LORENZELLI, Benedetto
Nacque a Badi, nel Comune di Castel di Casio presso Bologna, l'11 maggio 1853 da Domenico e da Marianna Mazzocchi. Le modeste condizioni economiche della famiglia, che viveva della sola proprietà di un piccolo castagneto e della produzione occasionale di manufatti in vimini, non gli consentirono di frequentare la scuola pubblica. Fin da bambino fu quindi affidato alle cure del parroco del vicino paese di Bargi, C. Stefanini, che gli impartì i primi elementi di grammatica italiana e latina. La particolare attitudine e dedizione agli studi mostrate dal giovane spinsero il curato a indirizzarlo verso i corsi di filosofia e teologia del seminario diocesano di Bologna, dove il L. fu allievo di mons. F. Battaglini, allora impegnato nella diffusione del tomismo. A Bologna, il 1° apr. 1876, fu ordinato sacerdote dall'arcivescovo C.L. Morichini, cui l'anno dopo successe il cardinale L.M. Parocchi, che dissuase il L. dall'esercitare la professione di maestro comunale per cui nell'agosto del 1876 aveva ottenuto la patente. Parocchi lo incoraggiò, invece, a recarsi a Roma per approfondire la formazione teologica e filosofica, dapprima al Pontificio Collegio di Propaganda Fide, poi al Pontificio Ateneo romano di S. Apollinare, dove nel 1881 conseguì il dottorato in filosofia, teologia, diritto civile e canonico.
La predilezione per i testi di Aristotele e soprattutto di s. Tommaso fecero del L. uno fra gli esponenti più rigorosi del neotomismo romano e uno dei teologi più fedeli all'indirizzo impresso da Leone XIII con l'enciclica Aeterni patris (4 ag. 1879) per la restaurazione della filosofia tomistica.
La ferma adesione alle dottrine di s. Tommaso gli valse infatti la chiamata alla cattedra di filosofia del Collegio di Propaganda Fide, e nel 1884 la successione sulla cattedra di teologia dogmatica dell'Apollinare, prima occupata dal futuro cardinale mons. F. Satolli, nel quadro del complessivo rinnovamento del corpo docente delle università cattoliche, messo in atto da Leone XIII in funzione di un ritorno al tomismo. Sempre in quegli anni, il L. fu chiamato a far parte dell'Accademia romana di S. Tommaso, che dal 1880 era stata riorganizzata per iniziativa del pontefice.
Quando nel 1884, sulla base di un accordo fra Leone XIII e l'imperatore Francesco Giuseppe, fu istituito in Roma il Pontificio Collegio boemo, al L. fu conferito l'incarico di istitutore e primo rettore. Ma la stima di cui il L. godeva presso la S. Sede si manifestò ancor più apertamente con la nomina, il 18 giugno 1890, a prelato della Segnatura apostolica e a consultore della congregazione speciale per la Revisione dei concilii provinciali, fino ad arrivare alla promozione alla carriera diplomatica giunta il 30 maggio 1893, con l'affidamento dell'incarico di internunzio di Olanda e Lussemburgo e il conferimento della dignità di protonotario apostolico ad instar.
Durante la nunziatura all'Aja il L. si occupò particolarmente delle missioni cattoliche, e riservò un'attenzione specifica a quelle situate nelle colonie olandesi; riuscì inoltre nell'intento di attivare un insegnamento di filosofia tomistica presso l'Università di Amsterdam. In questo periodo attese alla stesura di alcuni lavori frutto dei suoi studi e della sua attività didattica e diede alle stampe un testo polemico nei confronti di alcune correnti filosofiche contemporanee, intitolato Il teismo filosofico cristiano e la critica panteistica (Roma 1893), nonché la seconda edizione dei due volumi delle Philosophiae theoreticae Institutiones secundum doctrinam Aristotelis et S. Thomae Aquinatis (ibid. 1896), già pubblicati nel 1890, che proponevano una trattazione pedissequa della filosofia scolastica e tomistica.
Il 1° ott. 1896 gli fu assegnata, ancora come nunzio apostolico, la nuova destinazione di Monaco di Baviera, dove il L. si adoperò per lo sviluppo del locale movimento cattolico, già molto vivace, contribuendo a far sì che alle elezioni del giugno 1899 il partito dei cattolici raggiungesse la maggioranza assoluta nel Landtag bavarese. Nel frattempo era stato consacrato arcivescovo (8 dic. 1896) titolare di Sardi dal segretario di Stato di Leone XIII, il cardinale M. Rampolla del Tindaro.
Appena si rese vacante la nunziatura di Parigi per la morte di mons. E. Clari, il L. fu chiamato a succedergli il 10 maggio 1899. Si trovò così ad affrontare gli anni difficili che precedettero la rottura delle relazioni diplomatiche fra la S. Sede e il governo francese, ma non si mostrò all'altezza del delicato compito di mediazione che gli era stato affidato. La rigidità delle sue posizioni si scontrò con la politica anticlericale del presidente del consiglio J.-L.-É. Combes, causando un aperto conflitto intorno alla questione della scelta dei nuovi vescovi da nominare; conflitto destinato ad aggravarsi con la visita ufficiale a Vittorio Emanuele III del presidente francese É. Loubet a Roma nell'aprile 1904, che suscitò la protesta del pontefice contro il governo italiano e portò alla rottura dei rapporti tra la S. Sede e la Francia. Il 31 luglio dello stesso anno, il L. dovette dunque rientrare a Roma; tornato in Curia, il 14 nov. 1904 fu nominato arcivescovo di Lucca e, ricevuto nel dicembre il regio exequatur, fece il suo ingresso nella diocesi il 25 marzo 1905, accolto dagli onori militari tributatigli da G. Giolitti e dalle contestazioni degli anticlericali e dei socialisti che, contro la concessione del primo ministro, rivendicavano la laicità dello Stato italiano.
Gli anni della sua permanenza a Lucca si caratterizzarono per un'azione pastorale decisa, rivolta a imporre al clero diocesano il rispetto di una severa disciplina. In particolare, dopo la promulgazione dell'enciclica Pascendi (8 sett. 1907), il L., che nel concistoro del 15 apr. 1907 era stato elevato alla porpora cardinalizia con l'assegnazione del titolo di S. Croce in Gerusalemme, fermo sulle sue posizioni e ossequiente alla S. Sede si attenne fedelmente alle direttive di Pio X, che invitava i cardinali di nuova elezione a un'energica opera repressiva contro il modernismo.
Combatté pertanto con durezza e intransigenza le manifestazioni religiose non conformi all'ortodossia, chiedendo ai parroci di occuparsi prevalentemente dell'istruzione catechistica sulla base del nuovo testo redatto dal pontefice. Nel settembre del 1909 proibì al clero diocesano la lettura della Rivista di cultura, del Rinnovamento, del Savonarola e del Giornale d'Italia, prescrivendo la sospensione a divinis per i trasgressori.
Ma le instabili condizioni di salute, unite alle asperità del carattere, che resero spesso difficili i rapporti con il clero e i fedeli della sua diocesi, lo indussero a rassegnare le dimissioni dall'incarico di arcivescovo e a lasciare Lucca il 26 febbr. 1910. Rientrato in Roma, dove la sua lunga esperienza diplomatica lo aveva reso uno dei cardinali più influenti della Curia, stretto collaboratore e consigliere personale di Pio X soprattutto per le questioni francesi, il L. riprese a dedicarsi agli studi e alla meditazione filosofica, finché agli inizi del 1914 ricevette gli incarichi di prefetto della congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari e di quella degli Studi. Alla morte del papa, sostenne la candidatura del cardinale G. Della Chiesa, arcivescovo di Bologna, rimasto uno fra gli ultimi rappresentanti della scuola leonina, cui anche il L. apparteneva, e al conclave del 1914 fu uno dei suoi grandi elettori. In segno di riconoscenza e di affetto, il nuovo pontefice, Benedetto XV, gli offrì la carica di segretario di Stato, che il L. fu costretto a rifiutare per la malferma salute. Nella primavera del 1915 si ritirò nella sua villa di Bucciano, nei pressi di San Miniato (Pisa), dove trascorse gli ultimi mesi della sua vita gravemente malato.
Il L. morì a Bucciano il 15 sett. 1915.
Fra gli scritti minori del L. si ricordano: Le sensazioni e i sensibili, Bologna 1886; La teoria del materiale e dell'immateriale riguardanti in sé e nella loro conoscibilità, Roma 1886; L'unité catholique et le pouvoir temporel du Saint-Siège, Paris 1902.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. del Collegio germanico-ungarico, Bf, b. 19: Lorenzelli. Sugli incarichi ricoperti dal L. si segnalano i seguenti fondi dell'Arch. segreto Vaticano: Segreteria di Stato, Rubricelle, 1893-1896, Nunziatura Aja; Rubricelle, 1896-1899, Nunziatura Monaco; Rubricelle, 1899-1904, Nunziatura Parigi; Morte di pontefici e conclavi, Leone XIII, scatole 7/A, 7/B; Pio X, scatole 10/A, 10/C; Arch. particolare di Pio X, Corrispondenza, b. 7; Arch. della Nunziatura apost. in Olanda, bb. 27, 28, 46; Arch. della Nunziatura apost. in Monaco, scatole 185-189; Protocolli e Indici, voll. 33, 36; Arch. della Nunziatura apost. in Parigi, bb. 318-343; Affari ecclesiastici straordinari, Germania, 1896-99; Francia, 1899-1904; Lucca, Arch. arcivescovile, Protocollo Segreteria arcivescovile, Sacre visite, voll. 240-244 bis, Protocollo Vicariato; Arch. di Stato di Lucca, Carte Biagini, n. 1, lettera n. 96; Gabinetto Prefettura, n. 136; Archivio Massoni, n. 34, f. 40; Carte Sardi (alcune lettere e un biglietto da visita).
Delle undici lettere pastorali scritte dal L., tutte pubblicate, si trova indicazione in Lettere pastorali dei vescovi della Toscana, a cura di B. Bocchini Camaiani - D. Menozzi, Genova 1990, pp. 138 s. Notizie e riferimenti sul L. in: G.B. Comelli, Bargi e la val di Limentra, Bologna 1917, pp. 81-84; E. Soderini, Il pontificato di Leone XIII, II-III, Verona 1933, ad ind.; J. Schmidlin, Papstgeschichte der neuesten Zeit, II, München 1934, pp. 403, 431 s.; M. Scaduto, I precedenti di una riforma e le leggi di Pio X sul conclave, in La Civiltà cattolica, XCIV (1944), 2, pp. 145-149; F. Vistalli, Giuseppe Toniolo, Roma 1954, pp. 460, 470-477; P. Cenci, Il cardinale Raffaele Merry del Val, Roma-Torino 1955, p. 171; A. Dansette, Chiesa e società nella Francia contemporanea, II, Firenze 1959, pp. 267, 316 s.; Aspetti della cultura cattolica nell'età di Leone XIII. Atti del Convegno, Bologna… 1960, a cura di G. Rossini, Roma 1961, pp. 161, 212, 215, 358; P. Scoppola, Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia, Bologna 1961, pp. 22, 233; La Pontificia Università Lateranense. Profilo della sua storia, dei suoi maestri e dei suoi discepoli, Roma 1963, pp. 107 s.; U. Nicolai, I vescovi di Lucca, Lucca 1966, p. 31; L. Bedeschi, La Curia romana durante la crisi modernista, Parma 1968, pp. 52, 55, 57, 60, 62 s., 294; Id., Lineamenti dell'antimodernismo. Il caso Lanzoni, Parma 1970, p. 176; G. Bianchi, Il Cardinal B. L. nunzio a Parigi e arcivescovo a Lucca, in La Provincia di Lucca, XI (1971), 2, pp. 63-72; 3, pp. 93-103; 4, pp. 71-86; XII (1972), 1, pp. 73-85; G. Evangelisti, Il cardinal B. L. di Badi, in Nuèter, IV (1978), 1, pp. 54 s.; R. Aubert, Pio X, un papa riformatore e conservatore a un tempo, in Storia della Chiesa, diretta da H. Jedin, IX, La Chiesa negli stati moderni e i movimenti sociali (1878-1914), Milano 1979, pp. 467 s.; C. Snider, L'episcopato del cardinale Andrea C. Ferrari, II, Vicenza 1982, pp. 33, 35, 59; L. Bedeschi, Le analisi dei visitatori apostolici e l'antimodernismo in Toscana, in Fonti e documenti. Centro studi per la storia del modernismo…, XI-XII (1982-83), pp. 46, 48 s.; L. Malusa, Neotomismo e intransigentismo cattolico, Milano 1986, pp. 262, 284; R. Aubert, Pio X tra Restaurazione e riforma, in Storia della Chiesa, XXII, 1, La Chiesa e la società industriale (1878-1922), a cura di E. Guerriero - A. Zambarbieri, Milano 1990, pp. 143 s.; L. Lenzi, Lotta al modernismo e attività pastorali. Il card. L. arcivescovo a Lucca, 1905-1910, Pisa 2002; Hierarchia catholica, VIII, p. 501.