RADICE, Benedetto
– Nacque a Bronte (Catania) il 1° febbraio 1854 da Nunzio e da Marianna Longhitano.
I genitori, ricchi proprietari terrieri, erano imparentati con notabili locali, che vissero con inquietudine il passaggio dal Regno borbonico a quello dei Savoia.
Primogenito di quattro figli, Benedetto Radice studiò nel collegio Capizzi, dove nel 1870 superò la licenza ginnasiale sotto la guida del sacerdote Vincenzo Leanza. Ottenuto nel 1873 il diploma liceale presso l’istituto Spedalieri di Catania, si laureò in giurisprudenza e conseguì l’abilitazione alla libera professione forense. Dopo una breve esperienza di avvocato accettò di insegnare al collegio Capizzi, presso cui prestò servizio per alcuni anni, collaborando anche ai periodici Prometeo e Corriere di Catania (1881) con brevi racconti e note di costume. Alcuni attriti con la direzione amministrativa gli causarono però la perdita del posto di lavoro e lo convinsero a cercare un impiego presso la ducea di Nelson. Fallito il tentativo di essere assunto nel feudo inglese, Radice rivolse aspre critiche al duca Alexander Nelson Hood, controllore del Comune di Bronte e primo feudatario della Sicilia.
Negli anni 1884-87 svolse un’intensa attività nel partito dei ‘comunali’ contro quello vicino alle posizioni del duca: fu anche segretario del comitato elettorale in occasione delle votazioni municipali. La sua adesione a quella fazione, dettata più dal rifiuto inglese che dal labile ricordo della rivolta del 1860, si trasformò in una posizione critica verso la condotta degli amministratori locali, criticati per avere abbandonato la popolazione durante l’epidemia colerica. Nell’opuscolo I caduti di Dogali. Parole commemorative (Catania 1887), pubblicato nell’anno del colera, Radice deplorò il massacro dei soldati in Eritrea, ma accusò il sindaco d’incapacità politica.
Nel 1888, a causa dell’azione diffamatoria dei notabili cittadini, Radice fu costretto a trasferirsi a Roma, dove si dedicò allo studio dell’archeologia e fece da guida ai turisti stranieri in visita alla città, attività che gli diede l'opportunità di perfezionare la conoscenza delle lingue straniere. L’anno successivo, superato il concorso per l’insegnamento della lingua francese, fece le sue prime esperienze didattiche al collegio Berardi di Ceccano (Frosinone), dove ricordò in un opuscolo un allievo annegato nel fiume Sacco (In morte di Giovannino Prudenzi, convittore del collegio Berardi, Lanciano 1890). Insegnò poi a Fiesole presso la scuola degli scolopi e a Empoli presso l’istituto Leonardo da Vinci, impegnandosi nella costituzione di una cooperativa contadina e cimentandosi in una nuova traduzione italiana delle favole di Jean de La Fontaine. Durante il suo soggiorno nella città toscana conobbe Pietro Fanfani, Olindo Guerrini, Ferdinando Martini, Ermenegildo Pistelli, Giosue Carducci e Renato Fucini.
Con quest’ultimo strinse una fraterna amicizia, che si trasformò in un proficuo sodalizio culturale di cui rimane un fitto carteggio inedito; sul giornale di Palermo L’Ora (25 febbraio 1922) scrisse un ricordo commemorativo nell’anniversario della morte di Fucini, avvenuta il 25 febbraio 1921.
Tra il 1893 e il 1902 insegnò a Sondrio e a Varese, svolgendo un’intensa attività pubblicistica su vari periodici con racconti e ricordi autobiografici: la Galleria letteraria illustrata, Cordelia, Journal de Bordighera, Il Pensiero di Sanremo. Pubblicò anche alcuni saggi storici: L’unità d’Italia e il papato (Ventimiglia 1895), Gli inglesi nel Risorgimento italiano (Livorno 1901) e un articolo dal titolo Gli inglesi e lo sbarco dei garibaldini a Marsala (in Il pensiero di Sanremo, 19 aprile 1900, poi in Il Radice sconosciuto, pp. 95-97). Nel 1903 si stabilì a Palermo, dove insegnò prima al regio liceo Umberto I e poi all’istituto Meli. In quel periodo raccolse documenti sulla storia di Bronte e del territorio limitrofo: dal 1906 alla morte dedicò la sua attività di ricerca alla propria città natale con numerosi e documentati saggi sulle sue origini storiche, sulle eruzioni dell’Etna, sui moti insurrezionali del 1820 e del 1848 nella cittadina etnea, sul casale di Maniace, sulla questione Bronte-Nelson, sulla condotta politica dei garibaldini in Sicilia e sull’azione repressiva svolta da Nino Bixio nel 1860.
Radice fu il primo storico della rivolta di Bronte, destinata a lunga fortuna memoriale, letteraria, cinematografica e storiografica, attribuendo alla ducea la responsabilità di avere provocato la violenza.
Nel 1908 sposò in seconde nozze la cognata Giuseppina Spitaleri, vedova del fratello Antonino, deceduto alcuni anni prima, con la quale nel maggio 1910 ebbe un figlio, al quale impose il nome di Renato in ricordo del caro amico Fucini.
Nel 1919 scrisse una storia minuziosa del collegio Capizzi, rimasta incompiuta per l’opposizione della direzione, che non gli concesse la possibilità di consultare la documentazione depositata nel suo archivio, come quella relativa alla vicaria foranea di Bronte e dell’annessa corte spirituale.
Iscrittosi al Partito nazionale fascista, Radice manifestò una viva simpatia al movimento politico fondato da Benito Mussolini, al quale dedicò alcune poesie elogiative. Gli rivolse diversi appelli, tra i quali il più noto è quello del giugno 1923 relativo alle inadempienze della giunta comunale sui «sessantanove dimenticati» (Il Radice sconosciuto, 2008, p. 231) della Grande Guerra nel monumento ai caduti del primo conflitto mondiale. Nel 1924 rientrò definitivamente a Bronte, dove raccolse i saggi dedicati alla città etnea in due ponderosi volumi, il primo pubblicato nel 1928 e il secondo, postumo, nel 1936 su iniziativa del figlio Renato.
Morì a Bronte il 15 maggio 1931.
Opere. I suoi saggi e articoli sono raccolti in Memorie storiche di Bronte, I, Bronte 1928; II, Bronte 1936; Il Radice sconosciuto (1854-1931). Racconti, novelle, commemorazioni, epigrafi, scritti vari, a cura di N. Lupo - F. Cimbali, Catania 2008.
Fonti e Bibl.: Bronte, Archivio comunale, Ufficio anagrafe, ad nomen; Chiesa Madre, Libro dei morti; Archivio di Stato di Palermo, Archivio della ducea di Bronte - Archivio Nelson. Il carteggio tra Radice e Renato Fucini si trova nel Fondo Fucini presso la Biblioteca Riccardiana di Firenze.
L. Margaglio, Nel 16° anniversario della morte di B. R., in Il Ciclope, 19 marzo 1947; L. Sciascia, La corda pazza. Scrittori e cose di Sicilia, Milano 1991, pp. 89-106; F. Cimbali, Vita e opere di B. R., in Vices temporum. Atti della Giornata di studio nel 150° anniversario della nascita di R., a cura di E. Galvagno, Bronte 2005; S. Raffaelle, Prefazione a B. Radice, Nino Bixio a Bronte, Catania 2011, pp. 5-22; L. Riall, La rivolta. Bronte 1860, Roma-Bari 2012, pp. 256-258, 267 s., 272-274, 284 s.; N. Dell’Erba, La rivolta di Bronte, in Id., L’eco della storia. Saggi di critica storica: massoneria, anarchia, fascismo e comunismo, Mantova 2013, pp. 61, 69-72, 74-78, 86 s.