BENEDETTO da Bari
Nato probabilmente a Bari nella seconda metà del sec. XII, fu monaco benedettino della congregazione della SS.ma Trinità di Cava dei Tirreni. La sua fama è dovuta all'opera De septem sigillis, scritta forse intorno al 1227, e comunque tra il 1208 e il 1232, periodo dell'abbaziato di Balsamo, cui l'opera è dedicata: lo ricordano i versi posti alla fine dell'opera, nei quali tra l'altro B. si qualifica come "Barensis dictus, monachus tuus Benedictus".
L'opera, ancora inedita, si divide nei seguenti libri, suddivisi a loro. volta in capitoli: De incarnatione Verbi, de circumcisione et baptismo, de passione et morte, de resurrectione Christi, de ascensione et adventv Spiritus, de misterio resurrectionis et forma iudicii.
Nel De septem sigillis B. esamina le difficoltà e i misteri della Sacra Scrittura ed espone, anche se in forma non sistematica, le sue cognizioni teologiche, dogmatiche, morali, ascetiche. Pur essendo in essa più notevole la parte morale e ascetica, l'autore dimostra buona conoscenza dei problemi teologici e dogmatici, sciogliendo le più oscure allegorie dell'Apocalisse con chiarezza e dottrina. Lo stile è buono e non mancano brani stesi con grazia ed eleganza. Il titolo e l'argomento indussero il Guillaume a prospettare la possibilità di un influsso delle dottrine di Gioacchino da Fiore; egli lasciò tuttavia ad altri la soluzione del problema (p. 149). L'opera non è stata però ancora sottoposta ad accurato esame, e pertanto sarà più prudente parlare solo di presenza di motivi escatologici, assai diffusi del resto anche prima e indipendentemente dall'abate calabrese.
L'opera è contenuta nel cod. 2 della biblioteca dell'abbazia di Cava. Si tratta di un codice pergamenaceo in quarto di 311 carte, scritto, forse per mano dello stesso B., in beneventana: cosa non eccezionale, nonostante l'epoca tarda, perché nel monastero di Cava la scrittura beneventana continuò a essere usata fino al sec. XIV (cfr. Loew, p. 44). Esso è anche miniato: una miniatura rappresenta B. ai piedi dell'abate, vestito con tunica violetta e cocolla nera, insignito di pastorale e mitra, seduto su un trono circondato di teste di leone. L'autore della miniatura (si è pensato allo stesso B.), per esprimere che l'opera era frutto di tutta una vita, lo rappresentò con due teste sovrapposte, una giovanile e l'altra di vecchio. È questa miniatura, da cui B. risulta essere anziano, che permette l'approssimativa datazione della sua nascita intorno alla metà dei sec. XII. Si ignora la data della morte.
Bibl.: A. Beatillo, Historia di Bari. Napoli 1637, pp. 90 ss.; F. Ughelli-N. Coleti, Italia Sacra, VII, Venetiis 1721, col. 375; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, p. 565; P. Guillaume, Essai histor. sur l'abbaye de Cava, Cava dei Tirreni 1877, pp. 148-50; C. Villani, Scrittori ed artisti Pugliesi, Trani 1904, p. 125; E. A, Loew, The beneventan script. A history of the south Italian minuscule, Oxford 1914, pp. 69, 338; Codices cavenses, a cura di L. Mattei-Cerasoli, I, Codices membranacei, in abbatia Cavensi 1935, pp. 41 s.