti nelle forme inconsuete; aryballoi ad anello, piccole oinochòai ad alto collo con risalti anulari di ispirazione dalla metallotecnica e soprattutto vasi-plastici (a forma di serpente, di testa di di animale, ecc.) che si richiamano a modelli greco-orientali e corinzî.
D) Un gruppo di prodotti di un'unica bottega, forse legata al santuario di Atena Itonìa a Cheronea (A. D. Ure) è quello dei cosiddetti Boeotian Geometricising Vases. Lekànai, skỳphoi, kàntharoi e lèkythoi sono decorati da inconfondibili figurine, dal corpo estremamente allungato, dipinte in silhouette nera, nella massima parte senza particolari incisi. Sono soprattutto scene di kòmos, opera forse di un solo artigiano. La tomba 50 di Rhitsona, in cui sono stati rinvenuti due esemplari associati con vasi attici e corinzi, permette una datazione intorno al 550.
E) Una quarantina di lekànai, una forma sovente preferita dai vasai beotici, costituiscono il gruppo delle Boeotian Orientalizing Lekanai assai facilmente distinguibili sia per le caratteristiche tecniche che per la decorazione a fasce di animali sull'esterno. Le fabbriche che produssero questi vasi, pur ricorrendo al repertorio corinzio e attico del primo trentennio del VI sec. a. C., rivelano una certa indipendenza nel disegno delle figure e nell'uso dei ritocchi bianchi e dei riempitivi.
F) I più tardi sviluppi dello stile a figure nere in Beozia sono conosciuti soprattutto per i rinvenimenti fatti al Kabirion di Tebe, cioè per le ceramiche prodotte per quel santuario (v. cabirici, vasi). Ma esiste anche una notevole quantità di esemplari attribuibili ad altre fabbriche (A. D. Ure), caratterizzati da una decorazione a palmette e altri motivi vegetali filiformi. La forma prevalente è la kỳlix. Vi sono anche scene figurate, rapidamente abbozzate, in una tecnica un po' ingenua, con scarso uso di incisioni (v. gruppo della kỳlix di Nauplia con satiro e lekàne con Atena e Gagenes al Louvre).
G) Pur essendo evidente una preferenza per lo stile a figure nere in Beozia si dipinsero anche vasi a figure rosse che seguono modelli attici. R. Lullies e A. D. Ure hanno individuato alcuni artigiani (il Pittore di Argos, il Pittore del Kàntharos di Atene 1372 e il Pittore di Pan danzante). Le forme usate sono il cratere, lo skỳhos ed il tipico kàntharos ad alto piede ed anse sopraelevate. Si distingue il piccolo gruppo di kraterìskoi a campana con testa femminile di profilo e palmetta.
H) Una notevole quantità di vasi completamente verniciati di nero furono prodotti sia nel VI che nel V sec. a. C. La forma caratteristica è il kàntharos. In qualche caso, sul fondo nero, è sovraddipinta in bianco una figura umana o di animale.
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