riproducibile, bene
Bene che si può riprodurre, la cui offerta è dunque espandibile e ricreabile attraverso l’attività di produzione; è detto non r. in caso contrario (per es., un giacimento minerario). Il bene r. è in genere tangibile (per es., automobile, quaderno ecc.), mentre non sono considerati r., per es., i beni finanziari (azioni, obbligazioni ecc.).
In riferimento al concetto di riproducibilità, in contabilità nazionale si parla di capitale materiale r. e capitale materiale non riproducibile. Quello r. include: il capitale fisso (come le costruzioni, gli impianti, i macchinari, ma anche, per es., frutteti, coltivazioni, vigneti), le scorte (per es., le materie prime, i semilavorati, i prodotti finiti), i beni durevoli (la casa, i mezzi di trasporto, i materiali preziosi ecc.). Fanno parte, invece, del capitale materiale non r. i terreni agricoli, le aree urbanizzate, i giacimenti minerari, il territorio, ma anche, per es., le opere d’arte.
Si collega al concetto di riproducibilità anche quello di rendita (➔ rendita della terra) che, al contrario del reddito (salario, stipendio, interessi attivi), è un flusso di ricchezza che viene percepito indipendentemente dal lavoro applicato, proprio in virtù della non riproducibilità. Infatti, quando la domanda aumenta, cresce anche il valore di mercato del bene, e si crea così un plusvalore rispetto al prezzo di acquisto iniziale, che consente al suo possessore di godere di una rendita. Si parla invece di quasi rendita quando si acquista un bene r. che prima non lo era, e che forniva quindi una rendita. Questa risulta limitata nel tempo e va via via annullandosi con l’aumentare dell’offerta del bene stesso.
Anche l’ambiente non può essere considerato come un bene r. a oltranza e non può essere consumato alla stregua di altri riproducibili. Rispetto all’ambiente i singoli agenti economici non sono in grado di creare un mercato che, attraverso il meccanismo dei prezzi, ne determini un uso efficiente. Ciò avviene perché c’è discrepanza fra il prezzo e il beneficio sociale che deriva dalla tutela della risorsa ambientale. I vantaggi non monetari non vengono infatti inclusi nel valore di mercato assegnato al bene e diviene quindi indispensabile che le autorità lo sottraggano a un consumo illimitato, imponendo un controllo (attraverso gli opportuni strumenti) e regolando il livello del prezzo da far pagare agli utenti. Analogamente, può rendersi necessario favorire la domanda con opportuni incentivi, per es. nel caso di incremento (che può essere dovuto all’impatto antropico) di una specie che danneggi il territorio circostante (è il caso di una specie ittica che distrugge specie autoctone). In molte situazioni l’intervento pubblico è considerato necessario per garantire il mantenimento della biodiversità.