Alighieri, Bello
Figlio di Alighiero I di Cacciaguida e fratello di Bellincione. Lo troviamo ricordato in un documento del 24 febbraio 1256 quando assiste come testimone alla proroga di un anno dell'affitto del castello di Montalto fatta dall'abate di S. Miniato al Monte in favore di Guido dei Caponsacchi.
In un processo di appello dibattuto tra l'agosto 1276 e l'11 settembre 1277 tra la badia di S. Maria e la chiesa di S. Martino del Vescovo da una parte, e dall'altra un gruppo di convicini di detta chiesa di S. Martino, si ricorda una sua dichiarazione rilasciata per attestare che il pietrame grande e piccolo posto da lui stesso davanti alla chiesa e di faccia alla propria casa, era stato collocato sul piazzale e sul terreno della chiesa di S. Martino. Probabilmente B. aveva cominciato a costruire lì vicino tra S. Martino, via dei Magazzini, la piazzetta dei Cimatori, le case che poi furono di suo figlio Cione, e non occorre pensare con lo Zingarelli a un suo tentativo di usurpazione di terreno di proprietà della detta chiesa. Il nostro personaggio, che fu insignito della dignità cavalleresca nel 1237, aveva un figlio, Gualfreduccio, già in età di prestare il giuramento di ubbidienza ai consoli dell'Arte di Calimala. Altri suoi figli furono Cione, Lapo e Geri; inoltre gli si attribuì anche un figlio di nome Cenni, ma il Barbi dimostrò esaurientemente che si trattava di un'errata lettura del nome " Cione q. d. Belli ".
I discendenti di questo B. si distinsero dagli altri Alighieri col patronimico " del Bello ", e costituirono il ramo della famiglia degli Alighieri del Bello, il quale si estinse a Bologna verso la metà del Trecento con Francesca, ultima figlia di Bellino di Lapo di B. di Alighiero I.
Bibl. - M. Barbi, Cenni di M. Bello A., in " Studi d. " I (1920) 132-136; Zingarelli, Dante 82; Piattoli, Codice 4, 29, 43, 192.