BENGALA (A. T., 93-94)
Una delle regioni più popolose dell'India Britannica, comprendente le piane alluvionali inferiori del Gange e del Brahmaputra e l'immenso paludoso delta formato dai due fiumi. Dal punto di vista amministrativo la presidenza del Bengala si estende a nord sino ai piedi del Himālaya, e vi penetra anzi col territorio di Darjeeling, a occidente sino alle prime alture dell'altipiano del Chota Nagpur, a oriente al versante marittimo delle Chittagong Hills, nella penisola transgangetica. La superficie totale è di 206.300 kmq., dei quali 199.000 spettano al territorio britannico, il rimanente a due stati indigeni (Cooch Behar e Agartala). Il corso del Gange e del Madhumati (uno dei suoi rami di foce) dividono il Bengala proprio dal Bengala orientale. La capitale è Calcutta (v.). La popolazione conta 46.700.000 abitanti (1921), più 897.000 nei due stati indigeni: i maomettani ne formano il 53,5%, gli indù il 43,7% il resto comprende cristiani (149.000, dei quali 23.000 europei), buddisti, animisti. Il bengali è parlato dal 92% degli abitanti.
Dal punto di vista fisico vi è notevole differenza fra la pianura a nord del delta, l'alto Bengala, nella quale i letti dei fiumi sono incassati e che non ne viene perciò inondata, e la zona del delta, il basso Bengala, formata dalle alluvioni più recenti, attraversata da una fittissima rete di corsi d'acqua, sottoposta ad un regime di forte piovosità e periodicamente inondata nelle parti più depresse. Questi fattori determinano una forte densità di popolazione (oltre 200 ab. per kmq.), per lo meno dove altre ragioni non lo vietano localmente, come ad esempio nelle paludi terminali del delta, deserte ed instabili, del Sundarbans. Il reticolato acqueo si alimenta principalmente dal Gange e dai suoi derivati e fornisce ottime vie di trasporto accanto alle ferrovie e alle strade, grande quantità di pescagione e grassa irrigazione.
La vegetazione delle bassure è caratterizzata dalle piante tropicali delle alluvioni. Abbondano le torbiere; frequenti sono le savane; abbondanti le piante acquatiche comprese le mangrovie. Nelle colline s'incontra la vegetazione di tipo indo-cinese con le caratteristiche ditterocarpee, il gurian (Dipterocarpus turbinatus). Nella parte settentrionale subentra la flora himalayana; nei suoli sabbiosi o sassosi è comune il sal (Shorea robusta).
La grossa fauna del Bengala un tempo comprendeva l'elefante, il rinoceronte, il buffalo, quasi totalmente scomparsi anche dai punti più remoti; oggi è rappresentata dalla tigre, dal leopardo, dall'orso, da cervi, cinghiali, ecc. Non mancano le scimmie, i galeopiteci, le rossette, i rettili, gli anfibî e moltissimi uccelli e insetti. I bovini domestici (bufalo, zebù) sono piccoli e degenerati.
Il clima dal marzo all'ottobre presenta alte temperature e forte umidità, con piogge abbondanti soprattutto dal maggio al settembre; negli altri mesi le temperature sono meno elevate con poca umidità e rare piogge. La temperatura media dei mesi più freschi (dicembre-gennaio) è di 18°,5, e quella dei mesi caldi (aprile-settembre) è di 28°. Famosa è la frequenza dei cicloni, massime nell'E., con vasta area distruttrice.
I prodotti del suolo, fra i quali eccelle il riso, formano la principale ricchezza del Bengala. Il 60% del suolo è coltivato e l'agricoltura occupa il 73% della popolazione. Questa vive sparsa in numerosissimi villaggi, mentre i grossi centri urbani, a parte Calcutta, sono rari: Howrah (195.000 ab.), Hooghly, Serampore, Midnapore, Burdwan nel basso Bengala; Rampur-Boalia, Dacca e Chittagong nel Bengala orientale, sono i maggiori, quasi tutti con popolazione inferiore ai 50.000 ab.
Importante è la coltura della iuta, sui suoli sabbiosi adiacenti ai fiumi: essa alimenta, in Calcutta, una larga industria tessile e una forte esportazione. Le altre industrie (cotone, seta, macinazione, vasellami), di fronte ad altre regioni dell'India, non sono molto sviluppate; più importante il commercio e il traffico in genere: 87 milioni di rupie all'importazione, nel 1926-27,135 all'esportazione.
Bibl.: The Imperial Gazetteer of India, VII, Oxford 1908; C. Stewart, The History of Bengal, 1813; Dalton, Descriptive Ethnology of Bengal, Calcutta 1872; H. H. Risley, Tribes and castes of Bengal, Londra 1902; W. R. Thompson, Bengal, in Census of India, 1921, V, Calcutta 1923; L. S. S. O' Malley, Bengal, Bihar and Orissa and Sikkim, Cambridge 1917; A. Geddes, Au Pays de Tagore. La civilisation rurale du Bengale occidental, Parigi 1928.
Storia. - La vastissima regione dell'India Inglese, che fino al 1905 era conosciuta col nome generico di Bengala e che ora costituisce i due governi di B. ed Assam, fu abitata fin dalla più lontana antichità da popolazioni di razza ariana, tra cui emersero i Banga; donde il nome. Sembra anche assai credibile che esistesse una città, di nome Bengala, la quale ebbe grande prosperità nei secoli anteriori alla dominazione musulmana.
Il Bengala fu conquistato dai musulmani dal 1197 al 1202, per opera di Muḥammad Bakhtiyār Khalgī, generale del sultano di Ghaznā, Muḥammad Ghōr, il fondatore del regno afghano nell'India settentrionale. Per oltre un secolo esso rimase provincia normalmente dipendente dal sultanato indiano, attraverso il succedersi delle dinastie militari turche dei "re schiavi", dei Khalgī, dei Taghlaq, benché i suoi governatori si comportassero spesso quasi come sovrani; nel 1338, accresciutasi l'anarchia nell'India musulmana, il Bengala si dichiarò indipendente, ed ebbe varie dinastie di re, rapidamente alternantisi sul trono; la maggior parte dei sovrani erano di stirpe turca o afghana e di origine militare: l'elemento indiano ebbe poca o punta parte nel governo. Il Bengala riuscì a sfuggire alle conquiste, che si estesero a due riprese al testo dell'India musulmana, di Tamerlano (1398-99) e di Bāber (1526-1530); ma il figlio di questo, Humāyün, lo conquistò nel 1537, riperdendolo tuttavia ben presto per opera dell'afghano Shīr Shāh. Akbar, il restauratore dell'impero mongolo dell'India, lo riconquistò nel 1576 e lo annesse definitivamente ai suoi stati: da allora fino alla data della conquista inglese, il Bengala fu retto da viceré (nawwāb, nababbi), i quali negli ultimi tempi finirono con l'essere praticamente indipendenti dal potere centrale, tanto da essere in grado di trasmettere l'ufficio ai proprî discendenti.
Nel 1620, la Compagnia inglese delle Indie Orientali fondava a Patna, col consenso del Gran Mogol, un piccolo stabilimento con earattere puramente commerciale. Poco dopo, un altro stabilimento sorgeva là dove prima aveva sventolato la bandiera portoghese, a Pippli; e verso la metà del secolo la Compagnia era già riuscita ad estendere la sua rete di fattorie e di emporî, fino a Hooghli, a poche miglia dalla odierna Calcutta, che era allora un'accolta di miserevoli villaggi. A lungo sopportarono gli agenti della Compagnia le vessazioni e gli arbitrî dei governatori indiani, dipendenti dal Gran Mogol. Ma alla fine, comprendendo l'importanza delle posizioni occupate, anziché abbandonare il paese, come qualcuno aveva proposto, ricorsero alle armi; e dopo una serie di fortunati combattimenti nei quali ebbero dalla loro l'elemento indigeno, si fecero cedere anche il territorio, in cui ora sorge Calcutta. Venne allora stabilita la Presidenza del Bengala (1629) e Fort William ne fu il centro difensivo. La lotta continuò aspra e varia, anche quando avvenne l'invasione dei Maratti, durante la quale la Compagnia estese sempre più il suo territorio nel Bengala. Essa perdette, verso la metà del sec. XVIII, Calcutta; ma le grandi vittorie del governatore generale Roberto Clive le ridiedero quel dominio e altro ancora. Infatti col celebre trattato del 1765 tutta la regione del Bengala diventò un possesso della Compagnia, che i successori del Clive, dopo un breve periodo di occupazione militare, organizzarono civilmente. Da quel momento Calcutta venne acquistando una singolare importanza e diventò sede principale del governo dell'India Inglese. Il Bengala partecipò, sebbene parzialmente, alla grande rivolta del 1857. Specialmente la regione del Behar vide numerosi attacchi e resistenze. Celebre fra tutti l'episodio di Arrah, dove dodici soldati inglesi e un manipolo di Sikhs rimasti fedeli, trinceratisi in una casa, resistettero otto giorni agli assalti di circa 2000 soldati insorti assistiti dalla popolazione civile, finché, dopo molti vani tentativi, il comandante Eyre riuscì a portar loro soccorso. Nel 1858, il Bengala passò, col resto dell'India, alla corona britannica, e la sua storia è la storia dell'impero anglo-indiano. Una notevole riforma fu quella del 1905, di lord Curzon, per cui il Bengala venne diviso in due parti, Bengala orientale ed Assam, Bengala occidentale ed Orissa, malgrado le vive proteste degl'Indù. Ma nel 1912 fu ricostituita la Presidenza nella sua integrità; finché, con l'India Act del 1919, vennero novamente modificate la circoscrizione e la forma di governo. Oggi l'amministrazione è nelle mani di un governatore assistito da 4 consiglieri, due dei quali sempre indiani, e d'un Consiglio legislativo di 140 membri, di cui solo 26 nominati dal governatore. Il Bengala ha causato sempre gravi preoccupazioni al governo anglo-indiano, sia per le continue ostilità tra l'elemento indù e il maomettano, sia per i ripetuti attentati dovuti ad estremisti indigeni, che sono largamente rappresentati nei varî consigli elettivi.
Bibl.: Roberts, A historical Geography of the British Dependances, Oxford 1916; The Statesman's Yearbook, 1929.