BELLI, Valerio, detto anche Valerio Vicentino
Incisore in pietre fini e in cristallo e medaglista. Nacque a Vicenza nel 1468, da Antonio di Berto Belli, soggiornò a lungo a Roma dove si trovava ancora nel 1520 e donde tornò a Vicenza sulla fine di quell'anno; poi fu in Venezia per lungo tempo e nel 1530 rientrò definitivamente nella sua città natale dove morì nel 1546, in assai modeste condizioni, nonostante il favore che largamente aveva goduto presso principi e potenti. Ancora quattrocentesco in una croce in cristallo del Victoria and Albert Museum a Londra, durante e dopo il soggiorno romano abbandonò a poco a poco la ricerca della profondità e la sovrapposizione dei piani per avvicinarsi a quello schema di fregio classicistico e manieristico che caratterizza la maggior parte delle opere sue. Molte di queste, che eran desunte da disegni di artisti del Rinascimento, o che traevano il loro motivo da gemme antiche e da antichi tipi monetarî (il B. lasciò anche una copiosa raccolta di antichità) sono oggi perdute o si conoscono solo attraverso riproduzioni in targhette di bronzo. Lavorò per Leone X e per Clemente VII, che gli commise una croce in cristallo di rocca (1524), oggi perduta, e la cassetta in argento con intagli in cristallo che è il suo capolavoro (Firenze, Sala degli argenti in Palazzo Pitti), cominciata nel 1525 e compiuta nel 1532. La cassetta, di profilo assai semplice e sobrio, reca entro sottili inquadrature venti intagli, con scene della Passione di Cristo e con i quattro Evangelisti, che ne ricoprono le pareti e il coperchio; agl'intagli è sottoposta una foglia d'argento. Per Paolo III fu probabilmerite fatta una croce in cristallo di rocca, cui appartenevano forse, per ornamento del piede, anche tre ovali con scene della Passione (Vaticano, Museo cristiano) derivate da disegni di Perin del Vaga. Di cammei è probabilmente suo soltanto quello con la scena della Gigantomachia (Vienna, Museo); nulla più ci rimane dei vasi in cristallo fatti per Clemente VII, di cui parla il Vasari, né dei suoi lavori d'oreficeria. Le sue medaglie sono tutte coniate: una serie comprende ritratti di condottieri, letterati, artisti e donne celebri della Grecia e di Roma, e reca rovesci allegorici con iscrizioni greche: si conoscono inoltre di lui una medaglia col ritratto del Bembo, del 1532, e alcune col ritratto dell'autore stesso e rappresentazioni mitologiche al rovescio, mentre son perdute quelle che presentavano il ritratto di Clemente VII.
Il B. meritò dai contemporanei il nome di "principe degl'incisori"; egli è certo la figura più notevole nel gruppo dei glittici italiani della prima metà del sec. XVI, sia per finezza d'esecuzione, sia per abilità di composizione e di disegno e per l'influsso esercitato sugli incisori congeneri del tempo suo.
Bibl.: Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, III, Lipsia 1909 (con la bibl. precedente); e inoltre: A. P. Giulianelli, Memorie degli intagliatori moderni ecc., Livorno 1753, pp. 39 e 132; I. Cabianca, Di V. B. intagliatore di cristallo, in Atti della I. e R. Accademia di Belle Arti, 1863; B. Morsolin, V. B. nelle Vite di Giorgio Vasari, in Atti del R. Istituto Veneto, s. 6ª , IV (1886); O. M. Dalton, Catalogue of the engraved Gems of the postclassical Periods in the British Museum, Londra 1915, pp. xxxix-xli e nn. 738, 832, 833; G. Zorzi, Come lo "Studio" di V. B. trasmigrò a Trento, in L'Arte, XVIII (1915), p. 253; id., Alcuni rilievi sulla vita e le opere di V. B., ibid., XXIII (1920), p. 181 segg.; E. Kris, Meister und Meisterwerke der Steinschneidekunst, Vienna 1929, pp. 48-59.