BENVENUTI DE' NOBILI (Benvenuti, Nobili, Bartolini), Guccio
Figlio di Cino di Bartolino (dal quale erroneamente deriva il cognome Bartolini), nacque a Firenze verso il 1330-1340, come si desume con una certa sicurezza dal lodo pronunciato da arbitri scelti di comune accordo (ser Paolo olim "Riccoldi", ser Guido "Domini Tomasii" e Domenico Giugni), il 20 ag. 1398, per dirimere una lite vertente fra il B. medesimo e il di lui figlio Antonio da una parte, e certo Piero di Francesco "de Barca", dall'altra, per il possesso di un grosso podere, posto nel popolo di S. Silvestro a Ruffignano; nel documento il B. assicura di avere esercitato con onore la mercatura per "oltre un cinquantennio": il che ci porta appunto al periodo sopra ricordato.
La famiglia del B., stando alle affermazioni del Verino, proveniva dalla Valdelsa ed era immigrata a Firenze in tempi abbastanza lontani; ma non si può neanche escludere, sulla traccia di alcuni documenti (Delizie d. eruditi toscani, VII, p. 278; X, p. 128) che fosse originaria del Mugello. Nel sec. XIV la casata era già fra quelle di notevole rilevanza, come si vede dalla intensa partecipazione dei suoi membri alla vita politica (essa ebbe ben trentotto priori e cinque gonfalonieri di giustizia, anche se con questo computo si arriva fino alla caduta della Repubblica fiorentina), come pure dal matrimonio del B. stesso con Liberata, detta Parta, figlia del conte Guido da Battifolle (1389).
Datosi al commercio, il B. dovette esercitare affari di vasta mole, probabilmente come socio del fratello Bernardo, se sono vere le cifre da lui dichiarate nel lodo già ricordato del 1398, nel quale sono contenute anche notizie degli affari e delle relazioni intercorse con altre aziende fiorentine e forestiere. Probabilmente egli risiedette a lungo a Parigi; certo la famiglia Benvenuti e in particolare Bernardo, dovette rendere notevoli servizi a Carlo V re di Francia, se questi, nell'agosto 1379, conferiva a Bernardo di Cino, ai suoi discendenti, come pure ai fratelli Guccio e Paolo, e al cugino Antonio di Francesco, il diritto di ornare il loro stemma con i gigli di Francia, e il grado di nobili del reame: da allora i Benvenuti aggiunsero al proprio il cognome de Nobili, quando addirittura quest'ultimo non sarà usato da solo, come, per esempio, nel Priorista fiorentino.
Oltre che nel commercio, il B. si distinse nella vita politica, che fu intensa e importante, specialmente dopo la nuova affermazione della supremazia delle Arti maggiori del 1382. Fu priore nel bimestre marz9-aprile 1374; nel 1378 lo si trova tra i capi di parte guelfa, pronti a difenderla ai primi moti popolari che preludevano alla vittoria dei Ciompi del luglio. Questo non impediva che proprio il 20 luglio, in quel momento di confusione descritto da Marchionne (p. 323), nel mentre si facevano le "arsioni", egli, insieme con molti altri cittadini illustri, venisse fatto cavaliere del popolo fiorentino: dignità che accettava solennemente nell'ottobre dello stesso anno. Dopo il 1382 le cariche principali da lui ricoperte furono quelle di gonfaloniere di giustizia nei mesi di novembre-dicembre 1388 e marzo-aprile 1400, e, per sei mesi, a partire dall'ottobre 1389, di membro dell'ufficio dei Dieci di Balìa, organo straordinario, ma importantissimo, che aveva nelle sue mani la direzione della politica estera della Repubblica, e, in caso di guerra, anche delle operazioni militarì.
Importanti furono anche gli incarichi esterni del B.: nel 1381 fu oratore a Perugia e a Verona per concludere una lega con quelle città; nel 1384 era di nuovo a Perugia e poi a Bologna per stringere una confederazione coli quei due Comuni. Nel luglio dei 1382, in compagnia di Luigi Marsili, frate di S. Agostino, e di messer Luigi di Piero Guicciardini, veniva inviato a Bologna a far visita di cortesia a Luigi, duca d'Angiò, che si trovava in quella città; quando il 2 ag. 1384 l'ambasciatore del duca chiese al Comune il permesso per il passaggio dell'esercito francese diretto in Puglia attraverso il suo territorio, il B. insieme con altri ebbe l'incarico di procurare le derrate necessarie, al fine di evitare saccheggi e angherie da parte dei soldati.
Non si sa quando il B. sia venuto a mancare, ma dal fatto che dal 1400 in poi si perde di lui ogni traccia sembra lecito dedurre che la morte l'abbia colpito in epoca non lontana da quella data. Fu sepolto nella chiesa di S. Maria sopra Porta, poi S. Biagio, in una tomba, ora distrutta, posta a sinistra del portale di entrata, simmetricamente a quella del nonno Bartolino, situata a destra.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Notarile antecosimiano L.196: Atti del notaio Lodovico di Francesco di Vanni; Ibid., Priorista fiorentino Mariani, IV, cc. 805-806; Cronaca o Mem. di Iacomo Salviati dall'anno 1398 al 1411, in Delizie degli eruditi toscani, XVIII, Firenze 1784, p. 191; Ricordi storici di Filippo di Cino Rinuccini dal 1282 al 1460..., a e. di G. Aiazzi, Firenze 1840, p. XXXVII; Marchionne di Coppo Stefani, Cronaca fiorentina, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XXX, 1, a c. di N. Rodolico, pp. 289, 318, 324, 396, 417; Cronaca prima d'anonimo, in Il tumulto dei Ciompi. Cronache e memorie, ibid., XVIII, 3, a c. di G. Scaramella, pp. 74, 86; Cronaca seconda d'anonimo, ibid., p. 109; Lettera d'anonimo sul tumulto dei Ciompi (23 luglio 1378), ibid., p. 145; Delizie degli eruditi toscani, XIV, Firenze 1781, p. 287; XVI, ibid. 1783, pp. 75, 177; XVII, ibid. 1783, pp. 11, 169; XVIII, ibid. 1784, pp. 25, 41, 60, 68; U. Verino, De illustratione urbis Florentiae, Parigi 1790, pp. 108-109; G. Salvemini, La dignità cavalleresca nel Comune di Firenze, in appendice a Magnati e popolani in Firenze dal 1280 al 1295, Torino 1960, pp. 467 s.; W. e E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, I, Frankfurt a. Main 1940, I, p. 372.