BELLINZONA (A. T., 20-21)
Città della Svizzera, a 232 m., sulla sinistra del Ticino. Vi convergono pei passi del Lucomagno, del S. Gottardo e del S. Bernardino le Valli Blenio, Leventina e Mesolcina con le relative strade ordinarie e ferrate. È capoluogo del Canton Ticino, con 6500 ab., e reca nella sua parte più antica, cioè nei tre castelli che la dominano e nei resti delle sue mura, le gloriose tracce della signoria viscontea e sforzesca, non essendo stata unita alla Svizzera che nel 1503. I castelli sorgono in tre punti diversi della città e costituiscono coi loro antichi camminamenti un sistema difensivo della località ritenuta per secoli "la chiave delle tre porte delle Alpi Centrali". Il Castello Vecchio e Nuovo esistevano già nel Trecento; il Castello di Sasso Corbaro fu edificato nel 1479 da Ludovico il Moro. Passata Bellinzona in possesso degli svizzeri (1506) i castelli (in cui è riordinato il museo civico) furono chiamati d'Uri (oggi contenente la collezione archeologica), di Svitto e d'Unterwalden. Le mura hanno una larghezza di m. 3,50 e recano al loro interno una galleria di circa 2 m. che permetteva ai soldati lo spostamento al coperto su tutta la linea della difesa. La Collegiata di S. Pietro, consacrata nel 1400, fu rifatta nel 1518 su disegno di Tommaso Rodari; la facciata è secentesca. Nella chiesa, notevole la pila dell'acqua santa. Fuori città (a Ravecchio) l'interessante chiesa romanica di S. Biagio, rettangolare, con affreschi del Cinquecento recentemente scoperti, tra cui specialmente una bella Madonna ammantata e S. Cristoforo, nella facciata. Notevole anche S. Maria delle Grazie (convento dei Minori osservanti fondato da S. Bernardino da Siena), consacrata nel 1505. La pianta è molto simile a quella di Santa Maria degli Angeli a Lugano, che segue anche negli affreschi del Cinquecento: crocifissione e scene della passione del tipo lombardo. Nel coro, bei stalli del Seicento. Del sec. XVI sono il palazzo del comune e qualche altro edificio pubblico, mentre recenti e costruite in modo più regolare sono le vie e le case extra muros, cioè quelle della Bellinzona moderna. In essa sono sorte la stazione ferroviaria, numerosi istituti d'istruzione e di previdenza, l'ospedale, varie banche, il teatro, la scuola cantonale di commercio, alcuni stabilimenti industriali, le grandi officine ferroviarie dipendenti dalla linea del Gottardo, e molte palazzine e villette intramezzate di giardini. Bellinzona è città che si è sviluppata nell'attività commerciale, soprattutto per la sua posizione geografica, per quanto la via ferrata del Gottardo abbia dato incremento, più che ad essa, a Lugano.
Storia. - L'importanza storica di Bellinzona è stata sempre intimamente connessa con quella dei valichi alpini che su di essa convergono: porta di passaggio obbligato per le Alpi Centrali, la città risentiva immediatamente di tutti i mutamenti, di carattere militare ed economico, che nella viabilità alpina avvenivano.
La sua storia comincia pertanto in epoca abbastanza tarda. Era, forse sin dai tempi di Cesare e di Augusto, una fortezza che serviva alla difesa contro i barbari minaccianti dalla Rezia Coirese: nelle sue vicinanze, ai Campi Canini, gli Alamanni subirono una grande sconfitta da Costantino II (355). La sua importanza crebbe allorché costituì uno dei punti più forti d'appoggio della linea fortificata, organizzata, a metà del sec. VI d. C., da Narsete (v. alpi: Storia); il nome attuale è ricordato per la prima volta circa il 590.
Col sec. IX Bellinzona passa sotto il potere dei vescovi di Como, e vi rimane sino al principio del sec. XIII. Secoli di incipiente vita nuova, per l'intensificarsi progressivo del traffico e delle comunicazioni attraverso i valichi alpini: Bellinzona è punto di partenza delle vie che passano attraverso il Lucomagno e il S. Bernardino e giungono fino all'alta valle del Reno e a Coira (più tardi, l'apertura della strada del Gottardo - primi decennî del sec. XIII - accrescerà enormemente l'importanza di Bellinzona). Naturale quindi che, con l'affermarsi della potenza delle città lombarde, centri commerciali, queste cerchino di stabilire il loro dominio su Bellinzona e si accendano contrasti fra i comuni della pianura, e precisamente fra Como e Milano.
Como riesce per prima a metter la mano su Bellinzona: nel 1192 la ottiene in donazione da Enrico VI; nel 1231 troviamo rappresentanti di Como che amministrano Bellinzona; nel 1240 questa ultima, con il contado, viene aggregata - nella divisione dello stato comasco - al circondario di porta Sala. Milano che, il 1196, in una pace con Como, ha già ottenuto il diritto di avere dei delegati a Bellinzona per ostacolare l'esportazione dei cereali, riesce ad imporsi nel 1242, quando Enrico di Sacco e Simone de Orello, suoi alleati, assediano e prendono la città e il castello: ma nel 1249 Bellinzona ritorna a Como. Eredi della politica del comune di Milano, i Visconti mirano anch'essi alla città ticinese: e finalmente - dopo varie vicende - il 1° maggio 1340 Bellinzona si arrende a Giovanni e Luchino Visconti (ai Rusca, signori di Bellinzona nel 1303-1307 e dopo il 1335, rimarrà solo il nuovo castello). E il 13 ottobre 1396, Bellinzona con Como è definitivamente ceduta a Milano dall'imperatore Venceslao.
Così i Visconti hanno vinto. Ma proprio allora ecco intensificarsi la pressione che nel territorio bellinzonese esercitano i cantoni svizzeri vicini (Uri, Schwitz, Obwalden e Unterwalden). Già nel 1331 essi hanno organizzato una spedizione contro Bellinzona; e a partire dall'inizio del sec. XV i tentativi di espansione verso la pianura padana degli Eidgenossen si accentreranno tutti su Bellinzona. Nel 1407 Uri e Obwalden s'impadroniscono della città; i Da Sacco, che nel periodo di dissoluzione dello stato visconteo alla morte di Gian Galeazzo si sono stabiliti signori in Bellinzona, devono impegnarsi, con un trattato d'alleanza, a tener aperta la città ai confederati: questi vi potranno addirittura tener guarnigione. Nel 1419, sempre i Da Sacco vendono Bellinzona e il suo contado a Uri e Obwalden. Gli Svizzeri sembrano così definitivamente padroni dello sbocco sulla pianura: ma la vittoria delle forze viscontee ad Arbedo (1422), il trattato di pace del 21 luglio 1426, la vigorosa politica di Filippo Maria Visconti restituiscono Bellinzona, e tutta la regione ticinese sino alle Alpi, ai Visconti.
Da allora sino alla fiie del secolo l'avanzata degli Svizzeri fu contenuta. Uri cerca d'impadronirsi della città nel 1434; poi, 1477-82, è la cosiddetta guerra di Giornico, durante la quale Bellinzona viene assediata dai confederati (1478): ma l'una e l'altra minaccia sono in definitiva sventate. Se non che la pressione svizzera continua, sempre più decisa e forte: e al momento del crollo dello stato sforzesco per opera delle armi francesi trionfa. Già il 13 giugno 1495 Luigi duca di Orléans (poi Luigi XII di Francia) aveva promesso ai confederati il possesso di Bellinzona, Lugano e Locarno, ove i confederati lo aiutassero nella guerra contro Ludovico il Moro; nel 1499 le sue armate scendono in Italia e occupano Bellinzona. Questa, nel gennaio 1500, si ribella ai Francesi, e li respinge nella Murata e nel Castello di Sasso Corbaro: ma quando giunge notizia che Ludovico il Moro, ritornato nel Milanese, è fatto prigioniero a Novara dalle truppe francesi (10 aprile 1500), quando cioè la riscossa francese appare imminente e inevitabile, allora la cittadinanza, temendo le rappresaglie, cerca la salvezza negli Svizzeri. Con atto del 14 aprile 1500 Bellinzona accetta la signoria di Uri e Schwitz e Nidwalden; e dopo il tentativo infruttuoso di Luigi XII di riprendere la città, la pace di Arona (10-11 aprile 1503) riconosce il nuovo stato di cose (confermato nel 1508 dall'imperatore Massimiliano). Il 4 marzo 1501 prende solennemente possesso del suo ufficio il primo balivo, inviato da Uri.
Da allora, Bellinzona non ha più vera storia, sino al momento in cui s'emancipa dalla tutela dei cantoni forestali (4 aprile 1798) e diviene capitale del cantone di Bellinzona, che comprende la città e il contado, Riviera, Leventina e Blenio. Nel 1803, con l'Atto di mediazione diviene capitale del Canton Ticino (v.): dal 1814 è sempre capitale, ma insieme con Lugano e Locarno. Solo dal 1878 è ridiventata unica e stabile sede delle autorità cantonali.
Bibl.: E. Pometta, Come il Ticino venne in potere degli Svizzeri, voll. 3, Bellinzona 1914-16; id., La guerra di Giornico e sue conseguenze, Bellinzona 1929; id., Storia ticinese, Bellinzona 1930.