BENVENUTO da Orvieto
Nacque ad Orvieto - o nelle vicinanze - intorno al 1230; non si sa nulla della sua vita giovanile né delle circostanze per cui entrò nell'Ordine francescano. Inquisitore a Roma nel 1266, come testimonia un unico documento che riferisce una sua sentenza contro un "ricettatore di eretici" (7 genn. 1266), fu ancora inquisitore ad Orvieto con un confratello, fra, Bartolomeo da Amelia. Un codice dell'Archivio comunale di Orvieto registra sessantaquattro sentenze dei due francescani emesse ad Orvieto tra il 17 apr. 1268 ed il 22 genn. 1269, mentre da un altro frammento di documento si apprende che fra, B. era ancora impegnato nell'interrogazione di sospetti eretici il 25 dello stesso mese. Circa un centinaio di Orvietani vennero condannati da fra, B. nel corso del 1268-69; tra essi si annoveravano membri delle più ricche famiglie della città, dalle spiccate tendenze catare sin dal sec. XII. La grande offensiva mossa all'eresia ad Orvieto, nella quale va inserita la lunga serie di condanne pronunziate da B., era strettamente connessa con l'opposizione al ghibellinismo in un momento in cui le fortune angioine avevano trionfato in Italia. Dopo l'anno 1269 è impossibile seguire le tracce di B.: egli riappare nel 1277 come inviato di Niccolò III al re Alfonso di Castiglia.
Era il momento in cui Filippo III di Francia si trovava in rapporti tesi con Alfonso X a causa di una disputa per il possesso della Navarra e della successione dello stesso Alfonso. L'intervento papale e la conseguente pacificazione evitarono, almeno per il momento, una guerra, per quanto il piano di Niccolò per un incontro a Tolosa fallisse. Non conosciamo la data della missione di B.: ma il papa annunziava l'inizio della legazione ad Alfonso in una lettera del 2 dic. 1277, e prima del 23 apr. 1278 aveva ricevuto una lettera da B., scritta dalla corte castigliana, al momento in cui il legato stava per rientrare in Curia. Una successiva lettera papale affermava che Alfonso aveva inviato una lettera al papa per mezzo di B., con la promessa di obbedire al pontefice nella questione della disputa con il re di Francia.
Al ritorno dalla missione B. fu promosso al vescovato di Gubbio (5 giugno 1278): ma non era ancora la fine della sua utilizzazione da parte della Curia. Nel novembre 1278 venne incaricato della colletta della decima per la crociata nella marca d'ancona e nel Patrimonio di S. Pietro in Tuscia, nel ducato di Spoleto, in Romagna e in Massa Trabaria. Egli era ancora impegnato in questo ufficio nel marzo del 1279, ed era nuovamente collettore della decima, nelle stesse regioni, nel 1285. Nel 1286 B. venne inviato da Onorio IV nel Regno come latore di un messaggio ad un balivo di Carlo II di Sicilia. Tre anni dopo Niccolò IV lo impiegò per una missione più importante, inviandolo come nunzio con una lettera da Rodolfo d'Asburgo, re dei Romani, relativa alla speranza dello stesso Rodolfo di venire a Roma per essere incoronato imperatore. B. incontrò Rodolfo, probabilmente nell'ottobre del 1289, a Basilea: il messaggio che recava esprimeva senza dubbio l'opposizione di Niccolò IV ai progetti di Rodolfo concernenti l'incoronazione. Nel maggio 1290 B. fu incaricato di una legazione presso il re d'Ungheria, con il compito di indagare - e rendere edotto dei risultati Niccolò IV - sulla questione della successione in quel regno. Per l'assassinio di re Ladislao IV (giugno 1290) questa legazione non ebbe luogo. La notizia di questi incarichi ci conferma nell'idea che B. passò buona parte del suo tempo al di fuori della sua diocesi, ma sussistono documenti che provano che egli amministrò il suo vescovato con energia, in un momento particolarmente difficile.
Dovette affrontare pesanti problemi finanziari, per i debiti contratti dal predecessore; per risolverli, chiese l'intervento papale per indurre il clero diocesano ad aiutarlo e a permettergli di alienare alcune proprietà della diocesi. Fu anche coinvolto in una disputa con il capitolo di Gubbio, alcuni membri del quale non risiedevano nella città. La questione fu regolata con l'arbitrato del vescovo di Fermo, dopo di che Niccolò III nominò un nuovo capitolo, i cui membri ebbero l'obbligo della residenza. In seguito ad una controversia con le autorità comunali di Gubbio, B. si vide ingiungere da quel Comune di cedere le terre vescovili: egli allora lanciò contro la città l'interdetto. La questione venne regolata dal priore di Avellino (settembre 1282), in base ad un accordo che prevedeva l'estendersi della sola giurisdizione temporale sulle terre da parte del Comune, contro il pagamento di una somma di denaro.
Nel 1286 B. ebbe una disputa con i domenicani, cui egli aveva rifiutato, in un primo tempo, di concedere il permesso per l'erezione di un locus e una chiesa; ma avendo i domenicani ottenuto l'appoggio del papa, ritirò la sua opposizione e presenziò alla dedica della chiesa.
Non si conosce la data esatta della morte di B.: era probabilmente ancora vivo nel 1293, ma certamente già morto il 28 marzo 1295, quando gli venne nominato un successore alla diocesi di Gubbio.
Fonti e Bibl.: J. H. Sbaralea, Bullarium Franciscanum, III, Romae 1765, pp. 281, 300 s., 362 s., 366 s., 371-373, 382, 564 s.; L. Fumi, Codice diplom. della città d'Orvieto, Firenze 1884, docc. 414479; Les registres de Nicolas III, a c. di J. Gay-Vitte, Paris 1898, nn. 93, 193, 194, 386s., 397, 449, 758; Les registres de Honorius IV, a c. di M. Prou, Paris 1898, nn. 108, 450, 452, 556; Les registres de Nicolas IV, a c. di E. Langlois, Paris 1886, nn. 23, 2176, 2177, 4313, 4354, 7223, 7398, 7563; C. Eubel, Bullarium Franciscanum: epitome et supplementum, Quaracchi 1908, pp. 172, 183; M. Sarti, De episcopis Eugubinis, Pesaro 1755, pp. 158-162; O. Redlich, Rudolf von Habsburg, Innsbruck 1903, p. 709; Mariano d'Alatri, L'inquisiz. francescana nell'Italia centrale, Roma 1954, p. 66 n. (breve nota biogr. relativa a B., con riferimento alle fonti); W. Cherubini, Movimenti patarinici in Orvieto, in Boll. dell'Ist. storico-artist. orvietano, XV (1959), pp. 32-42.