BENEDETTO
Successe a Mauroaldo di Worms, decimo abate di Farfa, morto il 25 ott. 802. Appena eletto abate dai monaci, si recò ad Aquisgrana per ricevere l'investitura abbaziale, riservata all'imperatore, da quando Carlo Magno aveva posto l'abbazia alle dirette dipendenze del palatium. Da Carlo Magno B. riceveva anche il 13 giugno 803 un diploma di conferma di tutti i beni del monastero.
Dall'anonimo autore della Constructio sappiamo che B. arricchì la chiesa dell'abbazia farfense di arredi e paramenti sacri; per la biblioteca comprò numerosi codici, che dovevano poi andare dispersi in seguito all'invasione dei Saraceni (cfr. Il Chronicon..., I, p. 21). Soprattutto i documenti tlel regesto di Farfa testimoniano dell'attività economica di B. in favore del monastero, di cui difese e accrebbe i possessi. Ma proprio in relazione a questa attività B. fu spesso coinvolto in contestazioni giuridiche.
Una delle dispute più importanti avvenute durante il suo governo lo fece comparire alla presenza di Leone III. Si trattava del passaggio dei beni di un tale Aimone, rimasto vedovo e divenuto col figlio Pietro monaco di Farfa. La nomina della badia come crede universale da parte di Aimone fu contestata dal suocero della figlia Anastasia. La lite, che durò diversi anni, poté trovare una soluzione grazie all'intervento del papa che nel maggio dell'813 propose una equa divisione fra le parti, rappresentate ora da Mauro di Suabino di Castro, erede di Aimone, e da B. (Regesto di Farfa, II, pp. 162 s.).
Nel febbraio dell'814 B. dovette comparire nuovamente di fronte ad un tribunale: Romualdo ed Erfualdo, eredi di Leone di Rieti, che aveva fatto una donazione al monastero, pretesero la restituzione dei beni e promossero un giudizio contro la badia; B. ne difese i diritti a Spoleto davanti ad Adelardo di Corbie, messo di Carlo Magno, da cui ottenne soddisfazione, proprio mentre Carlo si spegneva ad Aquisgrana. Malintesi e sospetti fecero cadere in disgrazia Adelardo presso Ludovico il Pio. Fu probabilmente proprio per sondare l'atteggiamento del nuovo imperatore che l'abate di Farfa nell'agosto dell'815 si recava a Francoforte per sollecitare il suo favore e rassicurarlo così sulla continuità della politica imperiale.
Il Regesto riporta il testo di due diplomi rilasciati in data 4 ag. 815 da Ludovico a Benedetto. Il primo riguarda il mundeburdio imperiale, l'alta protezione che Ludovico concedeva all'abbazia. L'altro, mentre confermava il diploma concesso da Carlo Magno circa i possedimenti della badia, e soprattutto le Chiese e i monasteri di sua proprietà, la sottraeva all'ingerenza fiscale dei prelati ecclesiastici, sottoponendola direttamente alla giurisdizione imperiale. Il diploma disponeva inoltre che alla morte dell'abate la comunità monastica potesse eleggere liberamente il suo nuovo abate, secondo quanto disponeva la Regola di s. Benedetto. Un altro diploma di Ludovico il Pio, del 2 giugno 816 al successore di B., Ingoaldo, ricorda che B. evidentemente subito prima della morte, aveva anche chiesto all'iniperatore la restituzione dei beni lasciati al monastero da un tale Maggiorano e che erano stati incamerati dal fisco imperiale (Regesto di Farfa, II, p. 182).
B. morì improvvisamente a Francoforte l'11 ag. 815. Il suo seguito ritornava con la dolorosa notizia della morte di B. e consegnava i documenti imperiali che autorizzavano la famiglia monastica ad eleggere il nuovo abate.
Fonti e Bibl.: Gregorio di Catino, Il regesto di Farfa, a c. di I. Giorgi e U. Balzani, II, Roma 1879, pp. 7, 9, 13, 143-175, 182, 189, 204; Il Chron. farfense di Gregorio di Catino, precedono la Constructio farfensis e gli scritti di Ugo di Farfa, a c. di U. Balzani, I, Roma 1903, in Fonti per la storia d'Italia, XXXIII, pp. 21, 98, 170, 171, 173, 174, 176; Mon. Germ. Hist., Diplomata Karolinorum, a cura di E. Mülhbacher, I, Hannoverae 1906, pp. 267 s.; P. F. Kehr, Italia pontificia, II, Berolini 1907, p. 60; I. Schuster, L'Imperiale Abbazia di Farfa, Roma 1921, pp. 61 s.; Diction. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, col. 107.