Giffen, bene di
Bene tipicamente di qualità e prezzo bassi, la cui domanda da parte dei consumatori si muove nella stessa direzione del prezzo: in particolare, la quantità domandata del bene diminuisce in seguito a una riduzione del suo prezzo e, viceversa, aumenta se quest’ultimo sale. Questa proprietà contravviene la cosiddetta legge generale della domanda, formulata da A. Marshall, secondo la quale la domanda di un bene è una funzione negativa del prezzo, poiché un decremento del prezzo rende più conveniente l’acquisto del bene, e viceversa. In generale, la variazione della domanda di un bene in seguito alla variazione del suo prezzo si può scomporre in due componenti: un effetto sostituzione (➔ sostituzione, effetto di), dovuto al cambiamento dei prezzi relativi e un effetto reddito (➔ reddito, effetto di), che dipende dalla variazione del potere d’acquisto del consumatore, collegata alla variazione del prezzo. Il primo è sempre negativo, perché un aumento del prezzo rende il bene relativamente più caro; il secondo è solitamente anch’esso negativo, dal momento che il reddito reale scende al crescere del prezzo e le famiglie tendono a contrarre la domanda di tutti i beni; tuttavia può essere positivo per i cosiddetti beni inferiori, la cui quota sul totale della domanda aumenta considerevolmente al diminuire del reddito, e viceversa. Per un bene di G., l’effetto reddito è positivo e maggiore, in valore assoluto, dell’effetto sostituzione negativo, quindi l’effetto totale è positivo.
Il bene di G. prende il nome dall’economista e statistico inglese Robert G. (1837-1910), che osservò il fenomeno analizzando il consumo di patate in Irlanda. Le patate rappresentavano un cibo povero, poco nutritivo, ma costituivano gran parte della dieta delle famiglie irlandesi, che non potevano permettersi cibi più ricchi: una variazione del loro prezzo, allora, aveva un forte impatto sul potere d’acquisto, ossia sul reddito reale, di queste famiglie. Una diminuzione del prezzo, per es., aumentava di fatto le risorse reali delle famiglie, che preferivano di conseguenza ridurre il consumo di patate a favore di cibi più nutritivi.