BENEDETTO di Leonardo, detto B. da Maiano
Nacque probabilmente a Maiano (Firenze) nel 1442; figlio di Leonardo d'Antonio, legnaiolo e scalpellino, che si stabilì a Firenze con la famiglia nel 1465. La prima menzione che abbiamo di B., degli anni 1466-67 (relativa a lavori, compiuti col fratello Giuliano, della parte lignea dei dipinti del Baldovinetti e dei Pollaiolo nella cappella del cardinale di Portogallo in S. Miniato al Monte), lo dice "lengniaiuolo". Iniziato infatti presumibilmente con i fratelli Giuliano e Giovanni nella bottega patema - e allievo anche, secondo alcuni, del Francione -, B. si dedicò in gioventù, a quanto riferisce il Vasari, prevalentemente all'arte dello stipettaio, eccellendo in particolare nei lavori di tarsia. In questi fu probabilmente addestrato soprattutto dal fratello Giuliano, maggiore di dieci anni e assai provetto appunto in quel campo.
Sempre a detta del biografò aretino, la cui Vita di B. è per la massima parte attendibile, egli si sarebbe recato in gioventù in Ungheria per consegnare personalmente al re Mattia Corvino certi magnifici cassoni intarsiati. Sballandoli in presenza del re e della sua corte, avrebbe trovato le tarsie rovinatissime a causa dell'umidità sofferta durante la traversata in mare, così che la grande delusione lo avrebbe determinato ad abbandonare il mestiere di legnaiolo (non definitivamente, però) per quello di scultore. Non sono state rintracciate le "cose di terra e di marmo che molto piacquero a quel re" che B., riparati i cassoni, avrebbe fatte in quel soggiorno ungherese; né è facile giudicarne l'opera di legnaiolo per la continua collaborazione specialmente col fratello Giuliano.
Sembra ragionevole escludere dalla sua attività per restituirla a Antonio Rossellino e aiuti, fra i quali forse anche B. stesso (Middeldorf, 1933), un'opera generalmente ritenuta il caposaldo del periodo giovanile e cioè l'arca di S. Savino nel duomo di Faenza, costruito su disegno di suo fratello Giuliano. La personalità di questo è presumibile abbia pesato sulla attività architettonica di B., del resto limitatissima, a detta dello stesso Vasari, alla cui sola autorità dobbiamo le due importanti attribuzioni, che comunque non abbiamo ragione di negargli: il porticato di S. Maria delle Grazie ad Arezzo e il palazzo Strozzi a Firenze.
Databili intorno al 1490, sono originali elaborazioni di forme brunelleschiane, tipiche del tardo Quattrocento fiorentino. Per il palazzo, per il quale, come riferisce il Vasari, B. avrebbe fatto un modello ("e secondo quello fu cominciato, sebbene fu seguitato poi e finito dal Cronaca"), sappiamo da documenti che egli, oltre ad eseguire la maggior parte dei peducci delle volte, dette (per l'esecuzione del notissimo fabbro Caparra) i modelli dei portafiaccole e delle famose, elegantissime lanterne angolari (1491).
La sua opera scultoria, alla quale è dovuta quasi esclusivamente la sua celebrità, è costituita, nelle cose più importanti e all'ingrosso in ordine cronologico, come segue:
San Gimignano, collegiata: cappella di S. Fina (costruita su disegno di Giuliano), altare della santa, con l'arca che porta la data 1475; ciborio sull'altare maggiore, con ai lati due Angioli adoranti (1475). Firenze, Museo dei Bargello: busto di Pietro Mellini, firmato e datato 1474; S. Croce: pulpito, su commissione dello stesso Mellini, databile probabilmente fra il 1475 e l'80. Arezzo, badia delle SS. Fiora e Lucilla: tabernacolo per l'olio santo, donato dal Mellini nel 1478 (ma sembra anteriore al pulpito di S. Croce). Siena, S. Domenico: ciborio sull'altare maggiore, con ai lati due Angioli adoranti. Prato, duomo: statua in terracotta, non policromata, della Madonna in trono col Bambino entro un tabernacolo che porta la data 1480 col nome di B. e dei suoi fratelli Giuliano e Giovanni (a quest'ultimo, morto nel 1478, si attribuisce generalmente la Pietà che fa da paliotto), proveniente da una località presso Prato detta L'Ulivo, dove essi avevano un possedimento. Loreto, santuario della S. Casa: lavabo nella sagrestia della cura e evangelisti Matteo e Luca, in terracotta invetriata, nelle lunette sulle porte delle sagrestie (lavori probabilmente posteriori all'80; già da un paio d'anni Giuliano lavorava all'architettura del santuario). Firenze, Palazzo Vecchio: porta di comunicazione fra le sale dell'Udienza e dei Gigli (importanti, oltre l'architettura e la decorazione, le statue della Giustizia dalla parte dell'Udienza e di S. Giovannino e putti reggifestone dall'altra), compiuta nel 1481. Napoli, chiesa di Monte Oliveto, cappella Piccolomini: alcune delle parti superiori del monumento sepolcrale di Maria d'Aragona (circa 1485; attribuzione, comunemente accettata, proposta dal Bode, 1884); cappella Mastrogiudici, nella stessa chiesa, pala d'altare con l'Annunciazione e i ss. Giovanni Battista e Giovanni Evangelista, eseguita (come risulta da una lettera della regina di Napoli a Lorenzo de' Medici) a Firenze e compiuta nel 1489. Firenze, S. Maria del Fiore: tondo con la figura di Giotto a mezzo busto (1490); busto del musico Antonio Squarcialupi. Parigi, Museo del Louvre: busto di Filippo Strozzi, firmato e datato 1491. Firenze, S. Maria Novella, cappella Strozzi: monumento sepolcrale di Filippo Strozzi, già iniziato quando lo Strozzi morì, nel 1491. Scarperia (Firenze), prepositura: tondo con la Madonna col Bambino, leggera variante del tondo con lo stesso soggetto sul monumento Strozzi. San Gimignano, S. Agostino: altare di S. Bartolo (nella cappella costruita su disegno di Giuliano), allogato nel 1492, messo in opera nel 1495; Museo d'arte sacra: busto di Onofrio di Pietro (allogato nel 1493). Perugia, Collegio del Cambio: statuetta della Giustizia (terracotta dorata, collocata nel gennaio '94; attrib. Schmarsow). Firenze, S. Maria del Fiore: Crocifisso, ligneo, sull'altar maggiore (acquistato dagli operai del duomo dal figlio di B., Giovanni, nel 1508, dato a dipingere nel 1510 a Lorenzo di Credi); Certosa: S. Lorenzo fra due angioli nella lunetta sulla porta del refettorio (terracotta invetriata, 1496); Oratorio della Misericordia: Madonna in trono col Bambino, S. Sebastiano (statue assegnate alla Misericordia dal Bigallo a cui erano pervenute nel 1555 con i beni dei da Maiano in seguito all'estinzione - con la morte di Anton Maria ultimo figlio di B. - della loro linea maschile, conforme un testamento fatto da B. nel 1492); Museo del Bargello: gruppo, incompiuto, della Incoronazione di Alfonso d'Aragona (identificato con uno dei pezzi elencati in un inventario dell'eredità di B., steso alla sua morte da Cosimo Rosselli esecutore testamentario). A questo pur lungo elenco si devono aggiungere varie altre opere in raccolte italiane e straniere (v. elenco, con bibl., nella monografia del Dussler, 1924). Si citano in particolare: Bergamo, Accademia Carrara: statua di Angiolo adorante, in terracotta non policromata. Berlino Est, Musei statali: statua della Madonna col Bambino (terracotta policroma), variante della Madonna dell'Ulivo; Berlino-Dahlem, Musei statali: busto di Filippo Strozzi (terracotta; intorno al 1490). Al pulpito di S. Croce sono da riferire tre Storie di s. Francesco in terracotta (identificabili con alcune voci del citato inventario), che si trovano nel Victoria and Albert Museum di Londra, assieme con un rilievo in terracotta con la Nascita del Battista. New York, Metropolitan Museum: tondo con la Madonna col Bambino; statua in terracotta dipinta della Madonna col Bambino. Vienna, coll. Bondy: bozzetto in terracotta per la parte centrale dell'altare di Napoli, al quale si deve forse riferire anche un S. Giovanni Evangelista (terracotta) della coll. Lanz di Amsterdam.
Innumerevoli opere più o meno strettamente riferibili a B. e alla sua bottega si potrebbero citare ancora in chiese e raccolte specialmente di Toscana e in collezioni varie d'Europa e d'America. E mette anche conto ricordare qualcuna delle opere perdute di cui si ha notizia non solo dal Vasari, ma anche, più attendibile, dal citato inventario dei "marmi, pietre, figure, masseritie di più ragione" che si trovavano nella sua "bottega di via de' Servi luogo detto il Castellaccio" che venne rilevata da Leonardo del Tasso (Baroni). Delle prime si ricorda in particolare un Crocifisso, presumibilmente di legno, con ai lati la Vergine e s. Giovanni, che il biografò cita nella chiesa fiorentina di S. Giusto alle Mura, demolita nel 1529 per l'assedio: il gruppo di B. era sul centro del tramezzo come culmine alle Storie della Passione del Perugino. Delle altre, numerosissime fra opere abbozzate e finite, e di materiali e soggetti svariati, si citano i vari pezzi architettonici destinati "alla sepoltura de' Salviati" e quelli, in gran numero sia architettonici sia figurati, più o meno avanti nella esecuzione, destinati "alla porta reale cioè a Napoli" (come la superstite Incoronazione al Bargello), che danno un'idea della complessità e imponenza prevista per quest'opera, rimasta in tronco per la morte del re. Di altre opere non pervenuteci si ha notizia ancora da documenti fiorentini, come: a Firenze, un tabernacolo in legno per le reliquie di s. Sebastiano all'Annunziata (1479), la lastra sepolcrale di Salvino Salvini in S. Ambrogio (1492-94), un disegno per la facciata di S. Maria del Fiore (1491); inoltre, un disegno per il fonte battesimale del duomo di Pistoia (la notizia è del 4 maggio 1497).
B. morì all'età di 55 anni, a Firenze, il 24 maggio 1497. Fu sepolto nella tomba dei da Maiano nei sotterranei di S. Lorenzo.
Dalla moglie Elisabetta Massesi aveva avuto cinque figli, dei quali Giovanni (1487- 1511?) e Giuliano (1492-1527?) furono scultori (Poggi; Milanesi). Il primo identificabile con un G. da Maiano attivo in Inghilterra negli anni 1521-36? (cfr. G. F. Hill, in Thieme-Becker, XIV, pp. 124 s., sub voce Giovanni II da Maiano).
L'arte di B., inizialmente in rapporto con quella di Antonio Rossellino, ne sviluppa in grado altissimo l'elemento decorativo. Di un gusto raffinatissimo che si ricollega, appunto sulla linea rosselliniana, alla corrente ghibertiana, il repertorio decorativo di B. è ricco di fantasia e di squisitezze d'esecuzione. Ne è esempio precipuo il pulpito di S. Croce - generalmente considerato il suo capolavoro - ispirato a quello brunelleschiano di S. Maria Novella, ma di forma poligonale e arricchito di membrature in un movimento di gusto precinquecentesco e libero della scaletta esterna mediante la trovata di praticarla nello spessore del pilastro, al quale si addossa semplicemente come una preziosa acquasantiera. Esempi architettonico-decorativi particolarmente notevoli sono, fra gli altri, anche la porta nel Palazzo Vecchio e il ciborio di S. Domenico a Siena.
Anche per il ritratto è indubbio che la realistica oggettività dei busti di B. - non a torto nel Pietro Mellini sono state notate (Reymond) affinità col vaneyckiano Uomo dal garofano e si ricordi che il Vasari fa di B. un "concorrente" di Guido Mazzoni - quella oggettività, dicevamo, ha i più chiari precedenti nei busti rosselliniani. Tuttavia la sua sensibilità plastica è fondamentalmente diversa da quella del Rossellino, di fronte alle cui complesse ricerche chiaroscurali la scultura di B. ha saldezze e nitidezze che lo avvicinano piuttosto alla corrente robbiana. Del resto, già fin dai riquadri figurati del pulpito di S. Croce l'arte di B. si mostra su una propria via, ben definita. Improntata piuttosto a un certo eclettismo, converrà aggiungere alle sue componenti non solo, com'è stato da tempo notato, elementi verrocchieschi e qualche ripresa donatelliana diretta, ma anche, soprattutto, rapporti con la contemporanea pittura fiorentina: col Ghirlandaio (Pope-Hennessy, 1964), con Filippo Lippi (Lisner, 1958), con Leonardo (Gengaro). Né sembrano da tralasciare il Baldovinetti e Filippino e, per l'elegante figura della Giustizia sulla porta dell'Udienza, i Pollaiolo e il Botticelli delle Virtù della Mercanzia. D'interesse particolare è infine un parallelo fra l'arte di B., portata verso forme ampie e atteggiamenti espansi, con l'arte del Signorelli nei suoi aspetti meno drammatici: si guardino gli Angioli del lavabo di Loreto (dove i da Maiano lo ebbero appunto collaboratore), l'Annunziata di Napoli e i due Santi laterali, la predella di S. Bartolo. Interessa inoltre rilevare come B. riattinga, forse per esigenza del suo temperamento di genuino scultore, e proprio negli ultimi anni, a certe pure sintesi della plastica toscana di vari decenni prima. Tratto questo, si badi, non di sporadico sterile arcaismo, ma, all'opposto, riprova di come fosse "aggiornata" la sua arte. La quale ci rappresenta infatti una continuità concreta coi Cinquecento (i suoi rapporti con Michelangelo, già accennati genericamente da altri, sono stati del resto recentemente precisati dalla Lisner). E un gusto ormai cinquecentesco - si riconosce concordemente - è nel "San Bastiano presso a finito" della Misericordia, dal quieto classicismo, dalla testa riversa (caratteristico impianto di B., qui particolarmente a proposito), che gli danno un tono di abbandono da Niobide morente.
Come si è visto, i da Maiano avevano messo su un'importante azienda, che abbiamo ragione di ritenere probabilmente in relazione anche con quella dei della Robbia, oltre che, più strettamente, con i del Tasso. Nell'ambiente artistico fiorentino B. fu certamente tenuto in molta considerazione; si rileva anche dal Vasari, che, citandolo in più occasioni, ce lo raffigura anche fra "i migliori e primi artefici dell'arte nostra" a partecipare, nella bottega di Baccio d'agnolo, a "bellissimi discorsi e dispute d'importanza". E difatti, per quanto in una attuale prospettiva egli non appaia personalità di primissimo piano - come, per esempio, fra gli artisti della sua generazione, un Verrocchio o un Antonio Pollaiolo - ci si presenta tuttavia come rappresentante notevolissimo della cultura fiorentina di quell'estremo trentennio del Quattrocento.
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