bello
Nell'opera dantesca il termine b., pur con alcune alternanze che sono prova di un uso ancor vario e incerto, non presenta variazioni morfologiche notevoli rispetto all'uso moderno: piuttosto frequente è il troncamento della forma maschile singolare davanti a consonante (Vn XII 14 bel sembiante; Rime C 56 bel giorno; Cv I VIII 9 bel nappo; If II 120 bel monte); ma non è rara la forma bello (Cv III II 17 bello mondo, IV vici 1 bello ramo, XI 13 bello cambio); assai raramente il maschile singolare si elide davanti a vocale (Rime CIII 83 bell'onor; If X 131 bell'occhio), dove D. usa anche la forma bello (Cv IV XXX 6 bello adornamento; Pg XXIX 52 bello arnese, Pd XXV 5 bello ovile); il plurale maschile ha la forma bei davanti a consonante e begli davanti a vocale (Rime LXXXIII 109 co' bei sembianti e co' begli atti novi), ma sono presenti sia in prosa che in poesia indizi di una flessione diversa (Cv II X 8, ripetuto in IV III 6 e 7, X 1 e 5 belli costumi; If XXIV 138 belli arredi; Rime LXVII 7, e Pd XXVIII 11 belli occhi). Il femminile è conforme all'uso moderno sia al singolare che al plurale.
D. stesso, con riferimento al discorso, dà la definizione di b. come armonia delle parti, in Cv I V 13 quella cosa dice l'uomo essere bella cui le parti debitamente si rispondono, per che de la loro armonia resulta piacimento, ripetendo press'a poco il concetto di " debita proportio " di s. Tommaso (Sum. theol. II II 145 2) e di " partium congruentia " di s. Agostino (Civ. XXII 19). L'aggettivo definisce ciò che desta nell'animo un'impressione esteticamente gradevole attraverso il senso dell'udito (Cv I V 13 dicemo bello lo canto, quando le voci di quello, secondo debito de l'arte, sono intra sé rispondenti, e II XIII 23 ne li canti... tanto più dolce armonia resulta, quanto più la relazione è bella: la quale in essa scienza [la Musica] massimamente è bella; l'aggettivo è anche riferito a ‛ relazione ' come " rapporto armonico ", in II XIII 20 lo cielo di Marte si può comparare a la Musica per due proprietadi: l'una si è la sua più bella relazione, ché, annumerando li cieli mobili... esso è lo mezzo di tutti), o il senso della vista (Cv I VIII 9 fare una zappa d'una bella spada o fare un bel nappo d'una bella chitarra). È riferito all'essere umano, detto bello, quando le sue membra debitamente si rispondono (Cv I V 13 cfr. IV XXV 12, III IV 7; in VIII 8 è nella locuzione ‛ fare b. '); il termine definisce Lucifero in If XXXIV 18 e 34, e in Pg III 107 Manfredi, bello e di gentile aspetto. Frequentemente l'aggettivo è riferito alla donna, della quale non definisce soltanto l'avvenenza fisica, ma anche la dolcezza del volto, la leggiadria, la grazia dell'atteggiamento esteriore: ricorrente è l'espressione bella donna (Rime LIX 14, LXVII 17, XC 70, C 25, CI 33, CII 59, CIV 92, cxvil 8, Rime dubbie II 3, Vn VI 2 [al plurale], Cv II Voi che 'ntendendo 43, If XIX 57 [riferito metaforicamente alla Chiesa, come la descrive s. Paolo Ephes. V 27 " non habentem maculam, aut rugam, aut aliquid huiusmodi "; in Pd XXXII 128, dirà bella sposa]; Pg XXVIII 43 e 148, XXXI 100, XXXII 28, XXXIII 121 e 134, Pd X 93); e ancora in Rime LVI 12 Fioretta mia bella, LXVII 47 e 91 (bella cosa è metafora per " donna avvenente ", come in CIII 2 bella petra), LXXXVII 1, LXXXVIII 1, LXXXIX 2, XC 31, CII 40, CIV 5, CVI 139, 150, CXVI 20, Vn XV 4 (nell'appellativo affettuoso bella gioia; cfr. Cino da Pistoia Oimé lasso 4 " Né posso disamar voi, bella gioia ", probabile imitazione da D.), XXIII 24, XXXV 2, XXXVIII 1; metaforicamente, in VII 1 la donna dello schermo è detta bella difesa; ancora in Rime dubbie XVIII 5, XXIV 6, XXX 9 e 16. Anche nella Commedia è presente il più immediato senso di b.: If XII 68 la bella Deianira; Pg II 8 la bella Aurora (la bella figlia del sole, in Pd XXVII 137); Pg III 115 mia bella figlia, XXIV 13, XXVII 97; Pd VIII 2 la bella Ciprigna (per estensione, con un richiamo mitico, in Pg I 19 è detto b. il pianeto che d'amar conforta), IX 1 bella Clemenza, XXXII 5 riferito a Eva che altrove, con una sineddoche, è detta bella guancia (XIII 38).
L'aggettivo è connesso con l'idea di bellezza fisica in Rime LXVII 81 bella figura, LXXXIII 109 (2 volte), XCI 42 bel viso, CIII 66, CIV 52, CXVI 15 (2 volte); Vn XII 14 bel sembiante, XL 1, XXXI 11; If V 101 bella persona, Pg XXVII 102 belle mani, XXXI 50 belle membra, Pd V 70 bel volto, XVIII 17; con riferimento alla luminosità degli occhi, del cui bello splendore D. parla in Rime XCI 15, LXVII 7, XCI 17, If X 131, Pg IX 62, XXVII 106 e 136, Pd XIV 131, XXII 154, XXVIII 11, Rime dubbie XVI 10 e XXVII 1.
Nelle occorrenze del Fiore e del Detto l'aggettivo torna frequentemente nel significato più semplice di avvenenza e bellezza esteriore: è detto dell'aspetto maschile (l'Amante è giovane, bello e avvenante, XVIII 5; XXIV 8 [ripetuto in CXLII 1, CLVIII 2, CXCVI 1] bel valletto, CLXXVI 3 bellissim'uom), e della donna, più bella che fata, in LVII 12 (cfr. anche v. 6), CXLIII 14, CXLVI 7, CXLVIII 1 e 8, CLXVI 1, CXCIII 3; è riferito a Ragion la bella, in XXXV 6, XLI 5, XLIII 3. Sempre connesso con l'idea di bellezza femminile, in CLXVI 4 belle bionde treccie, in Detto 173 la sua piacente cera / ... è sì fresca e bella, 196 La bocca e 'l naso e 'l mento / ha più belli.
L'idea di bellezza è connessa con quella di perfezione morale (cfr. Cv III XV 11 moralitade è bellezza de la filosofia... e risulta da l'ordine de le virtù morali), in Vn XXIII 10 anima bellissima; XXIII 28; XXVI 2 bellissimi angeli; If II 53 donna... beata e bella; Pg II 75 ire a farsi belle (la stessa locuzione ‛ farsi b. ', con una connotazione puramente terrena, è in Pd XIX 36, riferita al falcone che agita le ali dopo essere stato liberato dal cappuccio), Pg XII 88 creatura bella, XVI 32 O creatura che ti mondi / per tornar bella a colui che ti fece; Beatrice è sì lieta come bella (Pd II 28), bella e ridente (XIV 79); cfr. ancora III 48, VIII 15, X 109, XII 31, XVI 31, XIX 2 bella image (la figura dell'aquila formata dalle anime beate), e in metafore riferite ai beati, in Pd XXI 138 fiammelle... più belle, XXIII 71 bel giardino, 88 bel fior, 101 bel zaffiro, XXIV 30 bella spera. Con una forte connotazione religiosa e morale, il superlativo è riferito a Dio in Cv III II 17 Tutte le cose produci da lo superno essemplo, tu, bellissimo, bello mondo ne la mente portante, dove D. traduce da Boezio (Cons. phil. III IX 7 " pulchrum pulcherrimus ipse / mundum mente gerens ").
In senso proprio, riferito a cosa, l'aggettivo torna in Rime LI 4 risguardi belli, LXI 4 belle piagge, LXXXIII 12, 95, 99 e 124, XC 22, C 56, CI 28 e 38, CII 11, CIII 83, CIV 81 e 99, CVI 32; Vn IX 4 fiume bello; XVIII 5; Cv I III 4 bellissima e famosissima figlia di Roma, Fiorenza; VIII 9 (tre volte), IV XII 16, XXVII 16; If XXIV 138 belli arredi; XIX 37, XX 70, Pg VII 45, VIII 55, XXII 148, XXIX 52, 82 e 115, XXX 24. Con tale valore compare in Fiore XXVIII 5 un casser fort'e bello (con la stessa endiadi già incontrata in If XX 70 Peschiera, bello e forte arnese), LII 10 be' covriceffi e reti e 'ntrecciatoi, LII 11 belle ghirlanduzze, CXXII 6 (2 volte), CXXVI 3, CXXVII 3, CXXXIX 6, CXLI 12, CLI 4, CLXXVI 4, CXC 13, CXCV 8 e 9, CXCVIII 6, CCXXIX 3, e in Detto 393 bell'ordinanza, 427 belle robe, 472 bella compagna. Con il valore di " conveniente ", in Cv IV XI 13 fa bello cambio chi di queste imperfettissime cose dà per avere e per acquistare cose perfette. L'aggettivo è connesso con l'idea del godimento che nasce da amore, in Rime dubbie XVIII 1 bel piacire / ... nel mio cor di voi, mia donna, è nato, e XXVIII 8 lo cor... ha perso lo su' bel piacere.
Talvolta b., con una connotazione affettiva, si colora nella Commedia dello struggente sentimento di cosa lontana o perduta per sempre, la cui immagine si abbellisce al ricordo: If XV 57 vita bella, XIX 17 mio bel San Giovanni, XX 61 Italia bella, XXIII 95 'l bel fiume d'Arno, XXXIII 80 bel paese là dove 'l sì suona; Pg XIX 101 una fiumana bella; Pd XV 130, XXV 5 bello ovile. A sé Pd VIII 67 la bella Trinacria, dove b. è " epiteto letterariamente quasi obbligato, e capta il ricordo delle esaltazioni virgiliane e ovidiane della Sicilia, terra di perenne primavera " (Mattalia). Con una connotazione morale e religiosa l'aggettivo è riferito ai luoghi e agli aspetti dei regni oltremondani: If II 120 bel monte, IV 108 bel fiumicello; Pg XXVIII 62 l'onde del bel fiume, il Lete, XVII 113 bel cacume. È riferito anche agli aspetti celesti, in particolare alle stelle, in If I 40 mosse di prima quelle cose belle (e cfr. XXXIV 137), XVI 83 le belle stelle; III 40 Caccianli i ciel per non esser men belli; Pd II 130 'l ciel cui tanti lumi fanno bello, IV 34 tutti fanno bello il primo giro, X 71 molte gioie care e belle, XXVII 98 bel nido di Leda, XXX 9.
Tre volte il superlativo bellissima, con una connotazione intellettuale e morale, è riferito alla Filosofia, figlia di Dio, regina di tutto nobilissima e bellissima (Cv II XII 9), bellissima e onestissima figlia de lo imperadore de lo universo (XV 12); e ancora in III XIII 2 è detto che le infernali Intelligenze da lo aspetto di questa bellissima sono private; in Pd III 2 l'aggettivo definisce la verità.
Metaforicamente, in Cv IV VIII 1, la discrezione, quale atto nascente dalla ragione, è detto bello ramo che de la radice razionale consurga, perché " ratio non sumitur hic pro ipsa potentia rationis, sed pro eius bono usu " (Tomm. Sum. theol. II II 49 5 ad 1), e belli e dolci ne sono detti i frutti.
Con forte connotazione morale, in Vn XXVI 10 4 quelle che vanno con lei son tenute di bella grazia a Dio render merzede; Cv III XV 14 li costumi sono beltà de l'anima, cioè le vertudi massimamente, le quali talvolta per vanitadi o per superbia si fanno men belle e men gradite, e XIII 9. Il significato morale e spirituale di b. come " gentile ", " raffinato ", è presente in Cv II X 8 belli costumi (che torna in IV III 6 e 7 [due volte], X 1 e 5), IV Le dolci rime 24 reggimenti belli; nel senso di " onorevole ", in Rime CVI 19 bel disdegno / sarebbe in donna, di ragion laudato. Con la connotazione morale di " nobile ", " generoso ", in Rime CIV 107 'l perdonare è bel vincer di guerra; Pd VI 129 l'ovra grande e bella. Nel senso di " illustre ", " onorato ", in If IV 94 la bella scola / di quel segnor de l'altissimo canto, Pg VIII 79 bella sepultura, Pd XVI 127 la bella insegna.
Con valore retorico-formale, in contrapposizione ai valori allegorici e filosofici, b. è definita la canzone per l'ornamento de le parole (Cv II XI 4), poiché la sua bellezza... è grande sì per construzione, la quale si pertiene a li gramatici, sì per l'ordine del sermone, che si pertiene a li rettorici, si per lo numero de le sue parti, che si pertiene a li musici. Le quali cose in essa si possono belle vedere (Cv II XI 9): in Cv II Voi che 'ntendendo 61 Ponete mente almen com'io son bella!, e in Rime XCI 81 Canzon mia bella, se tu mi somigli, / tu non sarai sdegnosa / tanto quanto a la sua bontà s'avvene. Lo stesso significato tecnico-retorico in Cv I V 14 quello sermone è più bello ne lo quale più debitamente si rispondono [le parole; e più debitamente si rispondono] in latino che in volgare, però che lo volgare seguita uso, e lo latino arte: onde concedesi esser più bello, più virtuoso e più nobile; X 11, III I 4 più bello né più profittabile sermone non era che quello nel quale si commendava la persona che s'amava. L'aggettivo è riferito alle figure retoriche, in II XIV 3 bella alterazione, III VIII 9 bella similitudine, X 7 bellissima e utilissima... dissimulazione. Così, bello adornamento (IV XXX 6) è chiamata da D. la metafora Io vo parlando de l'amica vostra, con cui si conclude la canzone Le dolci rime, e con la quale D. chiama la nobiltà amica della Filosofia. Sempre con valore retorico, in Cv II I 3 il senso allegorico è una veritade ascosa sotto bella menzogna; II VII 12 bel modo rettorico; in endiadi con convenevole, in IV XIX 5, è detto dell'essemplo, al § 7 della comparazione, e in XVIII 4 della induzione.
Ugualmente, in If I 87 la frase lo bello stilo che m'ha fatto onore, nella quale D. volle determinare con un concetto teorico il valore dell'insegnamento di Virgilio, allude all'" artifizio stilistico " e all'" ornato retorico " (Parodi, Lingua 305). Per lo Scartazzini lo bello stilo è " Il dolce stil nuovo delle poesie liriche "; per il Lisio (G. Lisio, ‛ Lo bello stile ', nelle ‛ Rime ' e nella ‛ Commedia ' di Dante Alighieri, in Rivista d'Italia [1904] II, 349-374), seguito dai commentatori moderni, D. non dovette alludere alla Commedia, che non aveva ancora scritto, ma allo stile nobile ed elevato delle canzoni composte prima del 1300, che egli considerava, secondo le distinzioni della retorica medievale, come ‛ stile tragico ', il " summus stilorum ", i cui caratteri sono definiti in VE II IV 6 cum gravitate sententiae, tam superbia carminum quam constructionis elatio et excellentia vocabulorum; opportunamente il Casini (si veda anche Parodi, Lingua 336) rileva che nell'espressione D. dice " di aver imparato da Virgilio quella immediatezza e quella intima corrispondenza tra pensiero e forma che è dote precipua delle opere virgiliane e delle dantesche ". A puro titolo di curiosità si può segnalare la strana supposizione di H.M. Beatty (Dante and Virgil, Londra 1905) che lo bello stilo possa riferirsi a qualche scritto di D. perduto, " connesso con la sua vita politica " (cfr. " Bull. " XVI [1909] 80).
In alcuni luoghi appare la locuzione ‛ esser b. ' seguita dall'infinito o da una proposizione dichiarativa, in cui l'aggettivo, talvolta nel senso di " conveniente " (Pagliaro, Ulisse 261), ha il valore neutro di " cosa bella, conveniente ": Vn XX 2 bello era trattare alquanto d'Amore; Rime CIV 28 la vide in parte che il tacere è bello; Cv II VIII 7 sarà bello terminare lo parlare di quella viva Beatrice beata; X 7, III V 20, IV XXVI 11, XXVIII 19, XXIX 2; If IV 104 parlando cose che 'l tacere è bello, Pg XXV 43 è più bello / tacer che dire, Pd XVII 68 a te fia bello / averti fatta parte per te stesso. Con lo stesso valore, in If XIX 37 Tanto m'è bel, quanto a te piace, in Rime XCI 42 nel bel viso d'ogni bel s'accoglie, e Cv III Amor che ne la mente 50 (ripreso in XIV 12) Gentile è in donna ciò che in lei si trova / e bello è tanto quanto lei simiglia. In Fiore LI 3 Né non mostrar che ti sia guarì bello, la locuzione vale " che ti piaccia troppo ".
Il termine è sostantivato in Rime CII 3 suol de l'altre belle farsi donna, Rime dubbie XX 6; Pg XXXI 104 la danza de le quattro belle, e Fiore CCVIII 6 la bella merzé gli ha domandato.
Con valore avverbiale, in Rime CI 16 si mischia il crespo giallo e 'l verde / sì bel, ch'Amor li viene a stare a l'ombra.