BELLUZZI (Bellucci), Giovanni Battista, detto il Sanmarino
Nacque a San Marino il 27 sett. 1506. Suo padre, Bartolo di Simone (1521-1555), apparteneva ad una delle più autorevoli famiglie della Repubblica di San Marino e fu per sei volte capitano reggente. La vita del B. si può ricostruire, almeno sino al 1541, dal suo Diario, e per il periodo successivo dalle notizie che ne scrisse il Vasari nella vita di G. Genga e dal carteggio del B. con i Medici. La prima giovinezza del Sanmarino sarebbe stata piuttosto travagliata da difficoltà economiche: dal Diario si ricava che si occupava di commerci vari. Sua prima moglie fu Antonia Peruzzi di Guido, da Cagli, ma era già morta nel gennaio 1535 quando il B. si recò a Roma: il Diario inizia appunto con questo viaggio e dà quindi il resoconto dei dieci mesi da lui passati come cameriere di confidenza in casa di Ascanio Colonna, che accompagnerà anche a Napoli quando vi si recherà a incontrare Carlo V. È molto probabile che durante il soggiorno romano il B. sia venuto in contatto con i capitani e gli architetti militari che si riunivano periodicamente per discutere la nuova linea di difesa da costruire intorno alla città e che questo lo abbia indotto più tardi, appresi i rudimenti dell'arte del disegno, a dedicarsi all'architettura militare (de La Croix, 1960). Il 29 nov. 1535 il B. lascia Roma per San Marino, dove il padre gli ha combinato un matrimonio con Giulia, figlia di Gerolamo Genga, e il 17 dicembre è nella sua città natale. Pur continuando nei suoi commerci, il B. è ora molto vicino al suocero, in quegli anni occupato alla costruzione della nuova ala della villa dell'Imperiale, e attraverso il Genga viene in contatto con Francesco Maria Della Rovere che sta costruendo la fortezza di Pesaro. In questo periodo il cognato Bartolomeo Genga, futuro architetto militare, insegna al B. il disegno (nel '39 lo accompagna a Bologna a far rilievi della facciata di S. Petronio che Girolamo Genga avrebbe dovuto completare; il B. nel 1540 fa progetti per due case a Iesi che gli vengono pagati assai poco). Gli impegni con la Repubblica di San Marino sono in questi anni frequenti e il B. adempie agli obblighi del proprio stato: è due volte massaro del santo, tre volte ambasciatore ad Urbino, insieme con Andrea Genga chiede aiuti per la Repubblica al duca di Montefeltro contro il signore di Verrucchio ed è sempre pronto a interporre i suoi buoni uffici per il bene della comunità; si dedica intanto al commercio dei grani ma con pochissimo profitto. Nel 1541 muore Belluzzo, suo giovane figlio, e poco dopo il fratello Annibale, che dal B. era stato molto amato e aiutato; con queste tristi notizie, e il resoconto della carestia e della guerra del sale, si chiude il Diario. Nell'anno 1542 il B. è ambasciatore della Repubblica presso Cosimo de' Medici e nel novembre dello stesso anno è già ingegnere al servizio del duca (queste date contraddicono la notizia del Vasari secondo la quale sarebbe stato condotto a Firenze da Gustamante de Herreras nel 1543). La nuova attività del B. come architetto militare era già cominciata con la collaborazione alle fortificazioni di Pesaro, già disegnate da Francesco Maria Della Rovere, le cui concezioni architettoniche furono dal B. perfezionate e diffuse in Toscana.
Al servizio dei Medici il B. eseguì fortificazioni su disegni altrui (1542, a San Casciano), ma fece anche disegni in proprio, e la derivazione da Francesco Maria Della Rovere è chiara nei baluardi di Porta a Borgo e Porta Fiorentina e nella fortezza di S. Barbara, tutte sulla cinta di Pistoia (1544). Sempre nel 1544 lavorò a Pisa, a Castrocaro, a Borgo San Sepolcro, dove "la cinta quadrilatera di cortine con sproni ha ai salienti baluardi pentagoni simili a quelli di Pistoia, piattaforme pure pentagone sulla metà dei lati lunghi" (Zani) e dove restaurò la piccola rocca in maniera molto simile al forte di S. Barbara a Pistoia.
A Firenze si limitò a riadattare e restaurare la cinta delle mura dalla porta di San Nicolò a quella di San Miniato, ma la "forbice" che serra la chiesa e il convento è senz'altro sua opera (lo Zani, per avvalorare l'attribuzione al B. di queste fortificazioni già fatta dal Vasari, le confronta con il baluardo di Porta a Borgo a Pistoia e con "la ottava figura delli ornamenti" nel trattato delle fortificazioni del B. stesso conservato nell'Archivio di Stato di Torino). Nel 1548 il B. si ferma dal 27 aprile al 7 giugno a Portoferraio per farvi i rilievi del terreno (dimostrando ancora una volta di seguire i dettami di Francesco Maria Della Rovere) e anche se fu accusato di avere impiegato troppo tempo negli studi preliminari e quindi sostituito nella direzione dei lavori, il progetto restò il suo e i nomi dei tre castelli, della Linguella, della Stella, del Falcone, restarono quelli che il B. stesso aveva dato. Le fortificazioni di Portoferraio (per le quali consegnava disegni ancora nel 1552) spettano quindi al B. anche se i lavori furono diretti da G. B. Camerini (cfr. d'Ayala, 1873, pp. 299 s.).
Nel 1549 il B. scriveva una lettera ai capitani reggenti di San Marino: in essa rilevava l'insufficienza delle fortificazioni medievali della Repubblica, si offriva di progettarne di nuove e si impegnava a dirigere egli stesso i lavori. È probabile che il duca di Urbino sconsigliasse la Repubblica di fidarsi di un architetto che era al servizio dei Medici, e a dirigere le nuove fortificazioni fu chiamato quindi Nicolò Pelicano. Lo Zani, confrontando gli scritti teorici del B. con la terza cinta delle fortificazioni di San Marino, conclude che non è possibile riconoscervi l'opera del Belluzzi.
Nel 1550-53 il B. operò a Barga, Camaiore, Mirandola, Lucignano, Montichiello, Foiano, Piombino, Empoli. Capo di tutti gli ingegneri militari del ducato, nel 1553 fu nominato capitano e durante la guerra di Siena penetrò nella città per farvi il rilievo delle fortificazioni, facilitando così al marchese di Marignano l'ingresso nella città stessa (Montalvo, Vasari). Sempre nel corso di questa guerra fu ferito sotto le mura della fortezza dell'Aiuola, "fortezza nel Chianti" (Montalvo, Vasari), e dopo pochi giorni morì, il 25 marzo 1554, alla Pieve di S. Paolo tra il compianto generale. Per ordine di Cosimo I fu sepolto a San Marino nella chiesa di S. Pietro. Quando nel 1826 fu abbattuta la chiesa, fu trovato il suo cadavere rivestito dell'armatura (cfr. d'Ayala, 1873).
Gli scritti del B. sono stati pubblicati postumi. Del Diario si conosce un unico manoscritto (Roma, Bibl. Naz., fondo Vitt. Em. 476), che solo al principio del sec. XX fu riconosciuto del B. e pubblicato: G. B. B. detto il Sanmarino, Diario autobiografico 1535-1541, edito dall'autografo per cura di Pietro Egidi con una nota sul dialetto di Giovanni Crocioni, Napoli 1907.
Il Diario non ha pretese letterarie, ma è una semplice cronaca degli avvenimenti di alcuni anni: il suo interesse consiste soprattutto nelle notizie sulla famiglia Colonna, su Francesco Maria Della Rovere, sull'attività di G. Genga e i lavori dell'Imperiale a Pesaro.
Lo Zani, che dopo il d'Ayala si è attentamente occupato del B. e ne ha studiato i mss., afferma che il Sanmarino progettava di scrivere un'opera organica sul modo di costruire fortezze, sui vari tipi di fortificazioni, sulle qualità necessarie all'architetto militare; a conferma di ciò egli cita una lettera (v. d'Ayala, 1873, p. 299) di Cosimo de' Medici al Serristori del 29 dic. 1550, nella quale il duca scrive che sta facendo fare al B. un libro sulle fortificazioni, al quale vorrebbe aggiungere piante di città italiane e straniere. Sempre secondo lo Zani, la prima parte di quest'opera sarebbe il Trattato delle fortificazioni di terra (Firenze, Bibl. Riccardiana, ms. Riccardiano 2587).
È un ms. dedicato a Stefano Colonna, di non molte carte e con dieci disegni di fortificazioni; si conclude con una lettera a Chiappino Vitelli, da Pistoia, dei 15 ag. 1545, dalla quale si desume che il trattato è stato scritto, nel 1544-45. Di tale manoscritto si conoscono più copie: una, posteriore di qualche decennio, scorretta nella lingua e nella forma, con lacune di trascrizione, rozza nel disegno, priva di dedica (sempre Bibl. Riccard., MS. 2574); altra del sec. XIX nella Bibl. Reale di Torino (raccolta Saluzzo, n. 77). Nella Bibl. Nazionale di Napoli è conservato un altro ms. dei sec. XVI, fondo Farnesiano, XII, D. 30, intitolato, modernamente, Varie cose militari, anch'esso dedicato al Colonna, senza illustrazioni, e che si conclude con la stessa lettera.
Altra parte (1545-1550) di quest'opera sarebbe costituita dal materiale pubblicato postumo, in edizione assai scorretta e col nome dell'autore storpiato, a Venezia nel 1598 da Roberto Meietti con dedica di Tommaso Baglioni al conte Filippo Ludovico di Hanau con il titolo Nuova inventione di fabricar fortezze di varie forme in qualunque sito di piano, di monte, in acqua, con diversi disegni, et un trattato del modo che si hà da osservare in esse, con le sue misure, et ordine di levar le piante, tanto in fortezze reali, quanto non reali di Giovan Battista Belici con un discorso infine intorno al presidiare, e guardar esse fortezze, e quanto fa bisogno per il lor mantenimento; in quest'opera è interpolato tutto un pezzo di Antonio MelIoni da Cremona (cfr. d'Ayala, p. 301) con piante di fortezze non italiane: alcuni autori sono stati perciò indotti ad attribuire al B. viaggi fuori Italia mai fatti.
L'Archivio di Stato di Torino possiede un ms. (Z. II. 24) intitolato Della Fortificazione (di cc. 69 più 24 illustrazioni presumibilmente redatte dalla stessa mano che ha steso il testo in scrittura calligrafica; una copia del sec. XIX è nella Bibl. Reale di Torino, raccolta Saluzzo, n. 642) che, secondo lo Zani, contiene illustrazioni che mancano nell'edizione stampata e che rivelano "la grandiosità michelangiolesca delle concezioni e l'originalità di molte strutture" del Belluzzi. Questi inizia il suo trattato con un capitolo sulle qualità che dovrebbe possedere un ingegnere militare e le divide in "speculative" e "operative". Qualità speculativa sarebbe per lui la capacità di prevedere e stimare tutte le possibilità che possono verificarsi durante un assedio. Qualità operative sarebbero la conoscenza della matematica, la capacità di usare gli strumenti, di disegnare piani, di fare stime dei costi, e una buona conoscenza delle qualità dei materiali da costruzione. Secondo il B. a un architetto militare sono sufficienti le conoscenze elencate, che invece per un architetto civile dovrebbero essere integrate da altre. "Ma perché sono rari quelli huomini quali sono dotati della speculativa et dell'operativa insieme, io stimo esser cosa conveniente, per voler adurre a perfettione una fortificatione, che il speculativo sia un soldato... L'altro operativo sia un buon Capitano maestro di muratori, qual habbia qualche buon principio dell'architettura". Secondo il B., dunque, non si dovrebbe più affidare a un uomo solo l'incarico di fare il piano e costruire una fortezza, ma la responsabilità va distribuita fra varie persone, ognuna specializzata in un campo specifico (de La Croix, 1960, p. 274).
Nella Biblioteca Oliveriana di Pesaro è conservato un ms. (196) del sec. XVIII, scritto da più mani, copia o rielaborazione di uno anteriore, dal titolo Trattato delle fortificazioni di G. B. B., patrizio pesarese e di S. Marino, che comprende 28 disegni a mano libera su foglietti incollati negli spazi lasciati liberi dallo scritto. Non vi si trovano corrispondenze con la Nuova inventione né nel testo né nei disegni né nella distribuzione della materia.
Quando sarà studiata l'opera del B. trattatista oltre che quella del B. architetto e saranno confrontati i vari manoscritti, si potrà forse stabilire anche a chi risale l'archetipo dei codice Magl. II. 1. 281, della Bibl. Naz. di Firenze, tradizionalmente attribuito a F. De Marchi (che certo conobbe il B.), ma dal d'Ayala attribuito al Belluzzi. D'altronde, secondo una cortese precisazione della dott. F. Borroni, esso appare, a un attento esame, come codice del sec. XVII e infatti la tav. II è firmata "Mattheus Neronus Peccioli f. Romae A. D. MDCII"; al momento attuale non siamo in grado di attribuirlo né al De Marchi né al B. (secondo lo Zani farebbe parte dell'opera unica concepita dal Sarimarino e sarebbe rimasto interrotto dalla morte).
Fonti e Bibl.: Oltre alle opere mss. del B. e alla Nuova inventione… cfr. del B. le lettere a Cosimo I e ai suoi segretari, cit. in d'Ayala, 1873, e in Zani, 1933; v. inoltre: A. Montalvo, Relazione della guerra di Siena... a cura e con note di C. Riccomanni... e di F. Grottanelli... con l'aggiunta di documenti inediti... di Luciano Banchi, Torino 1863, pp. 20-22; G. Vasari, Le vite..., a cura di G. Milanesi, VI, Firenze 1881, pp. 330-334; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, pp. 629 (Belici), 709 s.; G. Tiraboschi, Storia d. letter. ital., III, Milano 1833, p. 516; R. Galluzzi, Istorie del granducato di Toscana sotto il governo della casa Medici, I, Livorno 1781, p. 80; M. d'Ayala, Bibliogr. militare dell'Italia antica e moderna, Torino 1854, II, pp. 85 s.; Id., G. B. B., in Arch. stor. ital., s. 3, XVIII (1873), pp. 295-303; O. Brizi, Biografie degli illustri Sammarinesi, Arezzo 1866, pp. 17-21; C. Padiglione, Diz. bibl. e stor. della Repubblica di San Marino, Napoli 1872, passim; C. Promis, Biografie di ingegneri militari ital. dal sec. XIV alla metà del XVIII, Torino 1874, pp. 197-208; V. Tonnini, G. B. B. detto il San Marino…, Repubblica di San Marino 1880; G. Zani, Le fortificazioni del Monte Titano, Napoli 1933, pp. 39-82; J. Schlosser Magnino, La letteratura artistica, Firenze 1956, pp. 296, 418, 424; H. de La Croix, Military architecture and the radial city plan in XVI century in Italy, in Art Bullettin, XLII (1960), pp. 263-90, passim; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p. 273 (sub voce Bellucci); Enc. Ital., VI, p. 578.