BENEDETTO
Unica testimonianza che ci rimane su B. vescovo di Albano (secondo di questo nome) e sul ruolo da lui giocato nella vita romana è quella offerta dalla Vita di Sergio II del Liber pontificalis, dalla quale strettamente dipende l'altra Vita di Sergio II del Liber de vitis Romanorum Pontificum dello Pseudo-Liutprando. Membro di una nobile famiglia romana, alla quale aveva appartenuto papa Stefano V (816-817), non si sa in quale anno sia nato né quale sia stata la sua formazione. Salito al soglio pontificio il fratello di lui con il nome di Sergio II nel gennaio dell'844, B. si sarebbe arrogato poteri che non gli spettavano sia nell'amministrazione cittadina come pure in quella dei beni ecclesiastici. A questo stesso anno sembra risalire l'usurpazione del vescovato di Albano, che egli avrebbe tenuto per tre anni (844-847). Il Liber pontificalis, assai aspro nei suoi confronti, ce lo dipinge come un illetterato, libidinoso, spinto dall'ambizione e dalla sete di ricchezze a conquistare un potere personale nella città. A questo fine, sempre secondo la testimonianza del Liber, B. avrebbe cercato l'appoggio dell'imperatore Ludovico II, vantandosi poi che questi gli avesse concesso il "primatum et dominium Romae".
Allo stato attuale degli studi è difficile stabilire quali poteri siano stati effettivamente concessi a Benedetto. Il Duchesne (Liber pontificalis, II, p. 103, n. 30) interpreta l'espressione "primatum et dominium Romae" nel senso che egli sarebbe stato nominato dall'imperatore "missus de parte donini apostolici" e investito dei poteri previsti dalla costituzione di Lotario. Ma l'espressione sembra accennare ad una concessione di poteri ben più ampia di quella goduta dai missi, che dovevano sovraintendere praticamente al solo controllo di un retto andamento delle elezioni pontificie (cfr. Bartolini, p. 57). Più probabilmente B. aveva chiesto all'imperatore, e forse ottenuto, secondo quanto asseriva, un'investitura di.tipo feudale, che rendesse più valide le pretese di dominio sulla città.
A Roma B. si comportava da monarca: nulla si decideva senza il suo consenso. Dalle accuse del Liber - ove si dice che egli "curam ecclesiasticam et publicam necessitatem oinnia in muris parietum et aedificiis diversis expendere coepit" - si deduce che dovette promuovere un certo sviluppo urbanistico; uno dei lavori di maggior impegno fu quello della riedificazione di S. Martino ai Monti, per la quale si valse di più o meno forzate contribuzioni da parte di enti ecclesiastici. Anche le pratiche simoniache, e in particolare la vendita di cariche ecclesiastiche, che Sergio I I e B. avrebbero costantemente seguito - fenomeno del resto non nuovo nella Chiesa del sec. IX - possono aver acquistato drammaticità e intensità particolari per l'esigenza di disporre di forti somme di denaro, quali un tale slancio costruttivo richiedeva.
Durante il periodo di dominio di B. sulla città Roma subì un attacco assai grave da parte dei Saraceni. Pur essendo stati avvertiti i governanti della città da una lettera inviata il 10 ag. 846 dal marchese Adalberto di Toscana incaricato della sorveglianza della Corsica che essi distavano da Roma solo undici miglia, non furono presi provvedimenti solleciti. I Saraceni, prese e distrutte Porto e Ostia, sconfitte le scholae dei Sassoni, inviate contro di loro dai Romani, saccheggiarono le basiliche di S. Pietro e S. Paolo (cfr. Mann, pp. 248 ss.). Solo la lega campana, infine, guidata da Cesario di Napoli, li costrinse a rimbarcarsi nel novembre dell'846.
Dopo l'attacco saraceno e dopo la morte di Sergio II, avvenuta il 27 genn. dell'847, non troviamo più nominato Benedetto. Una lapide in S. Martino ai Monti tuttavia ricorda - se è esatta la lettura del De Rossi - l'intervento suo nella costruzione della chiesa, ancora dopo la morte di Sergio II.
Fonti e Bibl.: G. B. De Rossi, Inscriptiones christianae Urbis Romae, II, Romae 1888, p. 437; Pseudo-Liutprandi Liber de vitis Rom. Pontif., in Migne, Patr. Lat., CXXIX, coll. 1244-1245; Liber pontificalis, a c. di L. Duchesne, Paris 1892, pp. 97-101; A. Ricci, Mem. stor. dell'antichissima città di Alba Longa, Roma 1787, p. 191; F. Giorni, Storia di Albano, Roma 1842, p. 207; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, I, Venezia 1844. p. 659; B. Gams, Series episcoporum..., Ratisbonae 1893, p. XXII; L. Duchesne, Les premiers temps de l'Etat pontifical, Paris 1911, pp. 211-215; A. Fliche, La reforme grégorienne, I, Louvain 1924, p. 9; H. K. Mann, The lives of the Popes in the early middle ages, II, London 1925, pp. 238 s., 254 ss.; Dict. d'Hist. et de Géogr. Eccl., VIII, coll. 174-175. Importante, anche se non nomina B., per il pontificato di Sergio II: O. Bertolini, Osservazioni sulla "Constitutio Romana" e sul "Sacramentum cleri et populi Romani" dell'824, in Studi medievali in on. di A. De Stefano, Palermo 1956, pp. 57, 62-65.