CASTIGLIONI, Benedetto
Nacque intorno alla metà del sec. XV da Alessandro e da Luigia Solaro. Aveva quattro fratelli e insieme con loro ottenne il 4 nov. 1477 da Gian Galeazzo Sforza e dalla madre di lui Bona la conferma di una esenzione fiscale sui comuni beni siti in Desio, già concessa al padre loro dal duca Galeazzo Maria.
Questo documento, oltre ad essere il primo da cui si ha notizia del C., ci permette anche di distinguerlo da un omonimo lettore di diritto civile nell'università di Pavia nel 1476, poiché in esso, stilato, come si è detto, l'anno successivo, il C. è qualificato ancora come studente in legge.
Si laureò comunque poco dopo e con decreto del 29 giugno 1481 fu nominato avvocato della Camera ducale, al posto di Branda Castiglioni, chiamato ad altri incarichi. Gli alti elogi di lui contenuti nel diploma, spiegabili anche per la sua appartenenza ad una nobile e potente famiglia, giustificano la rapidità della carriera. All'inizio del 1483 il C. divenne viceduca di Bari, di cui, dall'agosto del 1479, era duca Lodovico il Moro, successo al fratello Sforza Maria Sforza. Nel marzo egli era già nella città pugliese e già doveva difendere il suo posto, come appare da una lettera da lui inviata al segretario del Moro, Bartolomeo Calco, che egli ringraziava di averlo difeso presso lo Sforza dalle accuse mossegli dal precedente viceduca, Gaspare Visconti.
Quale che sia stato il comportamento del C. a Bari, certo le accuse contro di lui cominciarono prima ancora che egli arrivasse nella sua sede. Infatti prima del settembre del 1484 i maggiorenti cittadini rivolsero a Ippolita, duchessa di Calabria, sorella del Moro e da questo incaricata di sopraintendere, sia pure non ufficialmente, agli affari del ducato di Bari, una protesta collegiale contenente ben trenta capitoli di accuse contro il Castiglioni. Per controbattere il contenuto di tale documento questi promosse un processo verbale, che ebbe luogo in casa sua in tre giorni della prima quindicina di settembre. Egli era accusato prima di tutto di corruzione e di arricchimenti indebiti, poi di dispregio per gli statuti e gli ordinamenti della città, di vessazioni contro gli abitanti e, infine, addirittura di ostilità nei confronti del suo stesso signore. I cittadini chiamati a deporre per scagionarlo si limitarono a fare dichiarazioni piuttosto vaghe, ammettendo di essere a conoscenza solo di fatti che non compromettevano nessuno.
Nel 1484 il C. fu sostituito da Giovanni Erminzani, e con ogni probabilità non si recò, né prima né dopo il suo ritorno a Milano, presso la duchessa di Calabria a Napoli, anche se gli era stata preparata da parte del duca Gian Galeazzo una lettera di raccomandazione per lei, in data 22 sett. 1484. Tornato in patria, l'8 marzo 1486 il C. veniva creato vicario generale, della quale carica otteneva la conferma nel dicembre del 1487 e nel giugno del 1490. Da un documento privato del 1489 risulta che in Milano abitava, insieme con i fratelli, nella parrocchia di S. Pietro a Cornaredo, in Porta Nuova. Nel 1492 il C. fece richiesta al duca di assumere la cittadinanza comasca per poter godere di certi privilegi, avendo in animo di sposare una donna di Como, che non sappiamo se fosse Feconda Terzaghi, da lui effettivamente sposata. Il duca gli concesse quanto chiedeva con un diploma del 4 luglio.
Il C. non ebbe discendenza, e non si hanno di lui notizie ulteriori a questa data.
Fonti e Bibl.: Gli uffici del dominio sforzesco, a cura di C. Santoro, Milano 1948, pp. 87, 107; C. Prelini, Serie cronologica...,in Mem. e docc. per la storia dell'Univ. di Pavia, I, Pavia 1878, p. 61; N. Ferorelli, Il ducato di Bari..., in Arch. stor. lomb., s. 5, I (1914), p. 438; P. Pecchiai, Il governo di B. C. in Bari, ibid., V (1918), pp. 37-49; P. Litta, Le fam. celebri ital., s. v. Castiglioni, tav. I.