SCHIERI (degli Schieri), Benedetto di Matteo da Prato
SCHIERI (degli Schieri), Benedetto di Matteo da Prato. – Nacque attorno al 1382 a Iolo, una delle ‘ville’ del distretto comunale di Prato, da Matteo di Verzone e da monna Cosa, sua moglie.
La famiglia, arricchitasi nell’ultima generazione con il commercio al minuto e il prestito a interesse, si trasferì nel 1389 nella ‘terra’ di Prato (rione di Santa Trinità).
Schieri fu presto avviato al notariato e, già il 26 gennaio 1400, compariva tra i tre notai eletti quali procuratori dal cittadino pratese Domenico di Andrea da Casale. Il 22 luglio 1401 fece, però, formale rinuncia dell’esercizio privato della professione, consegnando a titolo definitivo il registro delle sue imbreviature al notaio ser Francesco di Angelo Cecchi; è possibile che la decisione venisse dettata da un dirottamento verso la mercatura dettato da ragioni familiari. Nel giugno del 1402 aderì a una congiura ordita dai Guazzalotti per rovesciare il governo comunale e la Signoria fiorentina sul centro toscano, approfittando della contemporanea entrata in Bologna del duca di Milano; condannato a morte in contumacia (17 giugno), Schieri fuggì probabilmente in Lombardia o in Veneto, presso i numerosi mercanti toscani residenti in quelle regioni.
Nel testamento reso il 3 aprile 1407, pochi giorni prima della sua morte, suo padre, Matteo, lo diseredò formalmente «causa destructionis et perditionis persone et honorum» (Piattoli, 1931, p. 41), privandolo di ogni diritto sui beni di famiglia.
Schieri riemerge a Venezia il 9 agosto 1414, quando – in vista della partenza per la Dalmazia al fine di prendere servizio come notaio presso la cancelleria di Ragusa – nominò il pratese Luca Verzi suo procuratore in laguna, definendolo suo compagno nelle attività commerciali e creditizie.
La scelta di Schieri giunse al termine di una missione ufficiale promossa dal patriziato raguseo per assicurarsi un professionista della scrittura gradito alla comunità toscana attiva a Venezia e in grado di favorire la mediazione con le compagnie fiorentine rimaste creditrici di notevoli capitali con l’esportazione di panni di lana nella città dalmata.
L’accordo per l’assunzione era stato raggiunto con i nobili ragusei Giuno e Nicolino Gondola, i quali avevano ricevuto il 30 luglio dallo stesso pratese un prestito di garanzia di 100 ducati d’oro ex causa mutui. Un mese più tardi, il 30 agosto, Benedetto si trovava già a Ragusa, come dimostra una denuncia di smarrimento di alcuni beni personali spediti da Venezia.
A Ragusa, Benedetto esercitò ininterrottamente l’ufficio di notaio-cancelliere dal 1414 al 1430, ricevendo annualmente la riconferma del proprio incarico dal Consiglio maggiore: in quanto notaio, si occupò ovviamente dei negozi giuridici stipulati da cittadini e forestieri; in quanto cancelliere, della verbalizzazione del dibattito consiliare e della stesura della documentazione ufficiale. Il salario percepito, inizialmente di 140 ducati annui, si stabilizzò su 130 una volta che il numero dei notai si assestò sulle quattro unità. Al compenso si aggiungevano 30 perperi annui destinati a coprire le spese per l’affitto dell’abitazione.
L’assidua frequentazione della cancelleria gli valse la fiducia del collega più anziano, ser Iacopo Ugodonici, il quale si accordò per concedergli in moglie la figlia Franussa; il contratto di dote fu stipulato il 29 luglio 1415. Quale unico erede maschio della famiglia del suocero (morto il 6 giugno 1416, due giorni dopo la giovane Franussa), Schieri si trovò a gestirne i legati testamentari, compreso l’obbligo di recarsi a Santiago di Compostela in suffragio della sua anima.
Il pellegrinaggio si svolse tra il 5 febbraio e il 13 luglio 1419, secondo quanto registrato dai Consigli in merito all’autorizzazione speciale concessa per assentarsi dall’ufficio di cancelliere.
Declinando la possibilità di mantenere il celibato in cambio del pieno godimento della dote, Schieri si sposò in seconde nozze con Marussa, vedova di un ricco mercante locale, Paolo di Radino Ilich, ricevendo il 3 settembre l’eccezionale dote di 1500 ducati d’oro più 150 exagia d’oro e l’obbligo di prendersi cura dei suoi tre figli: Giuco, Margherita e Caterina. Dall’unione nacquero, tra il 1417 e il 1427, Cosetta, Iacoba, Nicoletta, Orsatto e Luca. L’esteso nucleo familiare si era intanto già allargato nel 1419 con l’arrivo da Prato di Agostino e Fabiano, figli della sorella Caterina e avviati all’esercizio dell’arte della lana.
Con l’abile opera di mediazione che svolse a fronte delle ingenti richieste di risarcimento presentate dai lanaioli fiorentini e pratesi per l’importazione di panni in Ragusa, Schieri favorì l’arrivo da Prato di alcune tra le maggiori famiglie impegnate nella produzione tessile, promuovendo un accordo informale in vista della partecipazione dei lanaioli pratesi al progetto promosso dalla città dalmata per la realizzazione di una manifattura tessile sul modello italiano. Lo stesso Schieri si impegnò in prima linea nel mondo degli affari, partecipando a imprese nate in ambito sia tessile sia commerciale.
Già nel marzo del 1416 egli investì 150 ducati in una commenda dedicata al commercio con i centri minerari della Bosnia, ma a partire dal 1420 si dedicò ininterrottamente al mercato tessile, approfittando dei privilegi concessi dalla città al nipote Agostino per favorire l’incremento della produzione di panni. Con costui e con l’altro nipote Fabiano, Schieri si avvalse di un fattore, Benedetto da Arezzo, residente a Lecce con il compito di piazzare i prodotti presso le città pugliesi scambiandoli con grano e olio. Nonostante il nuovo ordinamento dell’arte notarile di Ragusa (1428) vietasse ai cancellieri di partecipare personalmente ad affari mercantili, Schieri nel 1429 investì 1000 ducati d’oro in una società creata per occuparsi dell’esportazione dell’argento balcanico.
Quale cancelliere, Schieri rappresentò il governo municipale in delicate missioni diplomatiche. Nel 1416 fu a Recanati, nel 1421 a Zara e a Bisce, capitale del principato bosniaco di Sandalj Hranić, per offrire a costui la propria competenza giuridica. L’incarico di maggiore rilievo fu quello del 1426: condurre le trattative per il rinnovo dei trattati commerciali con Ancona. Nell’occasione, il governo raguseo gli concesse la possibilità di prolungare l’assenza dal suo ufficio per fare per la prima volta, dopo quasi un quarto di secolo, ritorno in patria, dove il governo fiorentino aveva predisposto la grazia dai crimini commessi e la restituzione della sua immunità. Accompagnato dal nipote Fabiano, Schieri fece il suo ingresso a Prato il 20 giugno, ricevendo un’accoglienza calorosa da tutta la comunità. Rientrato a Ragusa a settembre, Schieri continuò a ricoprire l’ufficio notarile e cancelleresco fino alla morte, occorsa improvvisamente l’11 gennaio 1430.
Tracce documentarie testimoniano la partecipazione di Benedetto alla stagione culturale dell’umanesimo e dell’interesse verso le opere della classicità. Nel testamento preparato in previsione del suo viaggio ad Ancona del 1426, si fa infatti menzione di un armario di libri destinato a far parte della eredità; inoltre, nel 1429, Schieri curò, su commissione di un mercante di Fiume, la copia di una raccolta commentata di trentadue opere di Seneca.
Fonti e Bibl.: R. Piattoli, Di un ignoto tentativo di Gian Galeazzo Visconti per far ribellare la terra di Prato nel 1402, in Archivio storico pratese, (1931), 1, pp. 37-41; B. Krekić, On the latino-slavic cultural symbiosis in late medieval and renaissance Dalmatia and Dubrovnik, in Dubrovnik: a mediterranean urban society 1300-1600, a cura di B. Krekić, Aldershot 1997, pp. 321 s.; F. Bettarini, La comunità pratese di Ragusa (1414-1434). Crisi economica e migrazioni collettive nel Tardo Medioevo, Firenze 2012, pp. 10-22, 85-110, 153-160; Id., Gli umanisti italiani e la politica culturale di Dubrovnik, in Književnost, umjetnost, kultura, između dviju obala Jadrana III (Letteratura, arte, cultura, tra le due sponde dell’Adriatico, III), a cura di N. Balić-Nižić - L. Borsetto - A. Jusup Magazin, Zadar 2013, pp. 377-390.