BELIAL (ebraico Bĕliyya‛al; gr. Βελίαλ, Βελίαρ)
Nome ebraico il cui significato approssimativo è "inutile, niente di buono", quindi anche "dannoso, malvagio"; soprattutto nella frase figli di B. "malfattori". Secondo alcuni il nome sarebbe un astratto di questi concetti; altri invece sostengono che esso sia un appellativo concreto, che spesso veniva praticamente personalizzato. Difatti, secondo quest'ultima accezione, non di rado si trova il nome semplicemente trascritto in antiche versioni (Teodozione, Vulgata, ecc.). E poi certamente usato in senso personale in II Corinzî, VI, 15, e di qui ha preso l'accezione, comune nel Medioevo di "demonio". Ivi tuttavia, nei migliori codici del greco e delle antiche versioni, appare sotto la forma di Beliar (con r finale invece di l), la quale può essere o un errore di amanuense ovvero effetto di dissimilazione consonantica. L'etimologia del nome è dubbia: delle due parti ond'esso è composto, la prima, belī, è indubbiamente la particella negativa ebraica "non, mancanza di"; la seconda ya‛αλ è invece oscura: il collegarla con la radice Y‛L, che nella forma hiphil significa "giovare, essere utile", non è che un'ipotesi, quantunque diffusa.
Bibl.: Vedi A. E. Garvie, Belial, in Dictionary of the Bible del Hastings, I, 268-269; T. K. Cheyne, in Encyclopaedia Biblica, Londra 1899, col. 525; P. Joüon, Belial, in Biblica, 1924, pp. 178-183.