BENEDETTO
Divenne vescovo di Spoleto tra la fine del 1198 e gli inizi del 1199, a breve distanza quindi da due importanti avvenimenti: la morte di Enrico VI, nel 1197, che segnava un'eclissi della potenza tedesca in Italia, e l'elezione a pontefice, nel gennaio 1198, di Innocenzo III, il quale mirò subito ad affermare l'autorità pontificia nell'Italia centrale.
Nel ducato di Spoleto il nuovo pontefice si trovò di fronte al duca Corrado di Urslingen, già fautore e alleato di Federico I, il quale, però, dopo un primo tentativo di farsi vassallo della Chiesa e di tenere Spoleto come feudatario del papa, si allontanò senza opporre resistenza, ritirandosi in Germania. Nella primavera del 1198, come rettore di Spoleto per conto della Chiesa, veniva inviato Gregorio di Crescenzio, cardinale diacono di S. Maria in Aquiro. In questo periodo moriva il vescovo predecessore di B., Matteo, come sembra si possa ricavare da una lettera di Innocenzo III dell'aprile 1198, che riguarda la scomunica di un concubino fatta dal capitolo di Spoleto, in cui, sempre al capitolo, si danno le disposizioni del caso: poiché non si fa cenno al vescovo della città, nonostante l'argomento della lettera lo dovesse riguardare, è da pensare che in quel momento la sede fosse vacante. Durante l'estate di quello stesso anno Innocenzo III si recò di persona a visitare le terre riconquistate e soggiornò a Spoleto tra la fine di agosto e la metà di settembre: sebbene manchino notizie precise non è impossibile che si possa ascrivere a questo periodo l'elezione a vescovo di Spoleto di Benedetto.
Agli inizi dei suo episcopato, nel marzo del 1199, B. iniziò una lite con il priore e i chierici di S. Pietro fuori le mura circa i diritti sulla pieve di S. Brizio; la soluzione fu affidata dal papa all'arbitrato di Gerardo, cardinale diacono di S. Niccolò in Carcere Tulliano, che si pronunciò in favore del priore di S. Pietro. Un'altra contesa scoppiò nel 1202 con i chierici di S. Gregorio su varie questioni, che furono vagliate e giudicate dal papa, a vantaggio ora dell'uno ora dell'altro contendente, ma in genere con maggiore severità nei confronti di Benedetto.
Le lagnanze di B., fatte al legato del papa Leone Brancaleoni, cardinale diacono di S. Lucia in Septisolio, riguardavano principalmente il mancato pagamento del canone annuo dovuto al vescovo (questione su cui gli fu dato torto) e del dono pasquale (su cui ebbe ragione), e i diritti sulle decime della chiesa di S. Angelo di Egio, due quarti delle quali vennero affidate al vescovo di Spoleto, e altre questioni minori.
Nel marzo del 1205 B. era di nuovo in lite, questa volta con l'amministrazione della basilica di S. Giovanni in Laterano, per i diritti sulla chiesa di S. Maria in Scilian, situata entro i confini della diocesi di Spoleto, ma che l'amministrazione della basilica affermava di aver ricevuto in concessione da Matteo, predecessore di B.: Innocenzo III in una lettera del 28 marzo 1205 si pronunciò a favore di Benedetto. Il papa doveva intervenire nuovamente nel gennaio 1207 nella questione tra B. e i rettori della pieve di S. Fortunato, debitori al vescovo di 40 libbre, incaricando il suo legato Gerardo Gallo, cardinale diacono di S. Niccolò in Carcere Tulliano, di esaminarla e di dare il suo giudizio, in seguito al quale B. fu riconosciuto in torto. Di tutte le lettere pontificie che riguardano Spoleto ed il suo vescovo, questa è l'unica indirizzata personalmente a Benedetto.
Non si ha notizia di una partecipazione di B. agli avvenimenti politici che si susseguirono in Spoleto nel secondo decennio del sec. XIII, quali la presa della città da parte di Ottone IV nel 1209, la successiva investitura del ducato (1210) a Diepoldo di Vohburg, costretto ad abbandonarla nel 1216; l'autorità pontificia, venuta meno alla morte di Innocenzo III (1216), vi fu restaurata solo nel 1221, anno in cui fu mandato come rettore del ducato Rainerio Capocci. Rientra invece nella politica di predominio sui paesi dell'Umbria, svolta da Spoleto in questi anni (sottomissione di Norcia, guerra contro Trevi e Foligno), la contesa, sostenuta da B., circa il vescovato di Terni., vacante da circa cinque secoli, durante i quali la diocesi era stata retta ora dal vescovo di Narni, ora da quello di Spoleto; il capitolo dipendeva invece direttamente dalla Santa Sede.
Durante il suo episcopato B. aveva retto, per nomina di Innocenzo III, anche la diocesi di Terni. Ma la città, che aveva risollevato le sue sorti alleandosi con Ottone IV, da cui aveva ricevuto donazioni e privilegi, essendo in guerra dal 1216 con Spoleto, voleva liberarsi dalla soggezione al vescovo della città nemica, e pregò Onorio III di ripristinare la sede vescovile. B. fece valere presso il papa le molte ragioni che aveva per mantenere il suo privilegio: l'antichissima tradizione che voleva la diocesi di Terni sottomessa a quella di Spoleto, le concessioni e i privilegi accordati in questo senso dagli imperatori, e confermati dall'assenso dei pontefici, i patti stipulati a questo proposito con la città di Terni. Ma Onorio III, dopo aver esaminato questi punti, e dopo averli in parte messi in discussione, specie quello dei privilegi imperiali, ripristinò la sede vescovile di Terni, avendo preso in considerazione soprattutto il vantaggio della città. Anzi, prese la nuova diocesi di Terni sotto la sua speciale protezione; il 13 genn. 1218 emanò la bolla che dichiarava scaduta l'autorità di B., pochi giorni dopo eleggeva vescovo di Terni Rainerio, il 27 febbraio scriveva ai pievani della diocesi raccomandandolo alla loro obbedienza, nel luglio toglieva alla diocesi di Spoleto la pieve di S. Valentino per darla a quella di Terni. Da questo anno si perde nei documenti la traccia di B., finché nell'ottobre del 1228 si ha la prima notizia del successore, Niccolò Porta.
Si dice che B. nel 1197 avesse consacrato un altare in onore di S. Agata a Terni; un'altra tradizione, ugualmente non verificabile, vuole che B. fosse, assieme ad altri sei vescovi dell'Umbria, promulgatore dell'indulgenza della Porziuncola, detta anche "perdono d'assisi"; in realtà, se alcune fonti fanno risalire l'inizio di questa devozione al 1225, non se ne hanno notizie sicure fino a dopo la metà del secolo, quando B. non era più in vita.
Fonti e Bibl.: Innocentii Papae III Regest, in Migne, Patr. Lat., CCXIV, l, I, ep. 356, coll. 331 s.; l. II, epip. 15, col. 547, e 16, coll. 547 s.; l. V, ep. 5, coll. 952-55; ibid., CCXV, l. VIII, ep. 20, coll. 585 s.; l. IX, ep. 212, col. 1056; Ex Honorii III registro epistolae selectae per G. H. Pertz, in Mon. Germ. Hist. Epist. saec. XIII., I, a cura di C. Rodenberg, Berolini 1883, n. 43. pp). 33 s.; A. Potthast, Reg. Pontif. rom., I, Berolini 1874, nn. 106, 629, 1623, 2457, 2977, 5664; C. Angeloni, Storia di Terni, Terni 1685, p. 89; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, I, Venetiis 1717, col. 1262; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, IV, Venezia 1846, pp. 359 s.; A. Sansi, Storia del comune di Spoleto. I, Foligno 1879, pp. 25-52; G. Moroni, Diz. di erudiz. Stor. eccles., LIV, Venezia 1852, p. 281; LXIX, ibid. 1854, pp. 88-91, 111; LXXIV, ibid. 1855, p. 144; P. B. Gams, Series episcoporum…, Ratisbonae 1873, p. 728; C. Eubel, Hierarchia catholica..., I. Monasterii 1913, p. 461; A. Pozzi, Storia di Terni, Spoleto 1939, pp. 80-82; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, col. 263. Per la situazione del ducato di Spoleto in questo periodo e per l'organizzazione dello stato pontificio all'epoca di Innocenzo III cfr. D. Waley, The papal state in the thirteenth century, London 1961, sub voce Spoleto.