BARBAGALLO, Benedetto
Nacque ad Acireale nel 1619. Compi gli studi di diritto e si addottorò in utroque iure a Catania nel "Siculorum Gynasium" unico Studio esistente ai suoi tempi in Sicilia.
Scarsissime le successive notizie biografiche. Si sa che assai presto si trasferi da Catania a Palermo, dove prese ad esercitare l'avvocatura e dove morì ottuagenario il 13 febbr. 1699.
Le ricerche del Ciccaglione hanno potutto stabilire che il B. teneva in Palermo corsi privati di diritto processuale e che per gli studenti egli scrisse l'unica sua opera che intitolò Practica novissima actheorica super ritu Magnae Regiae Curiae Regni Siciliae (prima edizione Panormi 1667 apud Petrum de Isola; ultima edizione Panormi 1785 ex Typographia D. Francisci Felicella, e non, come si è creduto sino ad ora, Panormi 1779 e typographia Repettiana: in entrambe queste due ultime edizioni è aggiunta la Practica ritualis seu explanatio terminorum et vocabulorum ritus forensis di Onofrio Buscemi). Probabilmente a Palermo il B. sposò una tal Francisca che, come egli afferma nel proemio della Practica,era consanguinea in quarto grado di Mario Muta.
La Practica del B. è una esposizione della scienza e della pratica processualistica nella Magna Regia Curia siciliana del suo tempo. Egli mostra di conoscere egregiamente le elaborazioni dottrinali dei commentatori che egli riporta con sobrietà e con indipendenza di giudizio (si veda, per esempio, il suo dissenso da Baldo degli Ubaldi nella definizione del iudicium) e senza cadere nella farragine delle citazioni di autorità che rappresenta una delle maggiori piaghe della metodologia giuridica del secolo.
L'opera è divisa in sei parti. Nella prima il B. tratta del procedimento esecutivo fondato su particolari titoli (contratto di mutuo, dotale, lettera di cambio, ecc.) e descrive il sistema del processo esecutivo adottato dalla Regia Curia pretoriana di Palermo. Nella seconda è trattata l'esecuzione per viam cedolae e sono dettate le formule per gli atti relativi a tale procedimento. La terza parte esamina il procedimento sommario e le ipotesi per le quali i Riti ammettono questo particolare tipo di cognizione sine strepitu et figura iudicii.Questa parte della trattazione è fondata principalmente sulla prammatica di Filippo II del 24 marzo 1577, riportata per intero dal B., secondo la quale in tutte le cause penali e civili si sarebbe dovuto procedere con il rito sommario, eccetto che per le cause feudali e per quelle relative a delitti per i quali il viceré avesse stabilito doversi procedere ex abrupto.Nella quarta parte si tratta dei procedimenti ordinari e sommari nelle cause civili. Nella quinta parte si espone la procedura per informazione (senza citazione) ammessa dai Riti per la determinazione della misura degli alimenti, del valore della dote, ecc. La sesta parte, infine, si occupa dei giudizi feudali e presenta numerosi spunti di notevole originalità rispetto alle dottrine che in quel tempo dominavano in Sicilia, rappresentate soprattutto da Pietro De Gregorio.
In tutta la trattazione il B. fa sfoggio della sua padronanza delle fonti e del sistema del diritto comune e dell'ordinamento del Regnum Siciliae:sistema e ordinamento che egli studia sub specie iudicii "...cum iudicium sit lapis quidam angularis totius legalis doctrinae..." (Practica, ed. 1779, p. 68).
I giuristi siciliani noti al B. vanno dal De Gregorio al Cumia, dal Muta al Caruso, da Blasco Lanza al Cannezzo. Questa sua approfondita conoscenza della letteratura giuridica che dominava ai suoi tempi rende ancora valido il giudizio espresso su di lui da Federico Ciccaglione: "L'opera del Barbagallo attesta la larga conoscenza dell'autore della letteratura giuridica e procedurale delle Scuole di Bologna, di Napoli e di Sicilia e contiene punti notevoli per la storia civile e giuridica dell'Isola".
Fonti e Bibl.: A. Mongitore, Bibliotheca sicula, I, Panormi 1707, p. 100, sub voce;G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 239; D. Orlando, Biblioteca di antica giurisprudenza siciliana, Palermo 1851, p. 113; V. La Mantia, Storia della legislazione civile e criminale di Sicilia, II, 1, Palermo 1874, p. 90; G. Mira, Bibl. siciliana, I, Palermo 1875, p. 74; F. Ciccaglione, Un giurista acese del secolo XVII, in Arch, stor. per la Sicilia orientale, XXVII (1931), pp. 241-250.