BERTI, Bellincione
Personaggio tanto famoso quanto poco biograficamente ricostruibile. Ricordato da Dante in due luoghi del Paradiso (XV, 112; XVI, 99), è scelto a mo' d'esempio di nobile cittadino dei buon tempo antico. La sua data di nascita, ricostruibile soltanto per induzione, poiché la figlia del B., "la buona Gualdrada" (Inf., XVI, 37), fu madre di Guido Guerra, nato intorno al 1220 e vissuto al tempo di Federico II e di Manfredi (morì nel 1272), dovrebbe essere collocata intorno alla metà del sec. XII.
Propriamente il B. doveva essere la fissazione di un patronimico "di Berto": ma il fatto che Dante dica "Bellincion Berti" fa pensare che "Berti" fosse inteso come una qualche forma cognominale. Il Villani, che parla del B. due volte (Cronica, IV, I, V, 37) dà tutte le notizie che Dante riproduce nella Divina Commedia: ma nulla di più, se non il fatto che parla di "Bellincion Berti de' Ravignani": ma ciò è da intendersi nel senso che il B., al tempo del Villani, era considerato capo della famiglia dei Ravignani, le cui case erano site a Porta S. Piero (al tempo di Dante occupate dai Cerchi). La nobiltà del B. trasmessa ai discendenti Ravignani - oscuri sono i rapporti precisi di discendenza - contrastava tanto più, agli occhi di Dante, con quella della gente nova dei Cerchi; per il fatto che dal B., attraverso i matrimoni delle figlie - due altre, insieme con Gualdrada - derivavano le loro origini anche gli Adimari e i Donati.
Fonti: G. Villani, Cronica, I, Firenze 1845, pp. 136, 216.