MAFFEI, Benedetto
Discendente da un ramo della famiglia Maffei attestato a Verona già dal XIV secolo, nacque in questa città nel 1428 da Rolandino. Fratello di Agostino, Francesco e Gerolamo, condivise con i primi due la scelta di trasferirsi a Roma.
Agli esordi della carriera il M. fu al servizio del cardinale e camerlengo padovano Ludovico Scarampi, presso il quale si trattenne non oltre il 1465, anno di morte del presule.
L'attività dei Maffei a Roma si fondava, oltre che sugli insigni natali e su un notevole patrimonio, sull'influenza e il sostegno di due illustri membri della famiglia, entrambi, in successione, generali dell'Ordine dei canonici regolari lateranensi, Timoteo e Celso, i quali seppero introdurre la propria discendenza nel raffinato e colto ambiente curiale.
Nell'epistolario del cardinale Iacopo Ammannati Piccolomini è possibile rinvenire traccia della benevola accoglienza riservata in Curia al M.: in una missiva del 23 ag. 1475 a Falcone Sinibaldi, il cardinale si rallegrava alla notizia dell'acquisizione del canonicato da parte del Maffei. Nonostante il M. godesse di un certo credito negli ambienti curiali, risulta privo di fondamento il giudizio di Scipione Maffei, che lo voleva segretario di Paolo II. Nello smentire tale ipotesi Marini chiarisce che il nome del M. compariva spesso nelle bolle di Paolo II scritte dal segretario Leonardo Dati e che il pontefice lo favorì sin dai primi giorni del suo mandato, nominandolo protonotario della Curia capitolina. Certa, invece, la presenza in questo periodo del M. tra gli abbreviatori del Parco maggiore, il cui ridimensionamento, operato da Paolo II, aveva risparmiato il M. ma non il fratello Agostino.
Il M. sposò Caterina Conti, dalla quale ebbe tre figli: Achille, che fu scrittore e abbreviatore apostolico, conservatore dal 1511 e marito di Paolina Altieri; Lucrezia, che si unì in matrimonio ad Antonio di Leni; e Giulia, che sposò Nicola Antonio Gottifredi. Due gravi lutti colpirono, nell'arco di un decennio, la famiglia: Caterina morì nel 1475 trovando sepoltura in S. Maria sopra Minerva nella cappella del Salvatore, che accolse anche il corpo di Lucrezia, alla cui prematura scomparsa l'11 nov. 1485 "soluit Dominus Benedictus eius Pater in contanti quinquaginta florenos pro anniversario facendo singulis annis pro anima ipsius, quos habuit Dominus Camerarius" (Jacovacci, p. 74).
Per dare più degna sistemazione a una famiglia di cui crescevano il prestigio e le esigenze, nel 1468 il M. aveva acquistato un'ampia abitazione nel rione Pigna, attigua a quella dove già viveva, sita presso la chiesa dei Ss. Quaranta Martiri; diede così vita al primo nucleo dell'omonimo palazzo che accolse la prestigiosa collezione antiquaria avviata dal fratello Agostino, ricca di statue, epigrafi e fregi, che ben testimoniava lo status raggiunto dal M. con il suo trasferimento a Roma. Non meno nota di quella antiquaria, la raccolta libraria del M., un importante fondo d'impronta prettamente umanistica, che contribuiva al configurarsi di quell'apertura alla cultura classica verso cui si avviava, in aderenza con l'indirizzo dato da Pio II, la Curia romana.
Alla ben consolidata pratica di far riprodurre scelti esemplari librari da affidare a illustri curatori, il M. unì una sua attività filologica che lo portò, sul finire del 1483, a dedicarsi personalmente alla cura dell'edizione delle Epistolae selectae di Cicerone per i tipi di Schömberger (Gesamtkatalog der Wiegendrucke, n. 6870). Nel 1484, sempre dai torchi dello Schömberger, uscì la sua Vita ac moribus Iohannis episcopi et comitis Castrensis, celebrazione del vescovo di Castres Jean d'Armagnac; mentre l'Epistola ad Iohannem Nicolaum Faelam fu pubblicata nell'edizione veronese del 1594 della traduzione del De origine et laudibus Maffeorum, scritto dal Faela su richiesta dello stesso Maffei.
Il ms. 7483 della Bibliothèque nationale di Parigi, Fonds latin, contiene alcuni scritti inediti del M.: si tratta di cinque lettere e due opuscoli: il Breve compendium de futuris eventibus rei rusticae, dedicato a Lorenzo de' Medici, e il Libellus de moribus suorum temporum, dedicato a Marco Barbo.
Il fervore umanistico-letterario di casa Maffei - di cui era ulteriore espressione un intenso mecenatismo -, la splendida biblioteca, preziosa per tutti gli eruditi che liberamente potevano consultarla, e la solida posizione raggiunta in Cancelleria fecero conoscere il M. come egregius vir e gli diedero notorietà presso la ristretta cerchia che gravitava intorno alla figura del pontefice. Testimonia questo legame la presenza del nome del M. nel Liber Fraternitatis S. Spiritus et S. Marie in Saxia de Urbe, libro degli appartenenti all'omonima Confraternita romana, che, quasi completamente estinta sotto Eugenio IV, trovò in papa Sisto IV Della Rovere un solido protettore, capace di infondere nuova linfa alla sodalitas, dinamica e fiorente negli anni del pontificato sistino. Innegabilmente più di ogni altro membro della famiglia, il M. può essere considerato autore di quella promozione sociale e di quel radicamento nella società romana verso la cui realizzazione, dall'epoca del trasferimento da Verona, aveva indirizzato gli sforzi, non disdegnando di ricercare l'appoggio e la protezione di influenti personaggi quali Girolamo Riario e Oliviero Carafa.
Nel 1480 il M. figurava in un gruppo di nobili, tra cui Paolo di Leni e Girolamo di Lorenzo Altieri, strettamente legati a Sisto IV, che si impegnarono di fronte al notaio per una fideiussione in favore di Paola Orsini, tutrice degli orfani di Orso Orsini, per una somma di 2000 ducati. L'ultima notizia documentata riguardante il M. concerne l'ampliamento della residenza familiare con l'acquisto, al prezzo di 800 ducati, di un immobile sito all'angolo tra via della Pigna e via dei Cestari di proprietà dello scrittore apostolico Pietro Chiari. L'atto, sottoscritto il 4 luglio 1491 e conservato presso l'Archivio di Stato di Roma, descrive la casa come "quamdam domum ipsius domini Petri terrineam, solidatam et tegulatam cum sala, cameris reclaustro orto, puteo et aliis membris".
Il M. morì a Roma il 15 luglio 1494 e fu deposto nella cappella del S. Salvatore in S. Maria sopra Minerva. Sull'urna è riportato un motto in greco che, riprendendo un epigramma di Luciano, esprime lo spirito che aveva animato l'intera esistenza del M., il quale "godeva le sue facoltà, come quegli che dovea morire, e come avesse dovuto vivere, le risparmiava" (Maffei, p. 263).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Roma, Collegio dei notai capitolini, b. 1111 (notaio P. De Merillis), cc. 38-40: 4 luglio 1491; Biblioteca apostolica Vaticana, Ottob. lat., 2550, I: D. Jacovacci, Repertori di famiglie, cc. 73-75; J. Burckard, Liber notarum ab anno 1483 usque ad annum 1506, a cura di E. Celani, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XXXII, 1, p. 699; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d'altri edifici di Roma dal secolo XI fino ai giorni nostri, Roma 1876, I, p. 426; Necrologi e libri affini della provincia romana, a cura di P. Egidi, in Fonti per la storia d'Italia [Medio Evo], XLIV-XLV, Roma 1908, I, p. 524; II, p. 161; T. Amayden, La storia delle famiglie romane, a cura di C.A. Bertini, II, Roma 1910, pp. 32 s.; M.A. Altieri, Li nuptiali, a cura di E. Narducci (rist. anast. con introduzione di M. Miglio e appendice documentaria di A. Modigliani), Roma 1995, pp. 143, 149; I. Ammannati Piccolomini, Lettere (1444-1479), a cura di P. Cherubini, Roma 1997, III, pp. 1779, 1990, 1992-1994; S. Maffei, Verona illustrata, II, Verona 1731, pp. 261-264; Catalogus codicum manuscriptorum Bibliothecae regiae. Pars tertia, IV, Parisiis 1744, pp. 364 s., LXXX; G. Marini, Degli archiatri pontifici, Roma 1784, I, pp. 229 s., 346 s.; V. Zabughin, Giulio Pomponio Leto. Saggio critico, II, Roma 1912, p. 181; L. Thorndike, A history of magic and experimental science, IV, New York 1934, p. 435 n. 86; J. Ruysschaert, Recherche des deux bibliothèques romaines Maffei des XVe et XVIe siècles, in La Bibliofilia, LX (1958), pp. 313 s., 355 n. 120; R. Avesani, Verona e il suo territorio, IV, Verona 1968, p. 237; B.L. Ullman, Studies in the Italian Renaissance, Roma 1973, pp. 365, 375 s.; Scrittura, biblioteche e stampa a Roma nel Quattrocento. Atti del 1 Seminario, 1979, a cura di C. Bianca et al., Città del Vaticano 1980, pp. 104 n. 743, 107 n. 765, 110 n. 783, 111 n. 794, 119 n. 853, 226 n. 1648; A. Modigliani, I Porcari: storie di una famiglia romana tra Medioevo e Rinascimento, Roma 1994, pp. 96, 307 s., 353-355; A. Bedon, I Maffei e il loro palazzo in via della Pigna, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'architettura, XII (1998), pp. 48 s.; Editori ed edizioni a Roma nel Rinascimento, a cura di P. Farenga, Roma 2005, pp. 55-63, 129; M.F. Cosenza, Biographical and bibliographical Dictionary of Italian humanism, III, pp. 2054 s.