BENEDETTO da Asnago
Appartenne a famiglia di origine comasca (Asnago è nei pressi di Cermenate), donde gli derivò anche la denominazione "de Cumis" con la quale viene spesso ricordato nelle fonti. Erronea invece si deve considerare la forma "de Assignano" che talvolta viene attribuita a B. nella bibliografia.
Nato in data imprecisata nella seconda metà del secolo XIII, B. entrò nell'Ordine dei domenicani e si dedicò agli studi teologici. Le fonti lo ricordano per la prima volta come lettore nel convento genovese del suo Ordine, dove figura. con tale qualifica come testimone in un documento del 9 genn. 1318. Nell'estate dello stesso anno il capitolo dei domenicani lo destinò a leggere le sentenze nell'università di Parigi, incarico che gli venne confermato anche nel 1319. Conseguito a Parigi, forse nel 1321, il titolo di "magister Theologiae", negli anni seguenti fu investito di varie missioni da papa Giovanni XXII. Il 22 maggio 1322 fu incaricato di visitare, insieme con due suoi confratelli, i conventi domenicani della provincia di Roma e della Lombardia inferiore per indagare in particolare sull'attività politica di alcuni frati sospetti di forti simpatie ghibelline. Di ritorno in Francia, egli assistette forse al processo di canonizzazione di Tommaso dAquino, celebrato nell'anno 1323 ad Avignone, se con lui è da identificare, come è stato proposto da I. Taurisano (Tre documenti inediti su S. Tommaso, in S. Tommaso d'aquino, Miscellanea storico-artistica, Roma 1924, pp. 310 ss.), quel "fr. Bentius", autore di una relazione sulla vita del santo, presentata alla commissione inquirente. In ogni modo, B. presenziò al capitolo generale del suo ordine tenutosi nel maggio del 1324 a Bordeaux. Nel 1325 Giovanni XXII gli affidò una nuova visita che doveva portarlo nella provincia tedesca dell'Ordine domenicano, dove molti conventi aderivano più o meno apertamente a Ludovico il Bavaro, con il quale il papa si trovava sin dal 1322 in aperto conflitto. Tuttavia la circostanza che nei documenti relativi alla missione appare solo il nome del suo collega, Niccolò da Strasburgo, lascia supporre che B., non sappiamo per quale motivo, non si sia recato in Germania. Nel corso del capitolo generale celebrato nel 1326 a Parigi fu incaricato di insegnare nell'università di Bologna senza. peraltro, poter assolvere questo incarico perché impegnato in più urgenti questioni.
Andronico Paleologo imperatore d'Oriente aveva proposta a Giovanni XXII, tramite il domenicano Andrea Doto, una unione delle due Chiese, con lo scopo evidente di prevenire la progettata crociata di Carlo IV re di Francia. Per discutere la proposta il papa, d'accordo con il re di Francia, nell'agosto del 1326 incaricò B. di recarsi alla corte bizantina. Munito di ampi poteri, B. nell'autunno del 1326 si mise in viaggio verso l'Oriente, passando da Napoli per informare, come gli era stato ordinato, anche, Roberto d'Angiò del progetto d'unione delle Chiese. La missione tuttavia fallì completamente: dopo lunghe trattative, di cui purtroppo non sono noti i particolari, B. nel maggio del 1327 ripartì da Costantinopoli senza aver ottenuto alcun risultato. Del resto la morte di Carlo IV (avvenuta nel febbraio 1328) e la deposizione di Andronico II (avvenuta nel maggio dello stesso anno) finirono per concludere per sempre tutta la faccenda.
B. però dovette con ogni probabilità a questa missione la nomina a vescovo di Como, il 16 dic. 1328. Ma la situazione politica gli impedì per alcuni anni di prendere possesso della sua diocesi. Dopo la morte del vescovo Leone Albertenghi (luglio 1325), infatti, il capitolo del duomo aveva eletto l'arcidiacono Valeriano Rusca, fratello di Franchino, signore di Como, che per la sua adesione a Ludovico il Bavaro era incorso già nel 1323 nella condanna pontificia come fautore dell'eresia. Naturalmente Giovanni XXII non aveva confermato l'elezione del Rusca (che il Bavaro aveva espressamente approvato) imponendo al capitolo comasco Benedetto. Al quale tuttavia, in conseguenza del rafforzamento delle posizioni ghibelline provocato dalla recente discesa dell'imperatore in Italia, non restò che aspettare tempi migliori. Stabilì la sua residenza nel castello di Grumello in Valtellina, donde nel 1329 lanciò l'interdetto su Como, mentre il 28 febbr. 1331 condannò da Cremona i Rusca come eretici. Ma le sole armi spirituali si dimostrarono poco efficaci, e vana si rivelò anche la speranza di rientrare in Como con l'aiuto di Giovanni di Boemia, con cui pare che B. sia entrato in rapporti durante la sua discesa in Italia. La situazione cambiò quando Azzone Visconti, riavvicinatosi a Giovanni XXII, decise di procedere contro la signoria ghibellina dei Rusca, servendosi anche di B. e di altri elementi guelfi del territorio comasco. L'abdicazione di Franchino Rusca e l'occupazione viscontea di Como riportarono finalmente, il 25 luglio 1335, B. in patria.
Dell'attività pastorale svolta da B. nei pochi anni di vita che gli rimasero resta solo qualche notizia: fece costruire a Como il monastero di S. Anna per le suore domenicane e ampliò la chiesa e il monastero del suo ordine nella stessa città. Morì nell'ottobre del 1339 a Como, dove fu sepolto nella chiesa domenicana di S. Giovanni di Piedimonte. A B. si è attribuita la paternità di una Concordantia anonima delle apparenti contraddizioni di S. Tommaso conservata in tre codici (Parigi, Bibl. Nat., cod. Lat. 14550 [sec. XV], ff. 284r-316r; Firenze, Bibl. Naz., Conventi soppressi, E.5 532 [sec. XIV], ff. 110r-128r; Vienna, Nationalbibl., cod. Lat. 1468 [sec. XIV], ff. 61r-76r) con l'incipit "Veritatis et sobrietatis verba loquar" (il solo prologo è pubblicato in J. Quétif-J. Echard, Scriptores ordinis Praedicatorum, I, Lutetiae Parisiorum 1719, pp. 732 s.). Si tratta di uno dei primi tentativi, in seno all'Ordine domenicano, di studiare l'opera dell'Aquinate nella sua totalità.
L'attribuzione si fonda sulla testimonianza di un cronista domenicano del Quattrocento, il bolognese Girolamo Borselli, che nella sua Chronica magistroruin generalium ordinis Fratrum Praedicatorum, inedita, conservata nel cod. Lat. 1999 della Biblioteca Universitaria di Bologna, afferma: "Hic postmodum fuit episcopus Comensis et primus edit Concordantias dictorum B. Thomae...". A tale affermazione del Borselli è da ricondurre con tutta probabilità la testimonianza di un altro domenicano bolognese, Leandro Alberti, che scrive: "Primus omrjium divi Thomae Aquinatis dicta, ubi contraria aliquando videntur, adnixus est ad concordiam revocare atque conciliare. Quod opus Concordantias adpellavit" (Deviris illustribus ordinis Praedicatorum libri sex..., Bononiae 1517, f. 120V). Su questa base il Mandonnet e il Grabinann ritennero di potere attribuire l'opera a B., provocando la vivace reazione del Pelster, che contestò la validità della testimonianza, alquanto tarda, dei Borselli, attribuendo la Concordantia al domenicano Thomas Sutton. La questione resta tuttora aperta.
Una sorta di Summa dall'incipit "De trinitate Dei hoc tenendum est quod in una substantia sunt tres persone", conservata in un codice della Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio di Bologna (cod. A 34, ff. 61r-72r) e scoperta dal Grabinann, porta il nome di B., ma non è certo che gli si possa attribuire, dato che l'opera sembra risalire almeno al sec. XIII. Era invece sicuramente suo il trattato Determinatio quaestionis de visione divina et beatitudine animarum, del quale si conserva solo il titolo riportato in D. M. Berardelli, Codicum omnium latinorum et italicorum qui manuscripti in Bibliotheca SS. Ioannis et Pauli Venetiarum apud PP. Praedicatores asservantur catalogus, in Nuova raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, a cura di A. Calogerà, XXXV, Venezia 1780, pp. 33 s. Questo trattato doveva collegarsi con tutta probabilità alla questione, tanto dibattuta fra i teologi francescani e domenicani, della visio beatifica, definita nel 1336 da Benedetto XII con la bolla Benedictus Deus.
Bibl.: Per la biografia di B. cfr. T. Käppeli, Benedetto di Asinago da Como (✝ 1339), in Archivum Fratrum Praedic., XI (1941), pp. 83-94, che riassume tutta la bibl. prec.; si veda inoltre Id., Pour la biographie de Jacques de Cessole, ibid., XXX (1960), pp. 154, 159; J. Koch, Kritische Studien zum Leben Meister Eckharts, ibid., p. 23; per la discussione sull'attribuzione della Concordantia, cfr. P. Mandonnet, Premiers travaux de polémique thomiste, in Revue des sciences philosophiques et théologiques, VII (1913), pp. 244-262; Id., La canonisation de Saint Thomas d'Aquin, in Mélanges thomistes..., Paris 1923, pp. 46 s.; F. Pelster, Thomas von Sutton O. P. ..., in Zeitschrift für katholische Theologie, XLVI (1922), pp. 233-236; Id., De concordantia dictorum S. Thomae..., in Gregorianum, IV (1923), pp. 72-105; M. Grabmann, Hilfsmittel des Thomasstudiums aus alter Zeit, in Mittelalterliches Geistesleben, II, München 1936, pp. 456-465, 474 s., 481, 485; Id., Die Werke des hl. Thomas von Aquin, Münster 1949, p. 411; F. Pelster, Die Konkordanz "Veritatis et sobrietatis verba loquar", ein Werk des Benedikt von Asinago O. P. oder des Thonias von Sutton O. P., in Scholastik, XXIX (1954), pp. 244-249.