BENTIVOGLIO, Bente
Figlio di Andrea di Antonio, non è nota la sua data di nascita che tuttavia dovrebbe cadere verso la metà del secolo XIV.
Apparteneva al ramo della nota famiglia bolognese, che discendeva da Albertinello, ma è assai difficile ricostruire la sua biografia, non solo per la mancanza di notizie e le incertezze della genealogia della sua gente, ma anche perché nel periodo in questione, cioè nei decenni a cavallo tra i secoli XIV e XV, vivevano a Bologna vari membri della famiglia Bentivoglio che portavano il nome di Bente. Col B. non si deve certamente identificare quel Bente Bentivoglio, doctor legum, figlio di Andrea di Michele secondo il Litta (Bentivoglio, tav. II), di Andalò di Michele secondo il Bosdari (Giovanni Bentivoglio... p. 202), che nel 1384 viene ricordato tra i professori dello Studio bolognese e che - secondo notizie del resto infondate - sarebbe anche stato senatore di Roma nel 1386; questo secondo Bente, in ogni caso, sappiamo che morì di peste il 13 ottobre 1399.
Più difficile invece stabilire l'identità di un terzo Bente Bentivoglio, esponente della politica bolognese tra il 1401 e il 1405, nel quale il Ghirardacci, e quindi il Litta e il Bosdari, vollero vedere un figlio del Bentivoglio. Tale identificazione appare tuttavia poco probabile, se non altro perché mancherebbero completamente, per gli anni 1401-1405, notizie biografiche relative al B. mentre per quegli anni ci sarebbe attestata soltanto la presenza del suo presunto figlio. La perfetta concordanza con tutto quanto è noto della biografia del B. e la testimonianza dei cronisti contemporanei assai bene informati delle cose bolognesi - come Matteo Griffoni - i quali parlano di un solo Bente Bentivoglio di Andrea, inducono comunque a escludere l'esistenza di un terzo Bente e ad attribuire al B. le notizie a lui relative.
Il B. fu ascritto al notariato nel 1383, ma non ricoprì funzioni pubbliche nella città natale prima del nuovo secolo, quando il suo parente, Giovanni Bentivoglio, del quale al principio fu, con il padre Andrea, uno dei più fervidi sostenitori, conquistò la signoria di Bologna. È noto che dal 1398 fino all'inizio del 1399 ricoprì la carica di podestà di Rimini, ma di tale attività sono rimasti solo alcuni documenti puramente amministrativi. In ogni caso, fu di ritorno a Bologna nel marzo del 1399, quando partecipò al tentativo di Giovanni Bentivoglio di rovesciare il governo di Carlo Zambeccari. L'impresa fallì, e il B. dovette andare in esilio, insieme con gli altri congiurati, tra i quali anche suo padre Andrea; egli fu confinato a Parigi.
La morte improvvisa di Carlo Zambeccari, avvenuta il 13 ott. 1399, cambiò tuttavia completamente la situazione politica portando all'instaurazione di un governo popolare e al richiamo dei fuorusciti, i quali non tardarono a ritornare in patria. Già il 27 dicembre 1399 un nuovo colpo di mano, organizzato da Giovanni Bentivoglio con l'aiuto del B., assicurò alla fazione bentivogliesca un'influenza determinante nell'amministrazione comunale. Il B., infatti, nel 1400 ricopri le due importanti cariche di gonfaloniere di giustizia e di vicario del contado di Imola. Nello stesso 1400 anche il Comune di Pistoia lo aveva eletto suo podestà, ma le discordie interne pistoiesi e l'occupazione dei passi appenninici da parte di milizie milanesi impedirono al B. di entrare in carica.
Quando, alla fine del febbr. del 1401, Giovanni Bentivoglio tentò il terzo colpo di mano che gli avrebbe dovuto assicurare definitivamente la signoria di Bologna, il B. fu il principale organizzatore dei tumulti che portarono all'occupazione del palazzo del Comune da parte dei bentivoglieschi: in riconoscimento dei servizi resi egli fu armato cavaliere dal nuovo signore. Pare però che presto sorgessero contrasti tra quest'ultimo e i suoi alleati, i quali indubbiamente dovevano aspirare all'istaurazione di un regime oligarchico e certamente non alla signoria personale di uno solo. Secondo alcune notizie, il B., suo padre e Nanne Gozzadini sarebbero stati rinchiusi dal Bentivoglio "in lo forno". Mentre Nanne Gozzadini poté raggiungere subito, a quel che pare, un accordo col nuovo signore (compare tra i XVI Riformatori eletti nel marzo del 1401), le fonti tacciono completamente del B., la qual cosa lascia supporre che in quell'anno egli fosse ancora in prigione. Lo ritroviamo solo all'inizio del 1402, incaricato da Giovanni Bentivoglio della difesa della città, gravemente minacciata dalle truppe viscontee; in un momento, dunque, di estremo pericolo per la signoria del Bentivoglio. Non sembra tuttavia che egli avesse rinunciato alla sua ostilità nei confronti di Giovanni. Infatti quando questi, il 5 marzo 1402, lo mandò insieme con Bassotto da Argile a Venezia, per chiedere l'aiuto della Repubblica contro le sempre più pericolose minacce di Gian Galeazzo Visconti, duca di Milano - le cui truppe correvano già da tempo il territorio bolognese -, il B. abbandonò il suo compagno e si diresse verso Milano, dove già aveva trovato rifugio Nanne Gozzadini. I giorni di Giovanni Bentivoglio erano ormai contati. Nel maggio del 1402 un grande esercito milanese sotto il comando dei più esperti capitani del tempo cominciò a cingere Bologna di assedio. Al seguito dei viscontei figuravano i più accaniti nemici personali del signore di Bologna: Nanne e Bonifacio Gozzadini e il Bentivoglio. La battaglia di Casalecchio sul Reno, il 26 giugno 1402, nel corso della quale i Bolognesi e i loro alleati fiorentini subirono una grave sconfitta da parte dell'esercito milanese, decise la sorte di Giovanni Bentivoglio. Ancor prima delle milizie vittoriose, i fuorusciti entrarono in Bologna, dove il B. si adoperò attivamente per impedire che della nuova situazione politica approfittasse Nanne Gozzadini. Fu lui infatti che, nella notte tra il 28 e il 29 giugno, introdusse le milizie milanesi nella città, provocando così non solo il brutale assassinio di Giovanni Bentivoglio da parte della folla in rivolta, ma anche la sottomissione della città di Bologna al duca di Milano.
Tuttavia nel febbraio del 1403 il B. s'inimicò anche col governatore di Bologna in nome del duca di Milano, Facino Cane, il quale lo mise in prigione. Si ignorano le ragioni di questo contrasto: probabilmente il B., poiché il severo regime dei governatori milanesi non lasciava posto alle sue ambizioni personali, aveva stabilito rapporti con il cardinale Baldassare Cossa, che, con le sue milizie, assediava la città per conquistarla alla Chiesa. Fatto sta che il B., allorché, in seguito agli accordi tra la duchessa di Milano e papa Bonifacio IX, Bologna tornò sotto il dominio della Chiesa, fu alla testa dei cittadini che diedero il benvenuto al cardinal Cossa in occasione del suo solenne ingresso nella città (sett. 1403). Nel novembre dello stesso anno 1403 il B., con un'ambasceria dei cittadini bolognesi, si recò a Roma per rendere atto di ubbidienza della città a papa Bonifacio IX. Questi, in tale occasione, lo nominò, il13 dic. 1403, senatore di Roma; ma solo nel giugno del 1404 il B. poteva entrare in carica, nella quale rimase anche dopo la morte di Bonifacio IX avvenuta il 10 ott. 1404. Durante i tumulti scoppiati allora a Roma, il B., insieme con un fratello del defunto papa, si barricò in Campidoglio e lo difese contro gli assalti degli armati dei Colonna e dei Savelli. Ristabilito l'ordine pubblico, il nuovo papa Innocenzo VII, il 25 dic. 1404, prolungò il senatoriato del B. per altri sei mesi.
Èquesta l'ultima notizia in nostro possesso relativa al B., il quale morì, secondo l'affermazione del Ghirardacci, nel 1407 a Bologna.
Fonti e Bibl.: I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, a cura di U. Dallari, I, Bologna 1888, p. 6; Matthaei de Griffonibus Memoriale historicum de rebus Bononiensium, in Rerum Ital. Script., 2 ediz., XVIII, 2, a cura di L. Frati e A. Sorbelli, pp. 88 s., 91; Corpus chronicorum Bononiensium, ibid., XVIII, 1, vol. III, a cura di A. Sorbelli, ad Indicem;G. Ronco, Compendio della storia di Bologna dal 610 al 1400, a cura di L. Frati, in Bull. d. Ist. stor.p.il M. E., XXXII(1912), p. 55; C. Ghirardacci, Della historia di Bologna, II, Bologna 1657, pp. 500, 506, 517, 520, 525 s., 528 s., 531, 533 s., 543-545, 547, 550, 552, 572; M. Salvi, Delle historie di Pistoia e fazioni d'Italia, II, Pistoia 1657, p. 197; L. Tonini, Rimini nella signorta de' Malatesti, I, Rimini 1880, pp. 247 s., 271; F. Bosdari, IlComune di Bologna alla fine del secolo XIV, in Atti e mem. della R. dePut. di storia patria per le prov. di Romagna, s. 4, IV (1914), pp. 137, 162, 168; Id., Giovanni I Bentivoglio, signore di Bologna (1401-02), ibid., s. 4, V (1915), pp. 202 s., 211, 235 s., 238, 253 s., 256, 259, 270; A. Salimei, Senatori e statuti di Roma nel Medioevo, Roma 1935, p. 157; A. Cutolo, Re Ladislao d'Angiò-Durazzo, Milano 1936, p. 274; P. Litta, Famiglie celebri italiane, Bentivoglio, tav. I.