BENGASI (Benghāzī; A. T., 113-114)
Città e porto della Libia, capoluogo della Cirenaica, posta sulla costa all'imbocco orientale del Golfo di Sidra, alla posizione geografica, riferita al faro, di 32°7′30n N. e 20°3′38″ E. La città, di recente origine e sviluppo, occupa l'estremo di una piatta sporgenza, il cui lato S., piegando quasi a squadra, recinge con l'opposta Punta della Giuliana, la Sebcha della Punta, residuo dell'antico Lacus Tritonis, e il porticciolo antistante che si allunga tra il mare e la laguna salsa (sebkhah), chiudendo a nord una piccola insenatura poco profonda che le serve di porto. Secondo la tradizione essa ebbe origine or sono quattro secoli e mezzo, poco prima della conquista turca, per opera di mercanti tripolini che esercitavano il traffico con Derna. Da un marabutto Ibn Ghāzī, di cui non si sa nulla di preciso, la località ebbe il nome di Marsà Ibn Ghāzī ("porto di I. G."), poi ridottosi a Benghāzī. Ma il luogo, affatto abbandonato e deserto al tempo in cui sorse la nuova città, corrisponderebbe a quello stesso su cui nell'età greca sorse l'antica Euhesperidae, la cui origine sì fa risalire al sec. V a. C., e che, più volte sottoposta alle incursioni delle popolazioni libiche, cadde poi in potere dell'Egitto assumendo il nome di Berenice, da quello della moglie di Tolomeo Evergete; nome ancor oggi non del tutto spento presso alcune tribù. I primi abitatori della nuova città sarebbero venuti da Tagiura, dalla Msellata e da Zliten, presto scacciati dai Misuratini, aggruppati in due nuclei distinti che si dissero Facrum e Dghem, da cui ebbero origine i quartieri di el-Hascia e Tcheram, divisi in passato da rivalità e competizioni. A questi elementi che costituiscono ancora il fondo principale della popolazione, altri poi se ne aggiunsero, pervenuti da varie tribù cirenaiche e dalle oasi interne e da altri paesi ottomani, specialmente dall'isola di Creta, da cui una considerevole immigrazione si verificò prima e dopo l'annessione dell'isola alla Grecia. Un contingente speciale è rappresentato dagli Ebrei di origine tripolina, che al principio del sec. XIX, quando Bengasi non annoverava più di 5000 ab., ne rappresentavano circa la metà. Nei decennî anteriori all'occupazione italiana la popolazione di Bengasi, quasi quadruplicata, era stimata ascendere a 19.000 ab. L'accrescimento si accentuò dopo la nostra occupazione, specialmente per l'affluenza di connazionali, onde oggi Bengasi conta 31.250 abitanti di cui 7900 Italiani, 20.200 Arabi musulmani e cologhli (2400 circa), 3100 Ebrei e 650 Negri sudanesi. Tanto i musulmani quanto gli ebrei sono in maggioranza d'origine tripolina e specialmente misuratina.
L'origine recente della città, come s'è detto, e la sua molto limitata importanza economica e amministrativa, impedirono che prima della occupazione italiana essa prendesse un notevole sviluppo edilizio e si ornasse di edifici cospicui: il nucleo cittadino più antico, che si affaccia sul mare su di un fronte di 700 m. per 300 di profondità, comprende i quartieri indigeni con alcune moschee e zauie per lo più di recente costruzione e da poco rinnovate, la più antica delle quali è la Giama el Chebir, fondata circa 4 secoli addietro e dal governo italiano largamente restaurata. A sud, sul punto dove si apre la Piazza del Re (detta già piazza del Sale per i grandi depositi di sale che vi si trovano), è sorto il quartiere italiano con i nuovi fabbricati dei palazzi del governo e del governatore, tribunali, poste, scuole, alberghi, biblioteca, teatro, villini, ecc. Quivi pure si trova il Museo archeologico della Cirenaica, dove si conservano le sculture rinvenute negli scavi di Cirene. Complessivamente Bengasi si estende ora su di un'area di circa un kmq. Ne costituisce come un sobborgo staccato il quartiere detto el Berca, a due km. a sud-est della città sviluppatosi dopo che i Turchi vi costruirono una grande caserma. Fra i dintorni della città è da ricordare la Punta della Giuliana, su cui avvenne lo sbarco delle forze italiane il 19 ottobre 1911 (v. italo-turca, guerra): ivi sorge un monumento ai caduti di quella giornata. Vi si accede per una via che si apre sulla lingua di terra che divide la sebcha dal porto e da un ponte che ne congiunge l'estremo sud alla penisola.
Il piccolo porto di Bengasi, dell'ampiezza di 44 ettari, appena difeso da un molo di 305 m. di sviluppo, costruito dai Turchi fin dal secolo scorso, provveduto di banchina dopo la nostra occupazione, scavato e munito di faro, ha scarsa profondità, onde, nonostante i dragaggi e i canali scavati negli ultimi anni, possono ormeggiarvi soltanto le navi di immersione non superiore ai m. 4 e mezzo, cioè i velieri e i piccoli piroscafi che fanno servizio costiero. Non vi approdano quindi i piroscafi postali provenienti dall'Italia, che sono obbligati ad ancorare a 2 km. fuori del porto, onde in casi eccezionali di mal tempo non si rendono neppure possibili le operazioni di sbarco e di imbarco dei passeggeri e della posta. Si sono però iniziati, sino dal gemaio 1927, i lavori per la costruzione d'un nuovo porto, esterno all'attuale, provvisto in buona parte di fondali naturali di 8-13 m. riparato da una grande diga foranea di m. 486 di lunghezza, con due braccia terminali a martello da m. 45 e 80 che permetteranno frattanto un riparo ai maggiori piroscafi.
Bengasi è collegata all'Italia da un servizio settimanale che parte da Siracusa e da altro servizio quindicinale che parte da Napoli toccando Messina, Catania e Siracusa. Vi approdano anche i piroscafi che ogni due settimane fanno il servizio Tripoli-Tobruch e quelli della linea bimestrale Genova-Tripoli-Bengasi-Suez-Massaua-Mogadiscio. Il movimento del porto di Bengasi per il quinquennio 1922-26 diede come media annuale le seguenti cifre: navi arrivate 454, stanzianti un tonnellaggio medio di 279.097 tonn. Le merci sbarcate furono 59.440 tonn. e quelle imbarcate 37.440; i passeggeri sbarcati 29.857 e quelli imbarcati 27.811.
Per le comunicazioni con l'interno, Bengasi è testa della linea ferroviaria per el-Abiar e Earce (km. 108; tronco el-Abiar-Barce aperto nel 1927; la ferrovia sarà proseguita per Cirene e Derna) e di un tronco di 56 km. che fa capo a Soluch.
Oltreché residenza del governatore della Cirenaica e degli uffici tecnici amministrativi dipendenti, nonché dei comandi militari, marittimi e aeronautici, Bengasi è capoluogo di uno dei commissariati in cui la colonia amministrativamente si divide e di distretto urbano da esso dipendente, ed è sede di tribunale regionale, di tribunale militare, di una camera di commercio, di una cassa di risparmio, di filiali della Banca d'Italia e del Banco di Roma. L'istruzione è impartita in una scuola media italiana, in una scuola industriale mista italiana e araba, in una scuola media araba, in scuole elementari governative e confessionali cattoliche, musulmane, ebraiche. L'assistenza medica è affidata ad un ospedale coloniale con gabinetti e laboratorî annessi.
Le industrie praticate a Bengasi sono particolarmente quelle del sale e della preparazione del tonno; vi sono ora alcuni opifici nuovi e cioè stabilimenti per la produzione del freddo, dell'energia elettrica, pastifici, ecc. Già prima della nostra occupazione il sale si estraeva in larga copia dalle sebche o stagni salati adiacenti alla città. Recentemente furono fatti nuovi impianti cospicui alla Giuliana, a Gariùnes e Ganfuda, ed ivi affluisce anche il sale che si raccoglie nella salina di Carcura a 60 km. a S. di Bengasi, considerata come una delle più vaste del Mediterraneo. Di recente fu intrapresa la preparazione del tonno sott'olio in scatole, per la quale è sorto uno stabilimento alla Punta Giuliana. Il tonno viene pescato ad el Mengar che dà prodotto abbondantissimo, in continuo aumento negli ultimi anni (3276 tonni e 811 palamiti nel 1927).
Il commercio è esclusivamente marittimo: quello carovaniero per l'interno può dirsi cessato del tutto dal 1921.
V. tavv. CLXIII e CLXIV.