BENCKENDORFF (Benkendorf), Aleksandr Konstantinovič, conte
Diplomatico russo, nato di famiglia nobile di Livonia nel 1849, morto l'11 gennaio 1917. Entrato in diplomazia, fu addetto (1869) alla legazione russa presso l'Italia, ma nel 1876 abbandonò la carriera. Nel 1879 sposò la contessa Sofia Šuvalov. Nel 1886 accettò di nuovo un posto nella diplomazia imperiale e fu inviato come primo segretario a Vienna, rimanendovi dieci anni; poi, nel 1897, fu nominato ministro alla corte di Danimarca, così strettamente imparentata con la famiglia imperiale russa e nel tempo stesso con quella d'Inghilterra. Il B., graditissimo alla corte danese, ebbe gran parte nelle trattative per il riavvicinamento fra Londra e Pietroburgo, accentuatosi sotto gli auspici della famiglia reale di Danimarca. Fu quindi indicatissimo per realizzare a Londra quella politica di cui era stato fautore e collaboratore. Nominato nel 1903 ambasciatore presso il governo inglese, fu subito considerato da Edoardo VII come uno degli strumenti più sicuri della pacificazione fra Inghilterra e Russia, anche nei momenti più delicati della guerra russo-giapponese, quando gl'incidenti si moltiplicarono per le visite compiute dalle squadre russe ai bastimenti inglesi sospetti di contrabbando. Il re d'Inghilterra avrebbe ricorso anzi segretamente al B., perché questi, sotto l'aspetto di una innocua visita alla corte danese, mettesse in moto le più forti influenze per neutralizzare presso lo zar l'effetto delle lusinghe con le quali aveva cercato di conquistarselo nel convegno di Björkö l'imperatore Guglielmo II. Se da un lato il B. fu infaticabile nell'adoprarsi a comporre gli incidenti anglo-russi in Oriente, trovò altresì formule conciliative in altri momenti di crisi, come quella che seguì l'annessione della Bosnia, e l'altra, posteriore alle guerre balcaniche, quando la Triplice alleanza pose il veto all'avanzata serba sulle coste adriatiche. La diplomazia italiana, naturalmente gelosa dell'integrità dell'Albania, si trovò d'accordo con l'austriaca in quest'opposizione alle aspirazioni serbe, di cui il governo russo era il secolare protettore. Sir Edward Grey concentrò a Londra i negoziati risolutivi, che riuscirono a fare accettare tesi di compromesso da tutte le grandi potenze. In quelle conferenze di Londra il B. collaborò efficacemente col marchese Imperiali, ambasciatore italiano alla corte inglese, per il mantenimento della pace. Il B. era cugino del principe Lichnowsky ambasciatore germanico a Londra, gran signore indipendente e liberale, intimamente avverso alle mire espansioniste dello stato maggiore tedesco. Quando, dopo l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando, il Lichnowsky tornò da Berlino a Londra, non seppe celare al congiunto il suo allarme per le disposizioni bellicose ch'egli aveva trovate in Germania. Il B., fra tutti i rappresentanti russi all'estero, fu probabilmente il primo a considerare con ansietà la situazione e a sospettare il concorso della Germania nella preparazione dell'ultimatum austriaco contro la Serbia. Egli comunicò le sue inquietudini al suo collega francese Paul Cambon e al segretario permanente del ministero inglese degli esteri sir Arthur Nicholson.
Dopo l'ultimatum dell'Austria alla Serbia, il B. si adoperò con tutte le forze in favore del progetto di conferenza caldeggiato da sir Edward Grey, ma il 30 luglio anch'egli era diventato più bellicoso di fronte alle minacce della Germania, alle quali riteneva che una grande potenza come la Russia non potesse sottostare. Da quel momento, convinto della inevitabilità della guerra, il B., del pari che il suo collega francese Paul Cambon, non desiderò altro che la partecipazione dell'Inghilterra al conflitto. E dopo che era scoppiato l'immane conflitto, partecipò, nella primavera del 1915, ai negoziati per l'entrata in guerra dell'Italia, concretati poi nel patto di Londra.