BENCKENDORFF (Benkendorf), Aleksandr Christoforovič, conte
Uomo politico e generale russo, nato nel 1783, morto nel 1844. Educato da un noto gesuita, l'abate Nicola, presso il quale studiavano i figli di molte famiglie aristocratiche, cominciò il servizio militare nel reggimento della guardia Semenovskij e vi fece una rapida carriera. Prese parte attiva a tutte le più importanti azioni di guerra dell'epoca napoleonica: dapprima alla spedizione di Čičianov in Georgia (1806-07), poi alla battaglia di Eylau sotto gli ordini del generale conte Tolstoj, che dopo la pace di Tilsit (1807) accompagnò a Parigi. Volontario al fronte turco nel 1809, nel 1812, durante la spedizione napoleonica nel cuore della Russia, il B. diede prova delle sue qualità militari comandando l'avanguardia del generale Wittgenstein e attaccando i Francesi a Veliž. Dopo la liberazione di Mosca dai Francesi fu nominato comandante della città. Partecipò quindi, nella campagna interalleata, a molti fatti d'arme in Germania e in Francia (Craon, Laon, Saint-Bizé, Châlon). Nel 1819, col titolo di generale aiutante, divenne capo dello stato maggiore del corpo della guardia, e pertanto vicinissimo alla persona dello zar. Ebbe parte, nel 1820, nel liquidare l'agitazione del reggimento Semenovskij, e il suo inflessibile rigore nel colpire, ingiustamente, i responsabili provocò contro di lui del malcontento in larghi circoli dell'esercito e dell'aristocrazia russa. Informato delle correnti liberali che si diffondevano in Russia e delle società segrete, che più tardi portarono alla famosa rivolta del dicembre 1825, il B. cercò di richiamar l'attenzione dello zar su di esse e sui pericoli che rappresentavano per l'ordine costituito. Nel 1821 presentò allo zar Alessandro I un promemoria, nel quale denunziava, con copia di informazioni, la cosiddetta "Società di beneficenza" e raccomandava misure di polizia per soffocare il pericoloso movimento. Lo zar, personalmente non molto ben disposto verso il B., non diede ascolto né a questa né alle altre denunzie contro i futuri "dekabristi". Il successore Nicola I, che già era in buoni rapporti col B., riconobbe la fondatezza delle sue preoccupazioni e gli affidò la difesa dell'ordine interno. Ebbe parte principalissima nella soffocazione e, come membro della commissione d'inchiesta, nella liquidazione dell'insurrezione del 14 dicembre 1825; nel giugno 1826 fu messo a capo della gendarmeria del quartiere supremo dell'imperatore e, dalla metà dello stesso anno, anche della famosa terza sezione della cancelleria personale di sua maestà. In tal modo concentrò nelle sue mani la direzione dei principali organi di vigilanza sulla vita interna, sociale e intellettuale del paese contro il diffondersi di idee ed azioni "pericolose". Distratto da questo suo compito fondamentale dai continui viaggi di Nicola I attraverso la Russia e l'Europa, nei quali accompagnava sempre lo zar, e dalla necessità di partecipare alle operazioni di guerra, come nel 1828-29 contro la Turchia, B. non lasciò tuttavia di dirigere la III sezione. Conservatore e monarchico convinto, e nello stesso tempo uomo angoloso, d'idee anguste e intransigente, B. creò una complicata rete di organi di polizia, palese e segreta, attorno ai rappresentanti della letteratura (come Puškin) e della vita sociale russa; si sviluppò così un soffocante sistema di censura, nacquero gli organi ufficiali della stampa governativa per guidare l'opinione pubblica, e furono appoggiati gli scrittori di tendenze gradite al B. (p. es. Bulgarin).
Bibl.: Dati biografici sul B., in Šilder, Nicola I, voll. 2, Pietroburgo 1903, dove sono largamente sfruttate le sue memorie; e in Lemke, Nikoaevskie žandarmy i literatura 1825-55 gg. (I gendarmi di Nicola I e la letteratura degli anni 1825-55), Pietroburgo 1909.