BENEDETTO da Rovezzano
Benedetto di Bartolomeo dei Grazzini, detto da Rovezzano. Scultore e architetto. Nacque nel 1474 a Canapale presso Pistoia e morì dopo il 1552 a Vallombrosa. Il nome gli venne dal lungo soggiorno a Rovezzano. Dovette formarsi a Firenze, sugli scultori e architetti più eminenti della fine del '400, quali Benedetto da Maiano e Giuliano da San Gallo. La sua prima opera sicura è la cantoria marmorea di S. Stefano in Genova, compiuta nel 1499, insieme con Donato Benti, accurato decoratore fiorentino. Nel 1502, con lo stesso Donato Benti e con Gerolamo Viscardo e Michele D'Aria, eseguiva, per ordine di Luigi XII, la sepoltura dei suoi avi; più tardi, sempre col Benti, B. si recava in Francia trasportandovi alcune statue già abbozzate per quel monumento che dalla chiesa dei Celestini di Parigi fu trasportato a St. Denis nel 1816. Al suo ritorno a Firenze, nel 150-, B. pose mano alla sepoltura di S. Giovanni Gualberto, destinata alla chiesa di S. Trinità e commessagli dai monaci vallombrosiani della Badia di Passignano; vi lavorò quasi ininterrottamente fino al 1515; ma l'opera, non ancor condotta a termine, fu manomessa, durante l'assedio di Firenze del 1530; ed i frammenti che ne rimangono - alcuni bassorilievi, fregi, nicchie, ecc. - si conservano al cenacolo di S. Salvi. Le caratteristiche dell'arte di B. appaiono in sommo grado in questi frammenti, ornati con dovizia ed eleganza a cornucopie, grottesche, tralci. Nei bassorilievi rappresentanti la vita del santo, l'artista dimostra soprattutto un fare spiccatamente pittorico. Più che altrove, è qui palese la discendenza da Benedetto da Maiano; ma le forme spesso gonfie di quest'ultimo vi diventano espressive ed energiche. Contemporaneamente a questo lavoro B. scolpì, nel 1509, una base per il David di bronzo di Michelangiolo trasportato in Francia, e compiva varî lavori architettonici nella Badia fiorentina, ove il Vasari gli ascrive la porta principale, il vestibolo e la cappella Pandolfini. Nel 1510 B. iniziava per la chiesa del Carmine la tomba di Pier Soderini, gonfaloniere del comune fiorentino, ripetendovi il tipo consueto della tomba quattrocentesca fiorentina. Nella tomba di Oddo Altoviti (1515-16), ai Ss. Apostoli, la linea architettonica, più semplice di quella del Carmine, perde ogni freschezza per il risalto della decorazione. Il camino in pietra serena, nel Museo nazionale, che B. eseguì per Pier Francesco Borghezini, deriva da quello che Giuliano da San Gallo aveva composto nel 1495 per il palazzo Gondi, ed è considerato giustamente uno dei più bei camini del Cinquecento fiorentino. Nel 1512, in gara con Jacopo Sansovino e Baccio Bandinelli, B. scolpì la statua di S. Giovanni Evangelista per S. Maria del Fiore, opera fredda e manierata. Chiamato nel 1524 in Inghilterra vi rimaneva, a intermittenze, fino al 1535 e compieva a Windsor la tomba del cardinale Wolsey, che divenuta più tardi tomba di Enrico VIII, andò dispersa nel 1646; ne rimangono soltanto il sarcofago, adattato al monumento dell'ammiraglio Nelson, nella chiesa di S. Paolo a Londra, e quattro candelieri nella cattedrale di Gand.
Negli ultimi anni della sua vita, divenuto cieco, l'artista si ritirò a Vallombrosa ove morì. L'ultima sua opera, del 1552, è l'altare della cappella Sernigiani in S. Trinità, e che può considerarsi il suo capolavoro, per la perfetta fusione della parte decorativa con quella strutturale. Sono attribuite a B. alcune terrecotte della collezione di Hampton Court, e del South Kensington Museum di Londra; e un bassorilievo con Niobe, Apollo e Diana della raccolta Pembroke a Wiltonhouse. Varî suoi disegni sono nel gabinetto della galleria degli Uffizî.
La fama di B. poggia soprattutto sulla squisita qualità di decoratore; benché fiorito al principio del '500, egli non partecipò del gusto della sila generazione, e può invece considerarsi, per il carattere di minuzia che tutte le sue opere rivelano e per il suo amore all'ornato, un ultimo artista quattrocentesco.
Bibl.: Schottmüller, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, III, Lipsia 1909 (con le bibl. prec.); G. De Nicola, Recenti acquisti del Museo nazionale di Firenze, in Boll. d'arte, 1916, pp. 1-3; A. Venturi, Storia dell'arte it., VIII, i, Milano 1923, pp. 165-67.