BENINI
Famiglia di maiolicari faentini del sec. XVIII, composta di Paolo e dei figli Luigi, Pasquale, Domenico.
Dall'anno 1734, ma forse anche prima, Paolo appare fra i pittori della fabbrica Ferniani, in Faenza, della quale assume la direzione nell'anno 1762, succedendo ad Ignazio Passanti. Paolo istruisce nella fabbrica, quali pittori, i tre figli. Alla sua morte, il 22 dic. 1789, gli succede, come direttore e ministro, il fig. Luigi, che rimane in carica sino al 19 genn. 1796. Pensionato, muore nel 1824. Domenico, in fabbrica dal 1765 almeno, vi rimane sino al 1816: muore nel 1819. Pasquale, sacerdote, sembra entrare soltanto nel 1778: nel 1817 è già morto.
Oltre che pittori, Paolo, e ancor più Luigi, appaiono esperti tecnici "arcanisti" nel "grande" e nel "piccolo fuoco", oltre che nella "terraglia ad uso d'Inghilterra", che allora costituiva una novità.
Delle qualità di Luigi testimonia una sua lettera da Bologna in data 15 giugno 1776: "La mia poca abilità, scriveva al padre, benché in una Bologna, è stata molto aggradita, cioè nelli due quadri di putti, di sorte che vengo a casa per amor vostro e per obedirvi, ché, se non fusse questo, restarei con qualche sicurezza di potere campare, molto più poi per l'incontro fatto nel mio procedere polito" (Malagola, pp. 184 s., e Liverani, 1959, pp. 30 s.).
Nel settembre del 1777 i Benini, padre e figli, forse in seguito all'assunzione di un forestiero, Gaspare Germani, che sembra portare delle novità, abbandonano la fabbrica e, insieme con parenti - Filippo Comerio - ed amici - Tommaso Ragazzini - costituiscono una propria manifattura dalla quale escono servizi da tavola, da caffè e da cioccolato ornati a fiori ed a figure "a piccolo fuoco" in monocromo rosso porpora o rosso mattone, in policromia, in nero e verde, contrassegnati "R.B.F." (Ragazzini Benini Faenza).
Un anno dopo, nell'ottobre 1778, allontanatosi frattanto il Germani, i Benini rientrano nella fabbrica con tutto il patrimonio dell'altra, a condizioni favorevolissime: per trenta anni viene loro affidata l'amministrazione e la direzione della fabbrica col compenso di un terzo del guadagno e coi riconoscimento del possesso di un terzo dei prodotti esistenti al momento del ritorno.
A seguito della riorganizzazione della fabbrica Femiani da parte della vedova del conte Annibale II, Plautilla Nelli, furono stabiliti nuovi patti con Luigi, al quale, in cambio dei "secreti dei colori e della manipolazione dei medesimi...", è concessa una pensione vitalizia. I "segreti" furono messi in iscritto il 20 dic. 1790, e comunicati a Ludovico Zannoni, che li trascrisse l'11 gennaio del 1791 (v. Liverani, 1959).
Opere dei Benini, decorate "a piccolo fuoco", eseguite tanto nella fabbrica Ferniani quanto nella propria, si conservano nel campionario residuo della manifattura presso gli eredi Ferniani nella villa Case Grandi e nel palazzo in Faenza, oltre che nel Museo Intemazionale delle ceramiche e in collezioni pubbliche e private italiane ed estere.
Bibl.: C. Malagola, Memorie stor. sulle maioliche di Faenza, Bologna 1880, pp. 184 55-, 210 ss.; C. Drury-E. Fortnum, Majolica: a historical treatise, Oxford 1896, p. 269; T. Strocchi, in L'officina di maioliche dei conti Ferniani, Faenza 1929, pp. 75 ss.; G. Liverani, ibid., pp. 105 ss.;A. Minghetti, Ceramisti, Milano 1939. pp. 59 s.; G. Porisini, Documenti sui rapporti fra i componenti la famiglia Benini e la manifattura Ferniani, in Faenza, XXXV (1949), pp. 17-22, 79-81, 138 s.; G. Liverani, Un ricettario di colori settecentesco a Faenza, in Faenza, XLV (1959). pp. 30 ss.; E. Golfieri, Per servire alla storia, ibid., LI (1966), pp. 17-21.