Bella
Madre di Dante. Nella divisione patrimoniale tra Francesco di Alighiero II e i suoi nipoti, Pietro giudice e Iacopo del fu D., operata con lodo arbitrale emesso il 16 maggio 1330 dal notaio Lorenzo di Alberto da Villamagna, i due fratelli promisero allo zio di difendergli i beni che gli erano stati assegnati da qualsiasi molestia immaginabile, compreso " pro dote seu occasione dotis et instrumenti dotis d. Bellae olim matris dicti Dantis et olim aviae dictorum Iacobi et d. Pieri et uxoris olim dicti Alaghierii ". Non conosciamo da quale famiglia essa derivasse; si è immaginato che fosse figlia di Durante degli Abati (v.) sui tenui fondamenti della vicinanza delle case delle famiglie Alighieri e Abati, sul fatto che D. avrebbe rinnovato nel suo il nome del nonno, e infine per i rapporti assai stretti che vi furono fra D. e Durante, suo presunto avo.
Nelle sue opere D. non ricorda mai esplicitamente la madre; esegeti e commentatori, tuttavia, hanno voluto vedere un riferimento indiretto a questa nei passi in cui è rappresentato l'amore di una madre al proprio figliuolo: come la madre ch'al romore è desta / ... che prende il figlio e fugge e non s'arresta, / avendo più di lui che di sé cura (If XXIII 38-41); E come fantolin, che 'nver la mamma / tende le braccia, poi che 'l latte prese (Pd XXIII 121-122); mi volsi, come parvol che ricorre / sempre colà dove più si confida (Pd XXII 2-3). Inoltre B. è celebrata nel modo più solenne per bocca di Virgilio, allorquando questi nell'elogiare la durezza di D. nei confronti di Filippo Argenti, esclama: benedetta colei che 'n te s'incinse! (If VIII 45), servendosi, cioè, della stessa espressione usata dalla donna nel rivolgersi a Gesù (Luc. 11, 27).
Il Boccaccio, infine, nel Trattatello narra di un sogno profetico che avrebbe annunziato a B., prossima al parto, la nascita di un figlio destinato ad alti successi. Ma evidentemente si tratta di un topos letterario, cioè celebrare un personaggio con l'immaginare un intervento soprannaturale nella sua nascita; infatti lo stesso D. vi ricorre nel celebrare s. Domenico (Pd XII 64-66), così come G. Villani narra della visione che a Roberto il Guiscardo vaticinò la sorte dei figli (Cron. IV 19).
Bibl. - Piattoli, Codice 151; Zingarelli, Dante 29-30.