BENINCASA d'Arezzo
Nacque a Laterina, castello del territorio aretino, nella prima metà del sec. XIII. Laureato in diritto civile, esercitò le funzioni di giudice del podestà presso diversi Comuni, segnatamente a Bologna nel 1286 e a Siena, dove ebbe occasione di condannare a morte un parente di Ghino di Tacco, bandito senese che aveva occupato il castello di Radicofani e che di là aveva preso ad esercitare il brigantaggio assumendo atteggiamenti signorili. La giudicatura senese fu fatale a B. in quanto la vendetta di Ghino lo raggiunse a Roma intorno al 1300, mentre era uditore di Bonifacio VIII, causandone la tragica morte.
Proprio ad essa è legata la fama di B., poiché le straordinarie circostanze dell'assassinio non potevano non colpire profondamente i sentimenti e l'immaginazione dei contemporanei: gravità di una vendetta compiuta, sia pure a distanza di tempo, contro un giudice del podestà; fascino tragico e bizzarro derivante dalla insolita figura dell'assassino; aspetto inaudito del fatto di sangue per il quale un uditore pontificio era stato aggredito e ucciso mentre sedeva in tribunale. Gli aspetti tragici della vicenda riecheggiano in Dante (Purg., VI, 13-14), che tocca l'eccidio di B. ("Quiv'era l'Aretin che dalle braccia / fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte"), così come ricorda quello di Iacopo del Cassero (Purg., V, 64-84), altro giudice del podestà eliminato poco prima in circostanze non meno violente e per risentimenti suscitati durante la sua podesteria bolognese del 1296-97.
Per quanto riguarda la figura di B. come giurista, nulla è possibile dire di positivo. Molto probabilmente la sua attività fu rivolta esclusivamente alla pratica. La tradizione dello Studio bolognese, raccolta nella seconda metà del sec. XVIII da Sarti-Fattorini, parla di un suo insegnamento presso lo Studio di Bologna, poi abbandonato per dissapori con gli studenti, determinati da certe sue facili critiche alla glossa accursiana, poco gradite in bocca a un forestiero; l'allontanamento dall'insegnamento sarebbe all'origine del suo esclusivo orientamento verso la pratica. Ma anche questa tradizione, esaminata più attentamente, appare connessa al commento bolognese di Benvenuto Rambaldi alla Commedia dantesca, della seconda metà del sec. XIV: Benvenuto, per illustrare il carattere difficile di B., racconta che alcuni studenti si rivolsero a lui per chiarimenti su un caso in discussione, e ne ebbero, come risposta, quell'apprezzamento sulla glossa accursiana cui si è accennato sopra ("ite, ite ad Accursium, qui imbrattavit totum Corpus Iuris"). D'altra parte i documenti bolognesi che lo riguardano, editi fino ad ora, sono tutti del periodo in cui B. esercitò a Bologna le funzioni di giudice e vicario di Stricca Salimbeni da Siena, podestà per il primo semestre del 1286. Un definitivo chiarimento sulla questione potrà derivare solo dallo spoglio dei Memoriali del Comune di Bologna della seconda metà del sec. XIII, attualmente in corso di preparazione per la edizione del Corpus degli studenti italiani e stranieri a Bologna.
Fonti e Bibl.: Commento di Francesco da Buti sopra la Divina Commedia di Dante Alighieri, a cura di C. Giannini, II, Pisa 1860, pp. 124 s.; Comedia di Dante degli Allagherii col commento di Iacopo della Lana bolognese, a cura di L. Scarabelli, in Collezione di Opere inedite o rare della R. Commissione pe' testi di lingua, II, Bologna 1866, p. 65; Benvenuti De Rambaldis de Imola Comentum super Dantis Aldigherij Comoediam, a cura di G. F. Lacaita, Firenze 1887, III, pp. 168-171; Chartularium Studii Bononiensis, II, a cura di A. Sorbelli, Bologna 1913. V. 35 (doc. 38); IX, a cura di L. Colini-Baldeschi, ibid. 1931, p. 221 (doc. 378); B. Aquarone, Dante in Siena, Siena 1865, pp. 93-101; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i Professori della università di Bologna, Bologna 1884, p. 48, n. 401; M. Sarti-M. Fattorini, De claris Archigymnasii Bononiensis professoribus, I, Bologna 1888, pp. 222 s.; Plan de recherche pour l'établissement d'un Corpus des étudiants européens iuristes médecins théologiens ayant étudié à Bologne de 1270à 1500, in Bollett. stor. bibl. subalpino, LIV (1956), p. 191.