BOSELLI, Benedetto
Pressoché inesistenti le notizie sulla sua vita. Del B. si sa che fu rettore della chiesa parrocchiale di S. Martino in Borgo a Piacenza, ora scomparsa. Anche la data della morte si ricava non da documenti ufficiali, ma dall'annotazione apposta da un anonimo sul frontespizio del Diario dello stesso Boselli. Qui, infatti, leggiamo che il B. "morì li 29 agosto 1670", l'anno stesso in cui termina il Diario. Altro tenue indizio, circa la sua biografia, è il racconto di un fatto cui egli nel Diario dice di aver assistito il 29 ott. 1632: il B. parla implicitamente di se stesso come di persona adulta.
Autore di un Diario riguardante Piacenza, il B. fu definito dal Mensi "scrittore minuzioso ma veridico ed esatto assai" e più recentemente dal Nasalli-Rocca "il maggior cronista [piacentino] del '600". In realtà, il B. da una parte si inserisce nel ricco filone risalente al medioevo della cronachistica piacentina, dall'altra si rivela pienamente partecipe di quella erudizione secentesca che era volta a mettere in luce i dettagli della vita cittadina "ad maiorem gloriam", appunto, della città natale. Iniziando la seconda parte del suo Diario, infatti, il B. dice di scrivere le sue memorie "per particolare, e privato suo gusto, e contento, e anco per gusto, et utilità universale di tutta la sua città di Piacenza". Questa angustia di interessi il B. non la supera mai, e invano cercheremmo nel suo Diario notizie che inquadrino la storia di Piacenza in un più vasto orizzonte.
Il Diario del B. è diviso in due parti. Nella prima, con procedimento annalistico (ma molti anni sono omessi), si va rapidamente (in quarantasette pagine) dalle origini preromane di Piacenza al 1620. Il pio B. si sofferma minutamente sul succedersi di vescovi dalla santa vita, come quel s. Savino che per due volte, mentre Piacenza era assediata, "apparendo al nemico in atto minaccioso in Pontificale la diffese, et liberò dall'assedio nimico" (pp. 5-6), o come il protettore della città, s. Antonino, che fece "molti miracoli sì in vita, come in morte, et hebbe spirito di Profetia" (p. 4). Ingenua fede nei miracoli e devoto culto delle reliquie sono gli aspetti caratterizzanti di questa prima parte, ove pure abbondano le descrizioni di fenomeni naturali improntate da un ingenuo stupore. Vengono poi registrati la nascita, il matrimonio, la morte dei principi di Piacenza o di altri influenti personaggi locali, e le visite, o le mancate visite - come quella di Carlo V nel 1536 - di importanti personaggi del tempo. A fatica, nella congerie di notizie piuttosto banali, è possibile estrarre informazioni più interessanti: quelle, per esempio, sulla "fiera dei Banchieri", "principiata in Piacenza" nel 1579, nella quale "prima fiera vi era uno milione, e 700 m. scudi (p. 37).
La seconda parte (di duecentocinquanta pagine) riguarda il periodo 1620-1670. Le notizie, raccolte spesso di prima mano dal B., si infittiscono, ma il tono del Diario non cambia. Già nella prima pagina di questa parte viene sottolineato, con grande zelo religioso, l'arrivo a Piacenza, dalla Sicilia, di "un braccio e una mano di S. Corrado Confaloniere". Con estrema cura il B. s'intrattiene, soprattutto sui solenni pontificali, soffermandosi anche su costruzioni di chiese, risse di soldati, impiccagioni di delinquenti, ecc. Di grande interesse, invece, le notizie sulla carestia del 1629 e sulla peste del '30, frammiste, peraltro, alle solite minuzie. La desolante realtà della città sconvolta dal morbo emerge con grande evidenza dalla pur arida cronaca del Boselli. Le porte della città vengono chiuse, si diffonde la paura degli untori; ed ecco la peste: "Ai di 9 detto (aprile 1630) fecero tre grida in occasione del sospetto di peste, la p.a che li poveri forastieri andassero fuora della città, quelli della Città fossero condotti all'hospitale, la 2a che non si tenessero bigatte nella Città, la 3a fu provvisto a quelli che confezano pelle, et che si tenessero nette le strade, et nelle case non si tenesse letame né cose che possano portare puzza" (p. 83). Il 24 ottobre inizia la "generale quarantena"; viene decisa la costruzione di un lazzaretto, che, dice il B., si sarebbe dovuto edificare da tempo. Ad edificazione del lettore, il B. non manca di sottolineare l'imponenza delle processioni fatte per impetrare da Dio la liberazione dalla peste. Alle pagine sulla peste, largamente utilizzate, insieme con altre parti del Diario, da Cristoforo Poggiali, è affidato il ricordo del modesto cronista.
Fonti eBibl.: Piacenza, Biblioteca Comunale, ms. Pallastrelli 126: Croniche o Diario del Reverendo Sig.r B. B. ...;C. Poggiali, Memorie storiche di Piacenza, X-XII, Piacenza 1761-1766, passim; La peste del 1630 in Piacenza. Memorie di Bernardo Morandi e B. B., Piacenza 1867; [G. Buttafuoco], Nuovissima guida della città di Piacenza con alquanti cenni topografici,statistici e storici, Piacenza 1842, pp. 49 s.; Il Progresso-Gazzetta di Piacenza, 9 maggio 1885; L. Mensi, Diz. biogr. piacentino, Piacenza 1899, p. 81; F. Nicolini, Aspetti della vita italo-spagnola nel Cinque e Seicento, Napoli 1934, p. 210; E. Nasalli-Rocca, La storiografia piacentina nell'età muratoriana, in Atti e mem. d. R. Deput. di st. patria per le ant. provincie modenesi, s. 8, VII (1955), p. 238.