BENZONE d'Alba
Nato verso il 1010, forse nell'Italia meridionale, nominato verso il 1050 dall'imperatore Enrico III vescovo d'Alba, prese attivissima parte alla gran contesa fra la Chiesa e l'Impero, avversario irriducibile dell'idea gregoriana. Verso il 1077 i patarini lo cacciarono dalla sua diocesi, né pare che più vi rientrasse. Verso il 1090 ogni traccia della sua attività si perde. Ci rimane di lui una singolare opera latina, così mal definibile nel suo insieme, che il titolo meno disadatto sembra ancor quello datole da un editore: Ad Heinricum IV imperatorem libri VII. Si tratta, come pare, di una raccolta di molti e varî scritti composti da Benzone tra il 1065 e il 1085, e riuniti da lui, con qualche aggiunta, entro un disegno arbitrario, tra il 1085 e il 1089. Sono poesie, lettere, opuscoli polemici, lanciati in questa o in quell'occasione a servigio della causa imperiale e contro la causa papale. Una cieca passionalità li pervade. I nemici suoi e del suo partito, e sopra ogni altro Gregorio VII, vi sono atrocemente diffamati e ingiuriati, in vita e in morte. Per contro Benzone non fa che lodare sé stesso e adulare servilmente Enrico IV. Ma, ove non gli si chiedano informazioni imparziali sugli avvenimenti storici, la stessa sua passionalità fa di lui uno scrittore singolarmente interessante. E l'opera sua, mista di prosa e di versi (di prosa spesso cadenzata e assonante, di versi sempre rimati, or metrici or ritmici) resta uno dei documenti più notevoli della vita e della cultura italiana del sec. XI.
Ediz.: Mon. Germ. hist., Script., XI, 591 segg.; e cfr. Lehmgrübner, Benzo von Alba, Berlino 1887.