CRISTALDI, Belisario
Nacque a Roma l'11 luglio 1764 da Ascanio, dell'antica famiglia dei baroni di Noha, e da Marianna Guglielmi, gentildonna frusinate. Il padre, nativo di Nardò in provincia di Lecce, aveva ereditato nel 1756 tutti i beni del prozio Belisario, Cristaldi a condizione di assumerne il cognome e di trasferirsi a Roma.
Ultimo di quattro figli, il C. iniziò gli studi presso il Collegio Romano, retto allora, dopo la soppressione della Compagnia di Gesù, da sacerdoti secolari. Seguiti, poi, gli studi giuridici presso l'università romana della Sapienza, si addottorò in utroque iure nel 1787 o nel 1788. Intraprese subito l'esercizio della professione, dapprima come "segreto" della Sacra Romana Rota, poi come uditore del cardinale vicario di Roma, Giulio M. della Somaglia. Tra il 1789 e il 1792 attese alla pubblicazione in otto volumi delle ottocento decisioni rotali emesse dal cardinale Giovanni M. Riminaldi: Decisiones Sacrae Rotae Romanae coram Reverendissimo Patre Domino Ioh. Maria Riminaldio eiusdem Sacrae Rotae Decano nunc S.R.E. Presbytero Cardinali tituli S. Silvestri in Capite, iuxta seriem temporis dispositae cum argumentis, summariis, ac indice conclusionum locupletissimo, ad finem adiecto, studio ac diligentia Belisarii Cristaldii Romani. Nello stesso periodo pubblicò anche una silloge in due volumi di altre seicentotto decisioni rotali relative agli anni 1688-1706, a continuazione della grande collezione delle cosiddette Decisiones nuperrimae (Romae 1751-63, in nove volumi) di cui il suo lavoro doveva costituire un'appendice: Appendix ad Sacrae Rotae Romanae Decisiones nuperrimae nuncprimum collecta et iuxta seriem temporis disposita, adiectis argumentis et summariis accuratissimis, Romae 1791-92.
Il 1° luglio 1798, in piena Repubblica romana, accettò la direzione dell'Ospizio degli orfani di Tata Giovanni, affidatagli dal governo repubblicano in seguito alla morte del fondatore. Il C. procurò all'istituto, dopo la confisca operata dai repubblicani del palazzo Ruggia di via Giulia, in cui esso aveva sede, un nuovo asilo, dapprima presso il convento degli agostiniani a S. Nicola da Tolentino, poi, per l'interessamento dell'arciduchessa Marianna d'Austria, nella casa di S. Silvestro al Quirinale della Società dei padri della fede di Gesù, più noti come paccanaristi, ai quali affidò l'istruzione dei fanciulli. Nel dicembre 1798 egli aveva anche redatto per l'istituto un regolamento con il quale, fra le altre cose, si istituivano al suo interno sei laboratori artigianali per la formazione professionale degli allievi e che rimase in vigore fino al 1818. Ma nel 1808, confiscati i beni ecclesiastici dal nuovo governo francese, l'ospizio dovette lasciare anche questa sede per trasferirsi, infine, nel palazzo Ravenna all'Esquilino preso in affitto dal Cristaldi.
Nell'ottobre 1799, intanto, il C. aveva ricevuto il primo incarico politico: venne infatti designato prima prosegretario e poi assessore della suprema giunta di governo costituita dai Napoletani durante la occupazione di Roma seguita alla caduta della Repubblica romana; contemporaneamente fu nominato, sempre dal governo napoletano, avvocato dei poveri. Avvenuta a Venezia l'elezione di Pio VII (14 marzo 1800), il C. fece parte della delegazione inviata da Roma per rendere omaggio al nuovo papa, che poco più tardi, il 26 aprile 1800, lo ascrisse al Collegio degli avvocati concistoriali, e gli conferì ex novo, il 19 dicembre successivo, la carica di avvocato dei poveri.
Com'era consuetudine, in occasione dell'ascrizione al Collegio degli avvocati concistoriali, il C. sostenne una pubblica dissertazione, che venne stampata con il titolo Dissertatio de quaestionibus, Romae 1801, nella quale trattava della tortura rilevandone l'inumanità e l'inutilità. Nello stesso periodo continuò nelle iniziative assistenziali e di beneficenza, che accompagnarono tutta la sua vita, fondando, nel 1806, insieme con il padre Francesco Stracchini dell'oratorio di S. Girolamo della Carità, il conservatorio dei rifugio di S. Maria in Trastevere destinato ad accogliere le donne uscite dalla casa di correzione di S. Michele. Inoltre, protesse e diede impulso all'opera pia di Ponterotto, fondata nel 1805 da don Gioacchino Michelini per i ragazzi del popolo, nella quale, dal 1809 al 1825, ricoprì la carica di secondo superiore.
Annessa Roma all'Impero napoleonico, il C. si dimise da ogni carica, compresa la direzione del Tata Giovanni per non servire il nuovo governo e fu tra i numerosi curiali che rifiutarono di prestare il giuramento di fedeltà. Tuttavia dal 1811 al 1814 il suo nome compare nell'Annuario del dipartimento di Roma con la qualifica di membro del Consiglio dell'amministrazione del debito pubblico; ciò nonostante, il governo francese lo espulse da Roma, come "reo di sospetta rivoluzione", nell'ottobre del 1813 (Del Re, p. 47). Ben poco si conosce del periodo dell'esilio, che sembra trascorresse a Bologna. Comunque, già nella primavera del 1814 era di ritorno a Roma, dove il delegato apostolico cardinale Agostino Rivarola lo aveva chiamato a far parte della commissione di Stato per il governo delle province cosiddette "di prima recupera".
In seno alla commissione gli vennero assegnati tutti gli affari e le funzioni che erano stati di competenza della Congregazione del Buon Governo, cui il C. attese da solo fino al ripristino della Congregazione stessa; gli furono affidati, inoltre, il settore della beneficenza e l'amministrazione dei beni ecclesiastici. in commissione votò a favore del ristabilimento dei diritti feudali, misura che giudicava "giusta, utile e prudente".
A fine giugno del 1814 veniva nominato da Pio VII avvocato fiscale della Camera apostolica, con la carica connessa di avvocato del Popolo romano, in sostituzione dell'avvocato V. Bartolucci destituito per, la sua compromissione col passato governo. Dopo il conferimento di quest'ultimo, importante, incarico, a cui si aggiunse poco dopo (dicembre 18 14) la nomina ad aiutante di studio dei papa, il C. decise di entrare nello stato clericale, ricevendo la prima tonsura il 25 dicembre 1814.
Ebbe così inizio la sua carriera nella Curia, dove venne chiamato a ricoprire numerosi incarichi: dopo la parentesi della fuga a Genova al seguito del papa, nella primavera del 1815, a causa dell'occupazione del Murat, il C., nell'estate del 1815, redigeva per ordine dei papa e consegnava ad E. Consalvi, segretario di Stato, un progetto di governo provvisorio per le province cosiddette "di seconda recupera" che costituì una delle basi su cui fu redatto l'editto consalviano del 5 luglio 1815 relativo all'organizzazione di tali province. Nel dicembre 1815 fu chiamato da Pio VII a far parte della deputazione che doveva formulare un progetto di un nuovo organismo per l'assistenza dei poveri, e divenne membro, e in seguito (nel 1820) vicepresidente, del neo costituito Istituto generale di carità; nell'aprile 1816 fu nominato membro e poco dopo presidente della commissione pontificia inviata a Milano per la composizione degli interessi del debito pubblico contratti sotto il Regno d'Italia; nel luglio dello stesso anno entrò nella commissione per la formazione dei codici criminali. Infine, nell'ottobre 1817 fu eletto rettore dell'università della Sapienza, di cui subito denunciava lo stato di abbandono e la grave situazione finanziaria.
In circa un decennio di rettorato, che mantenne anche con papa Leone XII, il C. ottenne aumenti degli emolumenti dei docenti e nuovi finanziamenti per l'università, istituì la cattedra di eloquenza sacra, il nuovo orto botanico a palazzo Salviati alla Lungara, gabinetti di fisica sperimentale e di storia naturale e fece restaurare la chiesa di S. Ivo, interna all'università. Nel 1821 formulò un più rigoroso metodo negli esami e nelle lauree C. il 15 nov. 1823 emanò un editto sull'ordinamento disciplinare dell'università consonante al clima di vigilanza e di rigorismo moralistico che sarà imposto dal pontificato leonino con la riforma universitaria del 1824. Intensissima restava anche la sua attività assistenziale: nella primavera del 1814 iniziò il suo sodalizio con don Gaspare Del Bufalo, di cui il C. rimase fino alla morte amico e protettore. Egli favorì la fondazione della Congregazione missionaria del Preziosissimo Sangue ottenendo per essa da Pio VII la sede nel convento di S. Felice a Giano presso Spoleto, e finanziamenti; durante il pontificato di Leone XII difese il Del Bufalo e la sua Congregazione dai numerosi attacchi che miravano alla soppressione dell'istituto, a cui morendo lasciò parte delle sue sostanze.
Nonostante i numerosi incarichi ottenuti, la scontentezza per non aver avuto riconoscimenti maggiori e cariche più remunerative lo indusse, nella primavera del 1818, a scrivere una lettera di dimissioni da tutti gli impieghi. Non si sa se la lettera fosse davvero inoltrata: comunque però a giugno gli vennero conferiti l'importante carica di uditore del papa e il canonicato di S. Pietro in Vaticano. Come uditore si occupò della correzione di talune norme del codice di procedura civile promulgato nel novembre 1817. Finalmente, il 6 giugno 1820, la nomina a tesoriere generale e contemporaneamente a presidente della commissione consultiva di finanza, di cui era già membro, gli permisero di mettere in rilievo indubbie doti di amministratore in un momento assai difficile per le finanze dello Stato, gravate a quell'epoca da un deficit di 300.000 scudi.
Nel giro di un anno - a detta del C. stesso - l'energica opera di risanamento da lui intrapresa portò a colmare il disavanzo attraverso una politica di rigida compressione delle spese, di inflessibile fiscalismo, e, soprattutto, tramite la rescissione di tutti gli antichi contratti e appalti statali e la stipulazione di nuovi a migliori condizioni per l'erario.
Il bilancio nuovamente in attivo gli permise di estinguere i debiti contratti coi maggiori banchieri e di promuovere una serie di spese straordinarie e di opere pubbliche, quali opere di restauro a Roma, lavori nei porti principali, l'erezione della cittadina di Fiumicino e, in seguito, la ricostruzione della basilica di S. Paolo fuori le Mura, distrutta dall'incendio nel 1823; gli permise d'affrontare le ingenti spese per la repressione del brigantaggio imperversante nelle province di Marittima e Campagna, problema per il quale però egli prospettava una soluzione non tanto attraverso l'azione poliziesca quanto invece, coerentemente con il suo rigorismo religioso e morale, tramite un'opera di miglioramento dell'assistenza e della formazione religiosa delle popolazioni locali: proponeva, perciò, e otteneva da Pio VII nel 1821, l'istituzione di missioni permanenti affidate alla Congregazione di Gaspare Del Bufalo. Tutto l'ultimo triennio consalviano fu fortemente dominato nel campo economico-finanziario dal C. che realizzò un totale capovolgimento della politica economica liberistica dei predecessori. Infatti, preoccupato dei ristagno del commercio dei principali prodotti interni e dal disavanzo dello Stato, egli impostò una politica rigidamente protezionista, basata sul pesante aggravio delle tariffe doganali sulle importazioni e sulla esenzione delle esportazioni,. nella quale però prevaleva l'interesse per i semplici proventi doganali per il fisco rispetto all'obiettivo di sostenere e sviluppare la produzione nazionale. Fu appunto questa impostazione economica, in funzione esclusiva delle entrate e del bilancio, a determinare gli scontri che il C. ebbe con Nicola M. Nicolai, segretario della Congregazione economica, mentre l'irriducibile fiscalismo gli procurava la violenta ostilità di tutto il gruppo degli "zelanti" e anticonsalviani, capeggiati dal camerlengo B. Pacca.
Politicamente vicino ai moderati consalviani - benché anch'egli avesse criticato alcune misure del Consalvi, prima fra tutte il tentativo di sostituire i laici agli ecclesiastici nelle cariche amministrative - il C., dopo l'elezione di Leone XII (28 sett. 1823) e il conseguente allontanamento del Consalvi dalla segreteria di Stato., contro ogni previsione conservò il Tesorierato ma dovette accettare più volte decisioni papali che non condivideva, quali la proclamazione del giubileo per l'anno 1825 e soprattutto la concessione, a favore dei proprietari terrieri, dello sgravio di un quarto della tassa fondiaria, la dativa reale. Di fronte allo stravolgimento della sua politica finanziaria il C. rassegnò le dimissioni che furono respinte: il papa venne però sempre più accentrando nelle proprie mani le questioni finanziarie e il C., in pratica esautorato, vide declinare il suo peso polifico.
Tuttavia la carriera ecclesiastica e quella curiale non furono interrotte: nel febbraio 326 entrava a far parte della Congregazione di vigilanza preposta alla riforma, destinata a fallire, della pubblica amministrazione, e della Commissione dei sussidi incaricata di organizzare l'assistenza ai poveri in ogni rione di Roma; nel 1827 fu nominato abate di Farfa e di S. Salvatore maggiore. Finalmente il 2 ott. 1826 Leone XII lo creava cardinale riservandolo in pectore e pubblicandone la nomina il 15 dic. 1828. Ordinato diacono il 22 febbr. 1829, il nuovo papa Pio VIII gli assegnò il titolo di S. Maria in Portico e lo nominò membro di quattro fra le principali congregazioni; il 6 giugno 1829 fu ordinato sacerdote. Partecipò al conclave del febbraio 1829 C. poi, benché già molto malato, a quello del dicembre 1830-febbraio 1831 nel quale contribuì all'elezione di Gregorio XVI. Morì pochi giorni dopo, il 25 febbr. 1831, a Roma, lasciando gran parte delle sue sostanze alle opere assistenziali che aveva protetto o fondato, e fu sepolto nella chiesa di S. Caterina da Siena. I funerali furono celebrati, primi di un cardinale, nella chiesa del Gesù, di un Ordine cioè che gli era stato particolarmente caro.
Fonti e Bibl.: Esaurienti notizie sulla vita e l'attività del C. si trovano nella recente biografia redatta da N. Del Re, Il cardinale B. C. e il canonico A. Muccioli, Città del Vaticano 1980, a cui si rimanda per l'indicazione delle fonti docum. conservate nell'Arch. Segr. Vaticano, nella Bibl. Apost. Vaticana e nell'Arch. di Stato di Roma, e delle numerose lettere in possesso dell'Arch. romano Soc. Iesus e dell'Arch. gen. della Congregaz. dei miss. del Preziosissimo Sangue. Per la biografia si veda anche: Annuario Politico. statistico, topografico e commerciale del Dipartimento di Roma, Roma 1811, p. 76; 1812, p. 143; 1813, p. 147; 1814, p. 153; Diario di Roma, 9 marzo 1831; A. F. Artaud de Montor, Storia del pontefice Leone XII, Milano 1843, I, pp. 20-21, 63; II, p. 115; III, p. 187; E. Fabri Scarpellini, Ragguaglio storico del Pontificio Osservatorio astronomico di Roma...,Roma 1846, pp. 14 s., 50 ss.; D. Silvagni, La corte e la società rom. nei secc. XVIII e XIX, II, Roma 1883, pp. 764 ss.; G. A. Sala, Diario romano degli anni 1798-99, a cura di G. Cugnoni, II, Roma 1886, pp. 2, 19; P. Galletti, Mem. stor. intorno alla Provincia Romana della Compagnia di Gesù dall'anno 1814 all'anno 1914, I, Prato 1914, p. 29; S. De Angelis, Grate memorie del clero romano. Biografie, I, B. C., Roma 1929, pp. 3-5; M. De Camillis, Il card. B. C., in L'Osserv. romano, 27 luglio 1944. Sulla attività assistenziale del C. si veda anche: C. L. Morichini, Di G. Borgi mastro muratore, detto Tata Giovanni e del suo Ospizio per gli orfani abbandonati, Roma 1830, p. 14; S. Fazzini, L'Ospizio di Tata Giovanni dalla sua fondazione ad oggi. Roma 1932, pp. 49, 51, 53; A. Serafini, Pio IX, G. M. Mastai Ferretti..., I, Città del Vaticano, 1958, pp. 192-193 (sub nomine Castaldi); Lettere di s. Gaspare Del Bufalo, fondatore dei Missionari dei Preziosiss. Sangue, I, Roma 1968, pp. 14 ss.; N. Spezzati, Gaspare Del Bufalo nella restaurazione postnapoleonica, Roma 1974, pp. 104 ss., 153-157 e passim. Sulla sua attività econ. in qualità di tesoriere: A. Coppi, Annali d'Italia, VII, Lucca 1843, p. 356; A. Gemelli-S. Vismara, La riforma degli studi universitari negli Stati pontifici (1816-1824), Milano 1933, p. 300; M. Petrocchi, Note sulla ricostruz. finanziaria romana nell'epoca della Restaurazione. in Accad. e bibl. d'Italia, XVI (1941). 1, pp. 36-53; Id., La Restaurazione romana (1815-1823), Firenze 1943, pp. 9 s.; G. Forchielli, Un progetto di codice civile nel 1818 nello Stato Pontificio, in Scritti della Fac. giuridica di Bologna in onore di U. Borsi, Padova 1955, p. 17 (sub nomine Cristalli); F. Bonelli, Il commercio estero dello Stato pontificio nel sec. XIX, in Arch. econ. dell'Unificazione ital., s. 1, XI, 2, Roma 1961, pp. 24 ss.; R. Colapietra, Il diario Brunelli del Conclave del 1823, in Arch. stor. ital., CXX (1962), pp. 76, 87, 96, 134 n.; Id., Il diario Brunelli del Conclave del 1829, in Critica storica, I (1962), pp. 517, 538-541, 636-660; Id., La Chiesa tra Lamennais e Metternich, Brescia 1963, pp. 90 s. e ad Indicem; Id., La politica econ. della Restaurazione romana, Napoli 1966, pp. LXXX-C, e ad Indicem; M. Castracane Mombelli, Le fonti archiv. per la storia delle codificazioni pontificie (1816-1870), in Società e storia, VI(1974), pp. 850, 853; M. Caravale-A. Caracciolo, Lo Stato pontificio da Martino V a Pio IX, Torino 1978, pp. 593, 601, 604; G. Moroni, Dizion. di erudizione stor.-eccles., XVIII, pp. 195 ss.; N. Rosi, Dizion. del Risorgimento, II, p. 786; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, VII, Patavii 1968, p. 21.