NARO, Benedetto
NARO (o Nari), Benedetto. – Nacque a Roma il 26 luglio 1744, da Fabrizio, marchese di Mompeo, e da Prudenza Capizucchi del conte Mario, sposata in seconde nozze nel 1738.
I Naro erano una famiglia patrizia presente a Roma dal XV secolo, alla quale appartenne Gregorio (1581-1634), creato cardinale da Urbano VIII nel 1629 e vescovo di Rieti. Acquisirono nel 1646 Mompeo in Sabina con il palazzo baronale e il titolo di marchese e furono inseriti da Benedetto XIV nel novero delle 180 famiglie nobili con la bolla Urbem Romam (4 gennaio 1746). Il fratello di Benedetto, Francesco, marchese di Mompeo e conte di Mustiano, nel 1750 sposò Porzia Chigi Montoro Patrizi , ereditando il nome, il blasone e i beni della moglie, ultima erede della famiglia. Da questo matrimonio discese la famiglia dei Patrizi Naro Montoro. Il nipote Giovanni Patrizi Naro Montoro, figlio di Francesco, divenuto «nobile coscritto romano» e vessilifero della Chiesa, sposò la principessa Cunegonda di Saxe-Lausitz, nipote di Augusto III di Polonia; dalla loro unione nacque il futuro cardinale Costantino Patrizi Naro; Giovanni Patrizi Naro fu nominato da Pio VII, nel 1815, senatore di Roma poi principe assistente al trono pontificio (Weber, 1999). Nel 1816 i Naro rinunciarono ai feudi di Mompeo, Sasso e Castel Giuliano.
Naro studiò al collegio S. Carlo di Modena, entrandovi il 20 gennaio 1752; a 19 anni si iscrisse al collegio Nazareno di Roma e vi rimase dal 1763 al 1765. Il 18 ottobre 1766 fu nominato da Clemente XIII canonico di S. Pietro e cameriere segreto. Entrò in prelatura a 31 anni come prelato domestico (27 aprile 1775) e divenne referendario utriusque signaturae il 1° giugno 1775. Fu ponente del Buon governo dal 1777 al 1787; nel 1788 entrò nella Consulta e vi rimase fino al 1798. Nominato sovrintendente di Ripa alla vigilia della Repubblica romana, durante la prima restaurazione, il 30 ottobre 1800, fu promosso da Pio VII chierico della Camera apostolica e presidente della commissione delle Ripe e delle acque; nel dicembre 1807 divenne maggiordomo e prefetto del Palazzo apostolico (Moroni, 1848, XLI, p. 276; Boutry, 2002). Durante l’esilio di Pio VII si trasferì a Bologna, ove rimase 18 mesi, alloggiando nel palazzo Spada (aveva rifiutato di prestare il giuramento alla Repubblica, al quale come canonico vaticano era costretto); al rientro a Roma di Pio VII, il 24 maggio 1814, accolse il papa come maggiordomo.
Fu creato cardinale, all’età di 72 anni, con il titolo di S. Clemente, nel concistoro dell’8 marzo 1816 e in quegli stessi giorni fu aggregato alle congregazioni della Consulta, dei Riti, dell’Immunità e della Fabbrica di S. Pietro; il 25 novembre 1817 entrò nella congregazione della Visita apostolica e il 20 agosto 1818 in quella dei Vescovi e dei Regolari. Il 29 novembre 1818 divenne prefetto della congregazione delle Indulgenze; il 3 febbraio 1821 fu scelto come prefetto della congregazione della Disciplina dei regolari, alla cui testa rimase fino alla sua morte (Diario di Roma, 1818, p. 1; 1821, p. 1; Moroni, 1848).
Il 1° gennaio 1824, Leone XII lo fece arciprete della basilica di S. Maria Maggiore: aprì e chiuse la porta della basilica Liberiana durante il giubileo del 1825 (Diario di Roma, 1824, p. 1). Ebbe le protettorie delle confraternite di S. Nicolò in carcere, dei Ss. Celso e Giuliano, della S. Concezione d’Albano, dei monasteri della Purificazione, di S. Margherita delle battiste, del S. Rosario in S. Clemente, delle arciconfraternite della Pietà de’ carcerati, del Ss. Crocifisso, del conservatorio di S. Caterina de’ funari e di Rieti (Moroni, 1848, XLVII, p. 236).
Partecipò ai conclavi per l’elezione di Leone XII nel 1823, di Pio VIII nel 1829, di Gregorio XVI nel 1830-31.
Morì a Roma il 6 ottobre 1832.
Fu seppellito nella chiesa del suo titolo cardinalizio, nella cappella della Passione del Redentore e di S. Caterina, i cui affreschi opera di Masolino, con la probabile partecipazione di Masaccio, furono fatti restaurare a sue spese nel 1825. Devoto del decoro del culto divino, fece dono alla chiesa di S. Clemente di sacri arredi e preziose suppellettili; ricchi doni sono attestati anche per le chiese e i luoghi pii posti sotto la sua presidenza.
Per il suo ritratto, si veda l’incisione, opera di Gioacchino Lepri, Cardinalium S.R.E. Imagines ex calcografia Rev. Camerae Apostolicae, del 1810 (Biblioteca apostolica Vaticana, Cardinali, c. 6, 4, int. 47 Cons.); un altro ritratto, opera di Vincenzo Camuccini, è conservato presso la Galleria Spada di Roma; un terzo, opera di un artista anonimo, è al collegio S. Carlo di Modena.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, AG, t. 730, Iuramenta c. 394. Arch. segreto Vaticano, Segreteria di Stato, Interno, a. 1816, r. 31, Pro-memoria; Particolari, r. 13, c. 6r, Memorie di Naro del 1816-18 sugli scavi del Tevere; Diario ordinario del 29 aprile 1775, n. 34 (prelatura domestica); r. 34, 1818-20: cc. 4r, 5r; Diario di Roma, 10 ottobre 1832, n. 81, pp. 2-3, n. 82, p. 2. Biografia del marchese Giovanni Naro Patrizj morto in Roma li otto gennajo 1818, Modena 1833, pp. 27 e 192; G. Moroni, N. B., in Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri, a cura di Id., XLI, Venezia 1848, p. 276; N. Bernabei, Vita del Cardinale Giovanni Morone, vescovo di Modena e biografie dei cardinali modenesi e di Casa d’Este, dei cardinali vescovi di Modena e di quelli educati in questo Collegio di San Carlo, Modena 1885, pp. 304-307; G.B. di Crollalanza, Naro, in Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane, a cura di Id., I-III, Pisa 1886-1890 (ed. anast. Sala Bolognese 1977, II, p. 197); G. Pietramellara, Il Libro d’Oro del campidoglio, II, Roma 1893-97, pp. 58, 59, 89; M. Patrizi, Memorie di famiglia, 1796-1815, Roma 1912, pp. 8, 13, 67, 69 (ricostruisce la storia della famiglia grazie alla documentazione conservata nell’Archivio Patrizi); T. Amayden, La storia delle famiglie romane, Roma s.d. [1915], II, rist. Bologna 1967, pp. 108 s., 141 s.; P. Ritzler - S. Pirminum, Hierarchia Catholica Medii et Recentioris Aevi, VII, 1800-1846, Padova 1968, pp. 11, 41; A. Pucci - A. Manodori, Il Nazareno, Roma 1989, p. 88; Ch. Weber, Genealogien zur Papstgeschichte, con la collaborazione di M. Becker, II, Stuttgart 1999, pp. 656-658; Ph. Boutry, Souverain et Pontife. Recherches prosopographiques sur la curie romaine à l’âge de la restauration, 1814-1846, Roma 2002, pp. 431 s.; Ch. Weber, Die Papstlichen Referendare, 1566-1809. Chronologie und Prosopographie, III, Stuttgart 2003-04, p. 759.