CALIARI, Benedetto
Figlio di Gabriele e di una Caterina, fu fratello minore del grande pittore Paolo Veronese. Nell'anagrafe di S. Paolo di Verona, nel 1541 è detto di quqttro anni, ma nel 1553 è registrato diciannovenne (Caliari, p. 10); si ritiene sia nato effettivamente intorno all'anno 1538. Evidentemente andò con il fratello a Venezia intorno alla metà del secolo, dato che nel 1556 viene documentato come aiuto di Paolo nei lavori al soffitto della chiesa di S. Sebastiano (E. A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane…, IV, Venezia 1834, p. 151). Con Paolo egli è documentato anche nell'anno 1575 a Padova (Caliari, p. 120 n. 4). In tre diversi passi (I, pp. 354, 358, 359) il Ridolfi sottolinea il fatto che il C. era esperto nella pittura di architetture e che, come tale, assisteva suo fratello Paolo e, in seguito, i nipoti, più spesso negli affreschi che nelle pitture a olio.
Degli affreschi attribuitigli dal Ridolfi rimangono solo parte di quelli nel vescovado di Treviso, per altro restaurati: la decorazione della stanza simula, con finte colonne, una loggia attraverso la quale lo spettatore vede scene che si svolgono all'aria aperta. Questo tipo di decorazione, del resto non nuovo in Italia settentrionale, si trova anche negli affreschi di Paolo a Maser e con caratteri talmente simili che anche in questi ultimi le architetture possono essere attribuite a Benedetto.
Il Ridolfi (I, p. 360) insiste sull'assenza di ambizione nel C e sulla sua prontezza a riconoscere il talento ben superiore del fratello; il pittore stesso manifesta questi sentimenti in un documento pubblicato da P. Caliari (p. 178): "Esso amavimo come padre e come quello che favoreggiato da Dio à auto milior sorte di me". Secondo il biografo, il C. "compose versi volgari e Sattire pungendo i costumi di quell'età", ma finora non sono stati rintracciati. La tradizione vuole che nel giovane riccamente vestito di broccato, con una mano sul fianco, nelle Nozze di Cana oggi al Louvre, dipinte dal Veronese, sia rappresentato Benedetto.
Nessuna pittura a olio è stata attribuita con certezza documentaria al solo C.; la ricevuta del 20sett. 1589, relativa al pagamento di 20ducati per la Conversione di s. Paolo nella chiesa di S. Giustina a Padova, non significa necessariamente che il C. non abbia avuto a collaboratori, in questa tela e nel suo pendant, Il martirio di s. Matteo, i nipoti Carletto e Gabriele; in effetti il Ridolfi cita queste due opere tra quelle degli "eredi" del Veronese. D'altra parte la Nascita della Vergine, dipinta per la Confraternita dei mercanti della Madonna dell'Orto (oggi nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia, in deposito al municipio di Venezia nel portico di palazzo Farsetti), è attribuita dal Ridolfi (I, p. 356) agli "eredi" e in particolare a Carletto e Gabriele, mentre un documento la dichiara consegnata il 31 dic. 1577 e quindi, poiché i nipoti non erano in età di dipingere, essa è da considerare tra le opere di Benedetto (W. Bode-G. Gronau-D. v. Hadeln, Archivalische Beiträge…, in Italien. Forschungen, IV [1911], pp. 143-145); del resto sia Boschini sia Zanetti, che anzi la considerava una delle sue opere migliori, attribuivano questa tela a Benedetto (cfr. Moschini Marconi, pp. 77 s.).Il Cristo davanti a Pilato, nelle stesse Gallerie, proveniente da S. Nicolò della Lattuga - di composizione simile ai Ss. Marco e Marcelliano del Veronese nel coro di S. Sebastiano -, è probabilmente lo stesso che il Boschini e autori più tardi attribuiscono a Benedetto (cfr. Moschini Marconi, pp. 76 s.). L'ultima cena e la lavanda dei piedi (Venezia, Accademia, proveniente anch'essa da S. Nicolò della Lattuga; oggi in deposito nella cappella del Rosario in S. Zanipolo), attribuita dal Ridolfi a Paolo, è invece data da Boschini, Zanetti e da più tardi autori, a Benedetto. In queste poche opere che si possono tranquillamente attribuire al C., il suo stile appare derivare strettamente da quello del Veronese nel suo periodo di mezzo.
Fonti e Bibl.: C. Ridolfi, Le maraviglie dell'arte [1648], a cura di D. v. Hadeln, I-II, Berlin 1914-1924, ad Indices;F. Sansovino, Venetia città nobilissima…, con aggiunte di G. Martinioni, Venetia 1663, p. 194; M. Boschini, Le minere… della pittura, Venezia 1664, p. 314; A. M. Zanetti, Pittura veneziana, Venezia 1771, p. 266; N. Melchiori, Vitedi dieci pittori veronesi…, Venezia 1845, p. 13; P. Caliari, Paolo Veronese…, Roma 1888, ad Indicem; Gallerie dell'Accad. di Venezia, S.Moschini Marconi, Opere d'arte del sec. XVI (catal.), Roma 1962, ad Indicem;R. Pallucchini, Paolo Veronese, corso univ., Padova 1963-64, p. 67 e passim;N. Ivanoff, La Libreria Marciana, in Saggi e memorie, VI(1968), p. 72; L. Crosato Larcher, Note su B. C., in Arte veneta, XXIII(1969), pp. 115-130; A. Ballarin,Veneziani inediti a Varsavia e Praga, in Paragone, XX (1969), 229, p. 53; D. Rosand, Three drawings by Paolo Veronese, in Pantheon, XXIX(1971), pp. 207 s.; T. Crombie, Jacob and Rachel at the Well by Veronese…, in Apollo, XCVI(1972), pp. 111-115; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 390 s.