PÉREZ GALDÓS, Benito
Romanziere e drammaturgo spagnolo, nato a Las Palmas (Canarie) il 10 maggio 1843, morto a Madrid il 4 gennaio 1920. Trasferitosi a Madrid nel 1863, il P. G. rimase sempre legato alla vita della capitale, dove formò la sua cultura e la sua esperienza, assorbendone con vigorosa adesione gl'interessi contemporanei, di cui egli stesso si fece in parte rivelatore. Di origini modeste e di temperamento semplice, portato per la sua stessa natura a simpatizzare per le classi popolari, per gl'ideali democratici, per una società migliore e redentrice, il P. G. accettò con fervida fiducia le tendenze rivoluzionarie e riformatrici del tempo. Questo primo orientamento rimase fondamentale a tutta la sua opera, anche se con il volgere degli anni e con la progressiva maturità spirituale si andò disciplinando il torbido entusiasmo iniziale.
Il primo vasto campo d'osservazione gli fu offerto dalla vita e dalla storia della Spagna e di Madrid in particolare; negli Episodios nacionales (le prime due serie in 20 volumi, dal 1873 al 1879; le altre serie - III, IV e V - in 26 volumi sono di gran lunga inferiori e accusano la stanchezza del genere e la monotonia della maniera) narrò con una tecnica storico-romanzesca gli avvenimenti politici e più propriamente civili che si svolsero dalla data di Trafalgar fino all'età del Cánovas. Il vasto disegno, a cui il P. G. tenne fede, conteneva elementi e motivi eterogenei che per sé stessi non favorivano una fusione lirica a metà strada com'erano fra lapropaganda patriottico-liberale e gl'interessi più propriamente rappresentativi; ma attraverso ad essi il P. G. si adeguò con tenace esperienza erso quelle classi sociali e quei problemi largamente umani che stanno a base della sua arte più matura. Abbandonata la falsariga della storia, che spesso s'impoveriva nella pura cronaca, il P. G. concepì il romanzo più liberamente, anche se rimase fondamentale al suo spirito il senso immediato della realtà, della vita contemporanea, dell'ambiente sociale. Sulla traccia di Fernán Caballero e anch'egli educatosi ai metodi del naturalismo, non si compiacque tuttavia nelle deformazioni della scuola, ma riuscì a contemperare le nuove ideologie con la migliore tradizione narrativa della Spagna. In definitiva, al di sopra di tutte le tesi laiche e confessionali, liberali e democratiche, sociali e giuridiche perfino, che di volta in volta sono poste e sviluppate nella trama dei singoli romanzi, P. G. intuisce il clima umano e il tipo psicologico negli aspetti inconfondibili della loro individualità. Gli elementi razionali e oratorî impliciti nella sua stessa posizione idealistica, che intendeva isolare e risolvere in una serie di problemi le antinomie della vita, erano superati dalla dialettica più propriamente artistica. Ma nel chiarire i contrasti in cui si dibatte l'umanità, al P. G. avveniva d'interrogare le zone più serie e più dolorose della realtà sociale e dell'esperienza individuale, sicché la sua arte si configura entro un'atmosfera di pessimismo morale, non così deciso da soffocare il libero affermarsi di alte idealità e di forti sacrifici, ma neanche così provvisorio da ridare piena fiducia nella vita umana. Tutti i migliori libri del P. G. lasciano l'amarezza delle lotte che si combattono invano e più d'una volta si conchiudono con lo sgomento di chi sa che l'uomo opera e soffre in mezzo agli errori, che egli stesso e la vita hanno creato lungo il corso della tradizione. Così i varî problemi che all'artista offriva la realtà spirituale sono investiti con una concezione dualistica: i contrasti fra tradizionalismo e coscienza moderna, fra pietismo e una più autonoma religiosità interiore, fra egoismo e sacrificio, fra interesse e amore, sono immersi dal P. G. nella concretezza storica e psicologica della vita contemporanea. Se ne delinea una particolare tecnica narrativa imperniata su un netto antagonismo d'idee, tendenze, temperamenti, passioni, che dividono gli uomini fra loro e spesso l'armonia stessa dei singoli individui. Fra i romanzi, che approfondiscono questo mondo di antitesi, sono tipici: Gloria (1877) e La familia de León Roch (1879), entrambi intesi a rappresentare il dissidio morale e religioso di due coniugi; Doña Perfecta (1876), che oltre a rievocare con vigore stilistico una città spagnola schiettamente cattolica e tradizionalista, dispiega uno dei motivi più cari alla fantasia del P. G.: la contrapposizione dello spirito retrogrado e del progresso; Lo prohibido (1884) e Tormento (1906), che vertono sulle antinomie psicologiche operanti nella stessa personalità, con una certa tendenza deterministica; El abuelo (1897), in cui il problema della prole illegittima si conserta a interessi squisitamente drammatici e affettivi; Fortunata y Jacinta (1887-1888), d'ispirazione più propriamente realistica, con un'attenzione penetrante e coraggiosa per sfere sociali assai inferiori e volgari; Misericordia (1897), forse l'opera più dolorosa del P. G. La drammaticità di questa e di altre pagine del P. G. facilmente poteva assumere forme più propriamente teatrali; e molte opere narrative sempre ispirate a un sostanziale dualismo furono infatti riadattate al teatro sia dallo stesso P. G., sia da altri (come El abuelo; Doña Perfecta; La loca de la casa, 1893; Marianela, sceneggiata dai fratelli Álvarez Quintero, ecc.). Forti le influenze ibseniane, specie in Alcestes (1914), Electra (1901), La de San Quintín (1894), ecc.
Opere: romanzi, oltre a quelli citati: La fontana de oro (1867-68); La sombra (1870-87); El audaz (1871); La desheredada (1881); El amigo Manso (1882); El doctor Centeno (1883); La de Bringas (1884); La Incógnita (1888-89); Nazarín (1895); Halma (1895); Memoranda (1905), ecc. Per il teatro: Realidad (1892); Los condenados (1894); Voluntad (1895); La fiera (1896); Alma y vida (1902); Barbara (1905); Amor y ciencia (1905); Pedro Minio (1908), ecc.
Bibl.: M. Menéndez y Pelayo, B.P.G. como novelista, negli Estudios de critica liter., s. 5ª, Madrid 1908, pp. 83-127; L. Antón del Olmet e A García Carraffa, G., ivi 1911; A. González Blanco, G., ivi 1918; R. Mesa, B. P. G., ecc., Madrid 1920; A. Alarcón Capilla, G. y su obra, Madrid 1922; E. Gutiérrez Gamero, P. G. y su obra, Madrid 1933.