Bellincione Berti de' Ravignani
" Bellincio filius Bertae " è il personaggio che D. assume come tipo di fiorentino del buon tempo antico, idealizzandone la figura morale insieme con quella della consorte attraverso le lodi che ne fa Cacciaguida (Pd XV 112-114), esaltandone i costumi severi e la sobrietà degli abbigliamenti, di cuoio e d'osso. Ma è anche personaggio storico, che appare in qualche documento della seconda metà del secolo XII e che lo stesso D. colloca (Pd XVI 99), con preciso riferimento, fra i maggiori esponenti della consorteria dei Ravignani, signori di terre e di castelli in Val di Pesa, e ancora ragguardevoli per posizione politica e per influenza sociale, anche se ormai costretti a cedere alla forza superiore del comune fiorentino. A quest'ultimo i Ravignani furono obbligati a consegnare (1174) il castello di Martignano, il cui possesso assicurava a Firenze la tranquillità dei traffici in quella parte della Toscana. Due anni dopo, il 4 e l'8 aprile 1176, il ‛ signum manus ' " Bellincionis filii Bertae " appare in due documenti mediante i quali Siena cede a Firenze la metà di tutte le case, piazze e terre che possiede in Poggibonsi; B. fu certo uno dei negoziatori dell'accordo, uno dei " savi mediatori " ai quali allude il cronista Sanzanome. G. Villani (V 37) lo ricorda come " il primo e il più onorato cavaliere di Firenze "; ben degno, quindi, di imparentarsi con i Guidi mediante il matrimonio di Guido Guerra ‛ vecchio ' con Gualdrada; la buona Gualdrada ricordata da D. (If XVI 37), della quale parla in modo lusinghiero la leggenda perpetuata dal Malispini. Alle nozze di altre due sue figlie risalgono le origini di rami degli Adimari e dei Donati. Anche i commentatori della Commedia insistono sul concetto della nobiltà di B., rielaborando il tema dantesco: dall'Ottimo, che lo dice " cavaliere notabilissimo ", a Benvenuto, il quale lo definisce " nobilis miles et bene moratus de Ravignanis ", e al Buti, nelle cui espressioni sono riassunte, quasi, le notizie biografiche allora note intorno a questo personaggio.
Le nozze di Guido Guerra con Gualdrada facilitarono ai Guidi il passare politicamente dalla parte di Firenze, alleandosi con il comune e venendo ad abitare in città. Dimora dei due coniugi e dei loro discendenti furono le case di B., poste all'inizio di borgo San Piero; alla morte di lui passarono alla figlia in proprietà, con gli altri beni urbani, e furono dette a lungo, nei documenti (a partire dal 1218) e nelle cronache, " il palagio dei Conti ", come appunto i Guidi erano citati per antonomasia (G. Villani, V 39). Più tardi, l'antica dimora di questo patriarca sarebbe stata venduta (8 ottobre 1280) dai Guidi (fu il pronipote Guido Salvatico a cederla) a messer Vieri di Torrigiano e ad altri dei Cerchi; questi ultimi ne erano padroni al tempo del poeta.
In relazione con la biografia di Gualdrada (documentata da numerosi atti stipulati fra il 1180 e il 1226) è possibile anche stabilire, sebbene con approssimazione, l'epoca della nascita di B. intorno alla metà del secolo XII.
Bibl. - Fonte essenziale per la biografia di B. è la Cronica di G. Villani (I, Firenze 1845, 136 e 216). I documenti che lo ricordano sono editi da P. Santini, Documenti dell'antica costituzione del comune di Firenze, I, Firenze 1895, nn. IX e X. Per l'inserimento della personalità di B. nella storia cittadina, cfr. Davidsohn, Storia I 799, 810, 817, 1105, 1138, 1144; II I 139; IV III 655, 669.