PAGNI, Benedetto
PAGNI, Benedetto. – Nacque a Pescia, in Valdinievole, da Giovanni e da Elisabetta Del Grande e fu battezzato il 3 settembre 1503 (Nesi, 2002A, p. 2).
Il suo esordio ebbe luogo a Roma, dove fu accolto nella cerchia di Giulio Romano, probabilmente grazie agli uffici del pesciatino Baldassarre Turini, datario di papa Leone X (ibid.). Nel 1524 seguì Giulio a Mantova, partecipando alle imprese condotte per il marchese Federico II Gonzaga, duca dal 1530, e lavorando quindi in palazzo Te e in palazzo ducale, tra il 1527 e il 1533. Vasari, dopo averlo ignorato nell’edizione Torrentiniana (1550) delle Vite, nella Giuntina (1568) scrisse che Pagni aveva dipinto assieme a Rinaldo Mantovano nella sala dei Cavalli e sulla volta della sala di Psiche di palazzo Te. In questo ambiente si riferiscono al pesciatino le lunette (Hartt, 1958, p. 129) o piuttosto interventi diffusi sulle pareti e sulla volta (Oberhuber, 1989, pp. 345 s.). Spettano a Pagni anche una losanga della sala dei Venti, identificata con Febbraio (Hartt, 1958, p. 115 n. 11), e probabilmente un intervento nella camera degli Imperatori (almeno Giulio Cesare e Filippo il Macedone). Nel 1531 operò, oltre che nel castello di S. Giorgio, nella loggia di Davide e nel giardino segreto di palazzo Te; tra le poche decorazioni sicuramente a lui assegnabili, su base archivistica, è l’ottagono con l’Ebrezza di Uria nella loggia (Giulio Romano, 1992, p. 491). Risulta più arduo distinguere la sua mano nella sala dei Giganti, dove Oberhuber (1989, pp. 370-374) suggerisce una poco persuasiva divisione dei compiti tra Rinaldo Mantovano, Fermo Ghisoni e Pagni, al quale assegna le divinità al centro della volta. In quegli anni il pittore offrì un’interpretazione plastica e definita del magistero giuliesco, riletto attraverso una matrice grafica di origine toscana.
Il 14 aprile 1534 s’impegnò a dipingere per la cappella di Girolamo Andreasi nella chiesa carmelitana di S. Maria Annunziata a Mantova un’Immacolata Concezione raffigurante, in basso, la Vergine con i genitori s. Anna e s. Gioacchino e, in alto, Dio Padre con angeli (L’Occaso, 2006). Esiste un disegno, presso il Département des arts graphiques del Louvre (inv. 3458), che può ritenersi preparatorio alla pala, della quale rimangono tre frammenti conservati nella Galleria Sabauda di Torino (L’Occaso, 2011B). La commissione attesta un’attività di Pagni almeno parzialmente indipendente rispetto ai cantieri giulieschi.
Nel dicembre 1534 era ancora a Mantova (Nesi, 2002A, p. 2). Il decennio successivo è il più oscuro nella carriera del pittore e sono stati ipotizzati viaggi a Parma e Urbino (ibid., p. 13 n. 20; Id.,2004).
Nel 1543 rientrò a Pescia, dove sarebbe vissuto con una certa continuità per tre decenni (Id., 2002A, p. 4); nel 1544 dipinse nella chiesa del convento francescano di S. Ludovico a Colleviti di Pescia, per il giurista Pietropaolo Betti, una curiosa Immacolata Concezione con la «Madonna figurata in Ester avanti al re Assuero col motto “NON ENIM PROTER”»; l’opera è oggi perduta (ibid., p. 5; Id., 2005, pp. 185 s.). Di questi anni dovrebbe essere la decorazione di palazzo Pagni nella cittadina natia; le pitture in facciata sono perdute ma all’interno si conserva, del pittore, un sovracamino decorato con Vulcano eCupido (Id., 2002A, pp. 4 s.).
Vasari è laconico riguardo all’attività di Pagni successiva al periodo mantovano: «ha molte cose lavorato in Pescia sua patria, e nel Duomo di Pisa una tavola che è nell’Opera, e parimente un quadro di Nostra Donna con bella e gentile poesia, avendo in quello fatta una Fiorenza che le presenta le dignità di casa Medici» (Vasari, 1568, p. 82). Quest’ultimo dipinto è stato identificato (Wright, 1986) con la Madonna Medici del Ringling Museum of art di Sarasota (FL) che il pittore – tramite il suo parente Cristiano Pagni, segretario di Cosimo I de’ Medici – donò a questo nel 1547 con l’intento di mettersi in luce presso la corte fiorentina.
Il dipinto fu accolto con favore e mostra una curiosa rappresentazione di Firenze (in parte mutuata da opere di Francesco Salviati) nelle forme della dea Flora, la quale porge un giglio e i simboli del potere alla Vergine. L’allungamento delle proporzioni lascia pensare al Parmigianino o, per altri versi, a Girolamo Bedoli.
Nel 1547 ottenne da Cosimo I la commissione per un cartone, verosimilmente destinato a un arazzo (Wright, 1986, p. 98) e quindi messo in relazione con due portiere allegoriche con le Armi Medici-Toledo della Galleria Palatina, tessute a basso liccio da Francesco di Pacino e Nicolas Karcher (inv. IA 1912-25nn. 28, 721; Adelson, 1992; Meoni, 1998, pp. 168-171 nn. 22-23); è sufficientemente persuasiva l’attribuzione dell’invenzione a Pagni, in una fase di infatuazione salviatesca.
In questi anni il pittore potrebbe aver operato anche come architetto; gli si riferisce dubitativamente la ristrutturazione della villetta a Maiano, ancora esistente, di Lorenzo Pagni, suo parente, completata nel 1552 e nota dal 1862 come villa Temple Leader (La parrocchia di S. Martino a Majano. Cenni storici, Firenze 1875, pp. 77-80; Nesi, 2012, p. 37).
Il 12 dicembre 1552 gli fu commissionata la pala con i Ss. Andrea, Bartolomeo, Michele, Stefano e Giovanni Evangelista, per la cattedrale di Pisa, sostituita nel 1556 da un’altra, realizzata dal Bronzino, della qualerestanosolo due frammenti conservati presso l’Accademia di S. Luca di Roma. Il dipinto di Pagni si trova invece presso la soprintendenza (BAPSAE) di Pisa. A questo periodo sono riferiti anche un Ritratto virile dell’Art Museum di Worcester (MA), attribuitogli di recente (ibid.), e una Natività presso il Wallraf-Richartz Museum di Colonia (inv. 2356; Berzaghi, 2014).
Il 1° dicembre 1557 il pittore veronese Sebastiano Vini fu convocato da Pagni per far da testimone a un atto riguardante Cristiano Pagni, allora anche preposto della chiesa di S. Maria a Sabbioneta (Id., 2009, p. 428 n. 32). Una collaborazione tra i due artisti è stata ravvisata nella tavola raffigurante la Madonna della Cintola e i ss. Lorenzo e Giuliano in S. Erasmo a Pescia, siglata «B.V Inventor» (ossia Bastiano Vini), ma forse dipinta a quattro mani nel 1563 (Nesi, 2002A, pp. 16 s.; Id., 2012, p. 41 nr. 9); a entrambi spetterebbe anche l’insegna processionale lignea realizzata per la comunità di Fibbialla, presso Pescia, in cui sarebbe di pertinenzadi Pagni la facciata con S. Sebastiano (Id., 2009, pp. 423 s.).
Tra la fine del 1558 e la prima metà del 1559 Pagni si spostò ancora a Mantova, dove proprio nel 1559 fu pagato per il S. Sebastiano già nella cappella Boldrini della chiesa servita di S. Barnaba (oggi Mantova, Museo diocesano, inv. 33; Berzaghi, 2011). La firma «BENED. PAGNVS. PISCIEN.ARCHIT» dichiara una seconda professione per la quale l’unico indizio rimane la suddetta villa di Maiano. Il S. Sebastiano è opera di severa compostezza e di solida monumentalità e può essere considerato il capolavoro del pittore; la levigatezza delle forme è di ascendenza bronzinesca.
Nel 1561 consegnò la pala con S. Marta oggi nella sagrestia di S. Marta in Borgo a Buggiano presso Pescia ma in origine sull’altare maggiore (Nesi, 2002A, p. 8); circa contemporanea è la Madonna della Misericordia della collegiata dei Ss. Stefano e Niccolao di Pescia (ibid., p. 6).
Nel 1565 è ricordato da Vincenzo Borghini tra gli artisti che avrebbero potuto contribuire alle decorazioni destinatea celebrare le nozze tra Francesco de’ Medici e Giovanna d’Austria (Ginori Conti, 1936).
Prelude al definitivo trasferimento di Pagni a Mantova, avvenuto nel 1574 (Nesi, 2002A, p. 12 nr. 16), la lunetta con il Ritratto di Francesco Buonvicini posta all’ingresso del palazzo comunale di Pescia e databile tra la fine del 1573 e agli inizi del 1574 (ibid., pp. 10 s.). Nel 1576 dovrebbe aver dato inizio al vasto murale, raffigurante il Giuramento di Luigi Gonzaga, nella sala dei Capitani del palazzo ducale di Mantova (Berzaghi, 2003, p. 234).
Notevoli sono le affinità con la lunetta ed entrambe le opere sono caratterizzate da figure monumentali ma rigide e mal articolate; il murale dovette essere coperto quasi subito da una tela, pietoso velo sul declino finale di Pagni, dipinta dal mantovano Lorenzo Costa il Giovane.
Il catalogo dell’artista presenta alcune attribuzioni da approfondire, come la Madonna con il Bambino e i ss. Giovanni Battista e Felicita (?) della chiesa di S. Benedetto a Gonzaga (L’Occaso, 2007, p. 78 nr. 89; attualmente in deposito presso la Galleria del Premio a Suzzara), l’Andata al Calvario del Museo di palazzo ducale di Mantova (Berzaghi, 2005, p. 61 n. 50) e i cartoni (Parigi, Musée du Louvre) per gli arazzi dei Fructus Belli di Ferrante Gonzaga (Marinelli, 2000), forse però opera di un ‘romanista’ nordico. Si rammentano inoltre le attribuzioni a Pagni di una Madonna col Bambino e ss. Nicola da Bari e Giovanni Battista in S. Niccolò a Germinaia (Pistoia) e di un Ritratto di vecchia della Galleria Palatina di Firenze, normalmente riferito a Michele Tosini (Nesi, 2009, pp. 423 s.). Altre proposte poco persuasive (Id., 2005, pp. 183 s.) riguardano dipinti mantovani di ambito giuliesco: la pala della cappella Castiglione nel santuario delle Grazie di Curtatone, quella di S. Giorgio a Luzzara, la Natività della parrocchiale di Soave e l’Assunta in S. Andrea ad Asola, ampia tavola di un pittore facilmente non italiano. Cadioli (1763, p. 110) assegnava a Pagni la pala della cappella Valenti in S. Egidio a Mantova, spettante piuttosto ad Anselmo Guazzi (L’Occaso, 2012).
Sono infine da scartare le seguenti attribuzioni: la Cena in Emmaus nei Ss. Stefano e Niccolao a Pescia (Nesi, 2002B), derivante da un’incisione tratta da Rubens; i progetti grafici per gli arazzi raffiguranti le Storie di Mosè, tessuti da Nicola Karcher e oggi conservati nel Museo del Duomo di Milano (Adelson, 1992, p. 193), che spettano invece a Giovan Battista Bertani; il Martirio di s. Lorenzo già in S. Andrea a Mantova (Donesmondi, 1616), ora nel Museo di Palazzo ducale; il Ritratto di giovane del Metropolitan Museum of art di New York (inv. 56.51; Baetjer, 1995), attribuito a Bernardino Detti (Nesi, 2009, p. 421).
Morì a Mantova il 12 settembre 1578 (Perina, 1965, p. 330).
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite… (1550-1568), a cura di R. Bettarini - P. Barocchi, V, Firenze 1984, pp. 66 s., 82; I. Donesmondi, Dell’istoria ecclesiastica di Mantova, II, Mantova 1616, pp. 48 s.; G. Cadioli, Descrizione delle pitture... di Mantova, Mantova 1763, pp. 53, 85, 102 s., 110; P.O. Baldasseroni, Istoria della città di Pescia e della Valdinievole, Pescia 1784, pp. 367, 375; I. Ansaldi - A. Ansaldi, Descrizione delle sculture... di Pescia, Pescia 1816, pp. 30, 31 n., 43; C. d’Arco, Delle arti e degli artefici di Mantova, II, Mantova 1859, pp. 114 s.; P. Carpi, Giulio Romano ai servigi di Federico II Gonzaga, in Atti e memorie della R. Accademia Virgiliana di Mantova, XI-XIII (1918-20), pp. 42 s., 47, 49 s., 54, 60, 72, 75, 146 s.; P. Ginori Conti, L’apparato per le nozze di Francesco de’ Medici e di Giovanna d’Austria…, Firenze 1936, p. 143; W. Suida, Three newly identified paintings in the Ringling Museum, in Art in America, XXXII (1944), pp. 6-8; F. Hartt, Giulio Romano, New Haven 1958, ad ind.; C. Perina, La pittura, in E. Marani - C. Perina, Mantova. Le arti, III, Mantova 1965, pp. 330-333; E. Wright, B. P.’s ‘Medici Madonna’ in Sarasota, in The Burlington Magazine, CXXVIII (1986), 995, pp. 90-99; K. Oberhuber, in Giulio Romano (catal., Mantova), Milano 1989, pp. 145 s., 340, 345 s., 351-353, 370-374; C. Adelson, On B. P. da Pescia and two Florentine tapestries, in Kunst des Cinquecento in der Toskana, München 1992, pp. 186-196; Carteggio universale di Cosimo I de Medici..., IV, a cura di V. Arrighi, Milano 1992, ad ind.; R.P. Ciardi, Cultura artistica a Pisa..., in R.P. Ciardi - R. Contini - G. Papi, Pittura a Pisa tra Manierismo e Barocco, Milano 1992, pp. 47 s.; Giulio Romano. Repertorio di fonti documentarie, a cura di D. Ferrari, I-II, Roma 1992, ad ind.; K. Baetjer, European paintings in The Metropolitan Museum of art, New York 1995, p. 37; A. Belluzzi, Palazzo Te a Mantova, I-II, Modena 1998, ad ind.; L. Meoni, Gli arazzi nei musei fiorentini. La collezione medicea, I, Livorno 1998, ad ind.; S. Marinelli, Precisazioni sul disegno mantovano, in Quaderni di Palazzo Te, n.s., 2000, n. 7, p. 79; I. Ansaldi - L. Crespi, Descrizione delle sculture, pitture et architetture della città, e sobborghi di Pescia, nella Toscana, a cura di E. Pellegrini, Pisa 2001, ad ind.; A. Nesi, Ricerche su B. P. da Pescia (1503-1578), Pistoia 2002A; Id., La cena in Emmaus di B. P., in San Sebastiano. Periodico della Misericordia di Firenze, 2002B, n. 213, p. 30; R. Berzaghi, Le decorazioni dalla metà del Cinquecento alla caduta dei Gonzaga, in Il palazzo ducale di Mantova, a cura di G. Algeri, Mantova 2003, p. 234; A. Nesi, Pierantonio Palmerini, Sant’Angelo in Vado 2004, pp. 118, 127 n. 53; R. Berzaghi, Immagini e motivi decorativi nel palazzo ducale di Mantova, in Nel palagio, a cura di F. Monicelli, Verona 2005, pp. 58, 61 n. 50; A. Nesi, Leonardo Grazia e B. P., in Arte cristiana, XCIII (2005), 828, pp. 183-188; S. L’Occaso, Margherita Gonzaga d’Este..., in Atti e memorie dell’Accademia nazionale Virgiliana, n.s. LXXIII (2006), pp. 86 s.; Id., Premiata ditta Costa pittori, in Prospettiva, 2008, n. 128, p. 78 n. 89; A. Nesi, Michelangelo Membrini, Bernardino Detti, Zacchia il Vecchio e B. P., in Arte cristiana, XCVII (2009), 855, pp. 417-428; R. Berzaghi, in R. Berzaghi - S. L’Occaso, Museo diocesano Francesco Gonzaga..., Mantova 2011, pp. 78-80 n. 44; S. L’Occaso, Museo di palazzo ducaledi Mantova, Mantova 2011A, ad ind.; Id., New findings about some Mantuan drawings by Giulio Romanoand his circle, in Master Drawings, XLIX (2011B), 1, pp. 7-9; Id., Anselmo Guazzi, Mantova 2012, p. 49; A. Nesi, B. P., il Bronzino e l’altare della Madonna delle Grazie nel duomo di Pisa, in Arte cristiana, C(2012), 868, pp. 31-44; R. Berzaghi, La scuola di Giulio. Appunti per un aggiornamento, in Giulio Romano e l’arte del Cinquecento, Atti del convegno (Mantova 2009), Modena 2014; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVI, p. 144.