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Benedetto da Cesena

di Cesare Federico Goffis - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Benedetto da Cesena

Cesare Federico Goffis

Imitatore di D. (morto nel 1464). Sulla vita di lui poco si sa con certezza, ma pare che sia nato ai primi del Quattrocento, e che facesse il ricamatore in Cesena, e talora il pittore. Si sposò forse poco dopo il 1437, ed ebbe due figli morti giovani, Beatrice e Carlo, di cui è cenno nel libro di B., il De Honore mulierum. Come ricamatore lavorò per Isotta degli Atti.

Il De Honore mulierum, nonostante il titolo latino (la cui connessione col contenuto non è peraltro molto perspicua, se si eccettuino alcuni brani in lode di donne famose) è un poema volgare in terza rima, scritto per educare nei buoni costumi Malatesta, figlio di Sigismondo Pandolfo e di Isotta degli Atti; consta di quarantasei ‛ epistole ' o capitoli, raggruppate in quattro libri, che si immaginano scambiate fra il poeta e la sua donna. Il primo sostiene che l'amore è indizio di animo gentile; la seconda ricorda esempi di donne famose per virtù, fra cui Isotta degli Atti. Replica il poeta che " Venere bella sempre chiede pace ", mentre Marte è la causa dei mali che afflissero Ebrei, Persiani, Greci, Troiani e Roma. La donna esorta allora ad amare le Muse, e scorre la storia della poesia e quella del mecenatismo fino a Sigismondo Pandolfo. Su questa via ricorda ancora Padri e Dottori della Chiesa, e poi viene a lamentare la corruzione moderna. Per liberare da questa il suo poeta la donna gli si fa guida fra i pianeti e sino all'Empireo, dove il poeta si confessa risanato. L'opera, composta tra la fine del 1453 e il 1454, ci è pervenuta in un unico, elegante codice membranaceo, il Barberiniano 4004 della Bibl. Vaticana di Roma, oggi mutilo della fine, che forse è la copia fatta eseguire dall'autore per Sigismondo Pandolfo Malatesta. Fu stampata una sola volta, nel luglio del 1500, a Venezia da " Bartholamio de Zani da Porteso ".

Continua è nel De Honore mulierum l'imitazione dantesca; anzi L. Piccioni parlò di plagio, particolarmente nei confronti dell'epistola VIII del libro IV, ove è la rassegna dei beati. Di fatto i continui riferimenti alla Commedia, nella forma addirittura del riassunto, sono piuttosto un'aperta testimonianza di ammirazione per il Paradiso, richiamato nei suoi personaggi famosi. Ma la struttura generale procede dai Trionfi, e molte sono le derivazioni da Ovidio, Livio, Sallustio, Valerio Massimo.

Bibl. - R. Zazzeri, Storia di Cesena, Cesena 1890, 353; L. Piccioni, A proposito di un plagiario del " Paradiso " dantesco, in Miscellanea in onore di A. Graf, Bergamo 1903 (rist. in Appunti e saggi di storia letteraria, Livorno 1912); A. Massera, Un romagnolo imitatore del poema dantesco nel Quattrocento (B. da Cesena), in Studi danteschi, a cura della R. Deputazione di St. patria per le Romagne, nel VI centenario della morte del poeta (Docum. e studi, IV) Bologna 1922, 165-176; E. Ragni, B. da C., in Diz. biogr. degli Ital. VIII (1966) 427-429.

Vocabolario
ceṡèna
cesena ceṡèna s. f. [etimo incerto]. – Uccello della famiglia turdidi (lat. scient. Turdus pilaris), di statura mediocre, con le parti superiori cenerino-bluastre, dorso e scapolari marrone scuro, gola e petto giallo aranciato; in Italia...
benedétto
benedetto benedétto agg. [part. pass. di benedire]. – 1. a. Che ha avuto la benedizione divina: acqua b.; l’ulivo b., nella ricorrenza della Pasqua. b. estens. Che ha avuto la benedizione del cielo, quindi ricco di doni, ben dotato e sim.:...
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