NETANYAHU, Benjamin
Politico israeliano, nato il 21 ottobre 1949 a Tel Aviv. Ostile al processo di pace con i palestinesi, figura di spicco del Likud, fu primo ministro dal 1996 al 1999, periodo durante il quale intensificò la costruzione di insediamenti israeliani a Gerusalemme Est e nel resto dei territori occupati, e, propugnando una tattica dilatoria nell’implementazione degli accordi con l’Autorità nazionale palestinese, determinò di fatto un loro svilimento fino a sancire la paralisi del processo di pace.
Uscito di scena Ariel Sharon, dopo le elezioni politiche anticipate del febbraio 2009 N. veniva nominato capo di un governo di ampia coalizione che includeva i laburisti e diversi movimenti religiosi e della destra più estremista (tra cui Yisrael Beytenu). Nonostante le tensioni crescenti con l’amministrazione statunitense, N. insisteva nel piano di insediamenti israeliani in Cisgiordania. L’alleanza tra N. e il leader di Yisrael Beytenu Avigdor Lieberman dominava la scena per diversi anni, in un clima che vedeva rafforzarsi le istanze religiose e nazionaliste a scapito del principio della laicità dello Stato e dei valori democratici.
Nelle consultazioni del gennaio 2013 i due partiti subivano un significativo ridimensionamento, ma rimanevano saldamente al potere; prima e dopo l’appuntamento elettorale, due nuove guerre a Gaza (nov. 2012 e giugno 2014) allontanavano drammaticamente ogni negoziato di pace con i palestinesi, mentre N. si adoperava sulla scena internazionale per sventare l’accordo sul nucleare tra Stati Uniti e Iran (poi siglato, dopo una lunga gestazione, nel luglio 2015). Le elezioni del marzo 2015 premiavano il Likud, primo partito con 30 seggi, un risultato che avallava in qualche modo la proposta di legge di N., osteggiata dalle opposizioni, che definiva Israele lo Stato della nazione ebraica (v. Israele), mentre, in un clima di crescente impunità, si intensificavano in Cisgiordania le violenze commesse dai coloni contro la popolazione palestinese.